L’arte incontra il sociale. Oltre cinquanta artisti, più di trenta le opere esposte. Una nuova estetica legata alla magia dell’immagine che sposa la solidarietà e quindi la vita. Tutto questo in uno scenario alquanto surreale nella mitica città dei sassi?
Palazzo Lanfranchi diventa, a partire dal 3 aprile, contenitore ideale di esperienze di vita comunitaria e d’arte, divenendo sinonimo di solidarietà e giustizia verso chi è colpito da sindrome di Down. L’iniziativa, promossa dall’A.I.P.D., (Associazione Italiana Persone Down onlus), e dal Comune di Matera, vede il coinvolgimento di artisti lucani che sono presenti con alcune delle loro opere maggiori; un’opera di ciascun artista sarà messa in vendita per contribuire alla raccolta fondi a sostegno dell’A.I.P.D. Gli artisti che hanno presentato prodotti diversi quali tele, foto, immagini digitali, e sculture, sono la diretta emanazione di un mondo che rappresenta e riguarda se stesso. Il visitatore viene così colpito dal flusso delle immagini, dove l’emorragia di figure che lo avvolge e diviene “forma estrema di disincanto della vita, oggetto di contemplazione, di raccapriccio e di desiderio perverso” come afferma Jean Baudrillard, sociologico e massmediologico transalpino.
Sono fotogrammi di paesaggio lucano i primi ad accoglierci, interrotti dagli sguardi intensi di personaggi anonimi che l’artista, Michele Morelli vuole bloccare, focalizzando l’attenzione su due età diverse, due tempi diversi: la giovinezza e la vecchiaia. Il Bianco/nero delle danzatrici di Pino Schiuma, invece, stride nettamente con i blu intensi degli orizzonti di Michele Di Lecce, il quale ci catapulta dentro l’immagine a ricercare confronti e raffronti con le bellissime atmosfere lucane. Sperimentazioni astratte, fondate sull’uso della materia, degli assemblaggi e delle trasformazioni a fiamma, si sprigionano, invece, nelle opere di Salvare Sebaste che con una gestualità matura e con mappe cromatiche registra differenti livelli emotivi attraverso strati, segni, asperità, innesti, sapientemente composti: segni che mutano e si confondono divenendo un tutt’uno con l’opera. Plastica, tridimensionalità, vortici, avvolgimenti, si delineano nei tratti pittorici di Nicola Lisanti che propone forme nuove, vicine alle visioni del mondo contemporaneo dove “la tensione artistica bandisce ogni sorta di sentimentalismo per dare spazio alla ricreazione di forme e di colori in una dimensione puramente pittorica. Sulla tela rivive una fantasmagoria di colori nelle più imprevedibili variazioni, e il colore diventa insieme massa energetica e mezzo per l’indagine della realtà” come sottolinea Giustina Coda, docente di storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Bari.
“Nessuna linea è casuale nessun colore che non corrisponda ad un particolare stato d’animo?Lavorare con l’acqua e i pigmenti ha per me un valore “terapeutico”. La gestualità e l’odore della carta mi trasportano in un mondo diverso, colmo di verde, oltremare e cieli delle mie infanzie (perché per mia fortuna di infanzie ne ho trascorse e spero di trascorrerne ancora molte)?” queste le parole dell’artista Pino Oliva, autore di uno splendido acquerello Rosso di sera, nel quale l’ aria mite e spensierata di cui parla viene proiettata nel suo omino volante, dove emerge fortemente la stretta connessione tra l’uomo e la natura. L’espressione di radicalità alla terra d’appartenenza costituisce un collante per molte delle opere presenti in mostra, come negli evanescenti acquerelli di Toni Montemurro o nell’impatto cromatico di Autunno Lucano, dell’artista Pasquale Colle, dove l’artista con corpose macchie di colore dalle calde tonalità cromatiche definisce un luogo – non luogo, dall’ambientazione facilmente riconoscibile, quale può essere un paesaggio arboreo, ma che finisce col perdersi in un nello spazio e nel tempo. Il calore, l’evanescenza delle forme e la loro scomposizione filtrano attraverso linguaggi artistici diversi, riscontrabile nelle torsioni lignee delle sculture di Damiano Latorre e nell’anatomia sezionata di Franco Mestria.
Gli artisti citati sono solo alcuni dei protagonisti che hanno contribuito a questa nobile causa, convinti che l’arte con le sue mille espressioni, prodotto dell’individualità umana possa, attraverso la poesia che si condensa nell’immagine, salvare dal cinismo e dall’indifferenza del vivere quotidiano. Aspetto negativo della collettiva consiste nell’assenza di etichette descrittive che rendono difficile la lettura dell’opera e del suo esecutore, aspetto questo non trascurabile poichè potrebbe generare nel visitatore confusione e incertezza nell’identificazione.
Collettiva di pittura, scultura, grafica e fotografia
dal 3 aprile 2004 al 15 aprile 2003
Spazio espositivo:
Palazzo Lanfranchi, 75100 – Matera
Tel. 0835/333730
Orari: 9-13/16-19 (lunedì chiuso)
Ingresso gratuito