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Spettacolo su Passannante

Lo spettacolo debutta il 20 aprile al 2 maggio 2004 presso
il Teatro dell?Orologio di Roma, sala grande, alle ore 22.30

diretto da Ulderico Pesce

STORIA DI GIOVANNI PASSANNANTE

Giovanni Passannante, cuoco lucano nato a Salvia (PZ).
Il 17 novembre 1878, a Napoli, con un coltellino di poco conto, attenta – in nome della “Repubblica universale” – a Umberto I, re d’Italia, che riporta una piccola ferita. L’attentatore, che qualche ora prima, ha venduto al mercato dei panni vecchi la giacca per poter acquistare il coltello, viene subito arrestato e torturato perché sveli un’inesistente congiura. Scatta in tutto il paese la repressione, ma molti esprimono solidarietà al giovane gridando “Viva Passannante”. Giovanni Pascoli compone “Ode a Passannante” e viene arrestato.

Il paese che ha dato i natali all’anarchico deve chiedere scusa al re e deve cambiare denominazione: così Salvia diventa Savoia di Lucania, nome che conserva ancora oggi, ad oltre mezzo secolo dalla caduta della monarchia. Figlio di contadini nullatenenti, da solo ha imparato a leggere e a scrivere. Passannante, repubblicano, anarchico e internazionalista con venature religiose, sorpreso a leggere i giornali ?rossi? del tempo, attività ritenuta sovversiva e pericolosa, viene licenziato dal lavoro.

Nel 1870, trovato di notte ad affiggere dei proclami repubblicani per una rivolta popolare scoppiata in Calabria, viene arrestato a Salerno, dove gestiva un’osteria, nella quale si mangiava per lo più gratuitamente. Dopo l?attentato al re, processato, viene condannato a morte per avere avuto l?intenzione di ferire Umberto I. Riconosciuta la mostruosità giudiziaria, la pena viene convertita all’ergastolo e così l?anarchico lucano viene rinchiuso nel penitenziario di Portoferraio, sull?isola d?Elba, in una torre che da allora ha assunto la denominazione: ?Torre Passannante?.

Le condizioni di prigionia sono disumane: nel buio totale, incatenato ad una catena di 18 kg., in una cella sotto il livello del mare, costretto a cibarsi dei propri escrementi. Si ammala di tenia, una malattia che colpisce l?intestino con una serie di vermi parassiti che si fissano alla parete intestinale. Questi vermi solitari possono essere lunghi fino a sette metri e addirittura possono arrivare a dodici metri, riducendo l?uomo ad una larva provocando dolori addominali tremendi.

Passannante nei primi due anni viene imprigionato in una cella al di sotto del livello del mare completamente al buio e si ammala di scorbuto. Gli cadono tutti i peli del corpo, le palpebre si rovesciano sugli occhi, le guance si vuotano. Quando viene condotto nella cella al piano superiore è una larva umana. Dopo dodici anni di isolamento viene condotto, di notte e in gran segreto, nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino dove muore nel 1910.
Anche i suoi familiari vengono “perseguitati” e rinchiusi in manicomio nonostante nessuno della famiglia abbia mai avuto problemi psichici.

Note di regia:
?Chi non conosce la storia di Antigone?
Antigone va a seppellire il corpo del fratello morto che, secondo la legge emanata da Creonte, ?deve rimanere insepolto, dilaniato dai cani e dai corvi?. Antigone contro l?arroganza dell?uomo si appella alla legge eterna, non scritta, del diritto alla sepoltura.

Oggi credo di comprendere meglio il gesto di Antigone perché ho conosciuto la storia di Giovanni Passannante. Anche i suoi resti, come quelli del fratello di Antigone, vanno sepolti. Anche il suo cervello e il suo cranio, attendono dal lontano 1910 una mano amica che li seppellisca. Quei resti che non sono rimasti sulla strada, dilaniati dai cani, ma in un museo, dilaniati da occhi indiscreti. La legge che li vuole in quella triste bacheca è una legge dello Stato. Quella legge che si poggia sulle teorie fantasiose di un medico, il Lombroso, che riteneva possibile l?esistenza del ?criminale per nascita?. Per Lombroso tutti gli esseri umani nel cui cranio era presente la fossetta occipitale mediana, nascevano criminali. Con questa storiellina lo Stato negli ultimi quaranta anni del 1800 perseguitò il dissenso politico della gente meridionale che chiedeva lavoro, strade, ospedali, scuole, igiene e diritti. Con la storia della ?fossetta? furono uccisi uomini che lottavano contro la miseria e le ingiustizie.

Anche Passannate aveva questa fossetta. L?uomo che con una lama di quattro dita voleva uccidere il re Umberto I. Allo Stato Italiano non bastò internare in manicomio la madre e i fratelli di Passannante. Non bastò rinchiudere l?anarchico in una cella buia sotto il livello del mare sull?isola d?Elba dove si ammalò, e dove cominciò a cibarsi dei propri escrementi. Non soddisfatto, lo Stato, continuò a inveire sul suo corpo anche dopo la morte avvenuta nel 1910.

Al cadavere di Passannante fu tagliata la testa. Il cranio e il cervello esposti nel museo criminologico di Roma dove ancora adesso possono essere ?ammirati? pagando 2 euro.
Ritengo che questo nostro lavoro possa avere un senso solo se riesce a riportare nella sua terra il cervello e il cranio di Giovanni Passannante per la sepoltura.?


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