Per presentare correttamente il Museo Archeologico di Metaponto è necessario sottolineare che tale territorio fu colonia greca di grande importanza; esemplificazione di tale affermazione è il ricordo che in tale giurisdizione vi soggiornò Pitagora, l?insigne matematico e filosofo del Vi secolo a.C. La ricchezza dei reperti rinvenuti nel territorio, splendidamente affacciato sullo Jonio, è offerta dalla visita attraverso gli scavi archeologici e l?importante museo locale. Le più insigne e prestigiose opere conservate sono le cosiddette Tavole Palatine, ovvero le quindici colonne doriche di un tempio di cui sono rimaste solo le colonne, appunto, e il basamento. Nel Museo Archeologico Nazionale di Metaponto si dipana un cammino culturale costituito da quattro sale contenenti reperti dalle città magnogreche, dalla necropoli e dai santuari limitrofi. Nelle diverse sezioni è evidenziabile un filo conduttore dedicato alla presenza indigena dell?età protostorica, alla colonizzazione greca del VIII-VII sec. a.C., ai rapporti dei greci con le popolazioni indigene e alla romanizzazione della zona nel III sec. a.C.
Grazie alla presenza di reperti d?importazione di fabbricazione locale è possibile constatare che nel periodo dell?età del Bronzo le popolazioni autoctone ebbero rapporti socio-economici con la civiltà micenea. Seguì, nello sviluppo dell?età del Ferro, un graduale avanzamento della comunità indigena degli Entri; ciò avvenne a causa dell?affermazione dell?élite aristocratica, classe sociale in grado di accumulare ingenti quantità di ricchezze, di cui si ha testimonianza dai corredi funerari rinvenuti. Tali testimonianze sono costituite principalmente da oggetti bronzei di ornamento personale di alta qualità (fibule a spirale, a disco e a occhiali, armille a serpente, pettorali, armi) affiancati da collane in ambra e pasta vitrea e oggetti in avorio che attestano fiorenti scambi commerciali.
La colonizzazione greca è ampiamente tratteggiata dai reperti provenienti dal santuario dell?Incoronata; a esplicazione di tale affermazioni vi è la presenza di una coppa mediogeometrica con decorazioni a chevrons, d?importazione greca, ceramica corinzia e di una tazza nella quale è presente l?iscrizione “Pyrrho olpe”, fabbricata tramite la lavorazione di ceramica ionica decorata a stambecchi. Nella metà del VII sec. a.C. avvenne la distruzione del sito dell?Incoronata da parte degli achei che fondarono una colonia a Metaponto come avamposto contro Taranto; successivamente crearono una serie di fattorie nell?interno per controllare il territorio adiacente gli insediamenti Enotri.
Lo splendore della colonia raggiunse l?apogeo nel VI-V sec. a.C., grazie al rinvenimento di reperti presenti nei tre templi cittadini, formati da materiale votivo fittile, terrecotte di tradizione dedalica, ceramica a vernice nera arcaica, un bronzetto arcaico di kriophoros, frammenti di decorazione architettonica raffiguranti una fanciulla con panneggio dipinto, un arciere in calcare dal tempio di Apollo ed altri.
Dai quartieri dei ceramisti sono stati rinvenuti interessanti scarti di lavorazione, come l?hydria a figure rosse del pittore di Dolone, degli inizi del IV sec., deformata da una cottura mal riuscita, distanziatori, frammenti di ceramica a figure nere e rosse.
Una sala specifica è dedicata al materiale del santuario di San Biagio alla Venella, delineato da frammenti architettonici del tempio, terrecotte votive caratteristiche per la loro forma tubolare simile alle statue in legno dette xoana, raffiguranti divinità femminili della natura e bruciaprofumi, caratteristici anch?essi di questo santuario e risalenti al VII-VI sec. a.C. Infine l?occupazione romana del III sec. a.C. è confermata dalle ceramiche grigie ellenistiche, da quelle sigillate romane e africane e da quelle tardoimperiali prodotte in Asia Minore.