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Fiat-Melfi: la vergogna dopo la protesta

Durava già da alcuni giorni la protesta dei lavoratori della Fiat Sata di Melfi.

Oggi è stata interrotta dall’intervento diretto della polizia.
I manifestanti che bloccavano l’accesso principale dell’area industriale di Melfi sono stati caricati dalle forze dell’ordine e negli scontri sono rimasti feriti dieci operai e tre poliziotti. La Fiom è intervenuta accusando l’intervento militare: “Una vergogna”. Una protesta definita come: “Battaglia per difendere, salvaguardare i diritti fondamentali per una sana dignità lavorativa”. La Fiat a Melfi “non rispetta il contratto di lavoro ed i lavoratori si sono stancati e sono scesi in lotta”.

E’ quanto ha affermato lo Slai Cobas e Alternativa Sindacale per contestare il comportamento della Fiat accusata di “far andare gli operai a lavorare e dopo due ore li manda fuori senza assicurare la cassa-integrazione.”

La realtà industriale della componentistica dell’Indotto Acm della Sata Fiat di Melfi con gli oltre 3.000 occupati nelle 23 aziende metalmeccaniche sta attraversando una situazione complicatissima legata all’andamento produttivo della Fiat Auto. La Fiom Cgil del potentino già dalla scorsa settimana ha indetto uno sciopero per contestare la decisione della Lear, azienda che opera nell’indotto dell’auto, di non estendere ai 630 lavoratori dello stabilimento di Melfi aumenti salariali già concessi ai lavoratori d’altri stabilimenti della società. “L’aumento salariale – si legge in una nota della Fiom – sarà erogato a tutti i lavoratori della Lear di Grugliasco, Caivano e Termini Imprese. Viste le mancate risposte dell’azienda in merito alle questioni del salario e delle condizioni di lavoro lo sciopero è divampato seguendo varie direzioni.

Durante i primi giorni di protesta cento camion hanno bloccato l’interno e l’esterno dell’area industriale di Melfi. Il blocco lavorativo ha condizionato anche lo stabilimento di Mirafiori che ha dovuto rassegnarsi e chiudere anch’essa i battenti. Un gruppo d’alcune decine di lavoratori dell’entroterra della provincia di Matera ha diffuso una nota in cui ha espresso la sua contrarietà ai blocchi stradali attuati da altri lavoratori che hanno impedito di accedere allo stabilimento per prendere servizio.

Dice un gruppo di operai di Tricarico (Mt) – non riusciamo a capire la ragione di questi blocchi poiché ognuno ci fornisce spiegazioni diverse. Quello che invece capiamo è che stiamo perdendo salario inutilmente. Quanto sta accadendo – ha dichiarato in questi giorni Navazio, sindaco di Melfi – evidenza il persistere purtroppo di posizioni radicali della FIOm-CGIL già dimostrate anche in occasione della presenza dei lavoratori di Termini Imprese a Melfi. La mia solidarietà a quei lavoratori, la maggioranza che sta perdendo parte del loro salario a quei tanti lavoratori che vedono calpestati il loro diritto al lavoro dai soprusi di pochi.

Per i contrari a queste forme di protesta è arrivata finalmente la polizia a fare sarcasticamente un po’ di maldestra “pulizia”.

La carica è arrivata dopo che le forze dell’ordine avevano intimato ai lavoratori di consentire il passaggio degli autobus, scortati dalla polizia, con a bordo gli operai che invece intendevano varcare i cancelli. Successivamente, gli agenti hanno cercato di spostare fisicamente, uno ad uno, i manifestanti che restavano seduti facendo resistenza passiva. Il primo ad essere stato spostato è stato il segretario della Fiom del potentino Giuseppe Cillis.

Dopo le cariche, la prefettura di Potenza ha dichiarato in una nota che “le operazioni di recupero delle condizioni di agibilità della via di accesso agli stabilimenti Fiat di Melfi continueranno nelle prossime ore fino al ripristino dello stato di legalità, a garanzia del diritto di riprendere l’attività lavorativa da parte di chi non voglia astenersene”.
E per quanto riguarda i fatti di stamattina ha parlato di “qualche leggera carica” per vincere la “dura resistenza di centinaia di dimostranti”.

Durissime invece sono le parole con cui è intervenuta la Fiom. Questo è quanto ha espresso il segretario Gianni Rinaldini : “La polizia ha fatto un atto di servilismo nei confronti della Fiat ed è stata filo-diretta dall’azienda.
Così qui è successo un fatto vergognoso, picchiando lavoratori che protestavano pacificamente le loro ragioni”.
Numerose sono le polemiche che si sono sollevate intorno ai fatti di Melfi numerosi anche gli interventi delle istituzioni e personalità politiche per trovare soluzioni punti d’incontro con l’azienda torinese. Si possono a questo punto definire con ordine alcuni passaggi fondamentali che hanno contraddistinto una settimana di tensione in “Casa Fiat”.

Importante per la Basilicata è stata una recente dichiarazione del presidente della regione Filippo Bubbico: “La Regione Basilicata chiederà al Governo di convocare in tempi rapidi un tavolo di confronto con la Fiat e le parti sociali al fine di avere un quadro chiaro della situazione dello stabilimento di Melfi e concordare insieme una serie di iniziative volte a rafforzare il distretto dell’auto in Basilicata, nell’ambito di politiche industriali capaci di rispondere in modo adeguato alla crisi del mercato”.

E così è avvenuto venerdì 23. I sindacati che non hanno partecipano ai blocchi davanti alla Sata di San Nicola di Melfi hanno incontrato la dirigenza della Fiat di Roma.
Fim, Uilm e Fismc sono stati convocati venerdì pomeriggio; avevano chiesto un incontro con l’azienda per fare chiarezza sui problemi dei vari stabilimenti senza tuttavia estendere l’invito alla Fiom che – al contrario delle altre tre sigle sindacali – ha appoggiato il blocco dei cancelli deciso dai lavoratori di Melfi.

Poco dopo l’incontro, Fim, Uilm e Fismc hanno tuttavia esortato al Fiat a chiamare al tavolo anche i metal meccanici della CGIL: “A patto però che cessino i blocchi ai cancelli di Melfi”, hanno precisato i tre sindacati. Per dare tempo alla Fiom di presentarsi, l’incontro in corso nella sede romana della FIAT è stato sospeso e aggiornato alle 21 della sera stessa. Dopo una lunga consultazione interna la Fiom – che sollecitava una trattativa a livello di stabilimento – ha deciso di partecipare all’iniziativa nazionale con il suo rappresentante per il settore auto, Lello Raffo. Quest’ultimo dopo aver confermato la manifestazione di protesta che si è tenuta nell’area industriale di Melfi il sabato successivo ha dichiarato che la Fiom è disponibile a rivedere la tipologia delle forme di lotta a Melfi ma, solo alla luce delle eventuali aperture della Fiat su orario e salario nell’ambito di una trattativa certa.

I temi dei confronti proseguiti fino a tarda notte sono stati sostanzialmente tre. Il più urgente ad essere stato indicizzato è stato naturalmente il caso di Melfi. Qui i lavoratori hanno chiesto: l’eliminazione della “doppia battuta”, cioè della ripetizione per due settimane consecutive del turno di lavoro di notte; l’equiparazione normativa e salariale dei lavoratori della Fiat di Melfi e delle aziende dell’indotto ai contratti applicati nel gruppo FIAt Auto e in quelli delle aziende dell’indotto con altri stabilimenti e infine la cessazione dei provvedimenti disciplinari.

Non sembra possibile, in questi giorni lo stabilimento di Melfi ha dimostrato quanto la sua produzione possa dettare i ritmi ad un’azienda che vanta il suo nome in tutto il mondo. E’ il Sud a dettare i ritmi e se il sud si ferma si produce un danno gravissimo e si avvantaggia la concorrenza. In questi giorni 12 mila auto non sono state prodotte.

L’augurio finale? Risponde Bubbico: “Ci auguriamo che il Governo nazionale voglia assecondare lo sforzo delle istituzioni della Basilicata per salvaguardare le migliori condizioni e prospettive della modernizzazione industriale, in quel quadro di qualità e sostenibilità dello sviluppo e in quel clima costruttivo delle relazioni sociali, che hanno consentito di affrontare e superare positivamente anche i passaggi più drammatici della vicenda economica e sociale regionale”