La singolare poetessa lucana s?inserisce nel movimento letterario che caratterizza l?ultimo decennio del Seicento e si protrae fino al Settecento: l?Arcadia (il nome deriva dalla mitica regione della Grecia abitata da contadini e pastori, simbolo della felicità naturale, semplice, sana e serena). La tendenza idillica e bucolica è presente nella letteratura greca con Teocrito, Mosco, Bione e nella letteratura latina con Virgilio e Tibullo.
L?Accademia arcadica, sin dal suo nascere, si propone due finalità ben precise:
– sterminare ed estirpare il ?cattivo uso barocco?
– ritornare alla semplicità, spontaneità e naturalezza della poesia.
Tali finalità vengono raggiunte solo in parte poiché s?incappa nell?errore contrario al barocco stesso: a parole altisonanti si contrappongono varietà lessicali artefatte e poco genuine.
Le origini della poesia fiorita sotto il patrocinio dell?Accademia vanno ricercate nell?ambito della stessa letteratura caratterizzante il Seicento quando in funzione antimarinista sorge una corrente che dinanzi al gusto barocco si propone di creare una poesia più semplice, d?ispirazione idillico-sentimentale contraddistinta dalla brevità dei versi e dalla musicalità della parola; in tale filone si distingue principalmente lo scrittore Gabriello Chiabrera (1552-1638).
Aurora Sanseverino nasce a Grumento Nova nel 1669 e all?età di sedici anni entra a far parte dell?Accademia arcadica condividendone il progetto letterario.Appartenendo ad una ricca e nobile famiglia, respira costantemente quell?aria culturale che la spinge ad accostarsi all?arte poetica. Ci rimangono, purtroppo, solo pochi componimenti, quasi tutti incentrati sul tema dell?amore.Fortemente ricorrente nei suoi versi è la solitudine; la donna immagina di scappare via dalla città e trovare un riparo tra i boschi per dare sfogo liberamente al dolore derivante dalle sue pene d?amore.
Dove e come consolarsi?
Ciò che risulta peculiare nella produzione poetica della donna lucana è il mancato richiamo alla situazione storico-politica del tempo segnata da uomini illustri:Galilei, Copernico, Newton.La poetessa si presenta come donna ?sui generis?; non ritroviamo versi carichi di mollezza, eccessivamente artificiosi e sdolcinati come si può ben riscontrare nelle poesie dedicate al marito lontano:
?Vivi lontan, ch?io ti sarò vicino
se non con gli occhi, almen col core al fianco
se a languir mi condanna il mio destino?
?cenere amante io serberò giù fino l?incendio tuo,
che d?abbracciar mai stanco
e finchè verrai l?alme ambe ad unirsi
Lucinda tua, ti raccomando, o Tirsi?
L?Arcadia sostanzialmente non rappresenta una forte innovazione nel panorama letterario; passando dall?eccessivo formalismo del Seicento all?eccesso opposto della semplicità e primitività del mondo idillico-pastorale, essa rivela la stessa povertà spirituale seicentesca, la medesima assenza di forti e convinti ideali umani, religiosi, politici e sociali.
L?Accademia non esprime altro che la chiusura di una società aristocratica, raffinata e completamente sorda a quell?ansia di rinnovamento tanto acclamata volta ad abbattere ancora le vecchie strutture semifeudali della società del Settecento.