La quiete dopo la tempesta. Placati gli animi anche per questo secondo scampato pericolo, si assiste alle code del dopo-Rapolla.
Alle dichiarazioni, immancabili, di tutti i gruppi politici si alternano polemiche e il solito voler attribuirsi la paternità di un successo.

Indubbiamente la lotta intrapresa dagli abitanti del Vulture è stata giusta e doverosa, la solidarietà dei lucani non è mancata nemmeno questa volta ed il Governo ha perso di nuovo la faccia per aver voluto di nuovo imporre qualcosa di oggettivamente improponibile.

Facciamo decantare anche questo ennesimo successo del popolo lucano ma apprestiamoci a fare delle doverose riflessioni.
L?aver ottenuto lo spostamento dell?elettrodotto, essere riusciti a scansare le scorie, essersi esaltati per una unita regionale smarrita, l?aver ritrovato un?identità perduta, l?aver individuato nel governatore il leader indiscusso, colui che ha saputo difendere i suoi amministrati, l?aver ricevuto la solidarietà e l?ammirazione da tutte le parti non ci deve far dimenticare le condizioni di vita che gran parte dei lucani è costretta a ?subire?.

La stampa ha consumato fiumi d?inchiostro per la vittoria di tutti i lucani, questi avvenimenti hanno oscurato però la realtà, la drammatica realtà che tante famiglie sono costrette a vivere o, per meglio dire, a subire.

Paesi e contrade continuano a svuotarsi, si perdono abitanti e servizi, migliaia di giovani stanchi di aspettare un lavoro che tarda ad arrivare, ripercorrono le strade dei loro avi in cerca di fortuna così avara nella propria terra.

L?economia lucana vive uno dei suoi momenti più bui, si svuotano le poche fabbriche, le campagne già si erano svuotate. Il disastro idrogeologico poco o per nulla contrastato contribuisce ad aggravare le oggettive condizioni di vita nelle aree interne.
L?atavico isolamento permane e si aggrava, strade e ferrovie rimangono nel cassetto dei sogni.

Una delle poche risorse che si potrebbe sfruttare per creare occupazione, l?ambiente, viene violentato in ogni angolo: petrolio, discariche, inceneritori e quant?altro stanno trasformando la Lucania verde in una pattumiera. La criminalità rialza la testa, l?usura non viene sradicata, i lucani si riscoprono sempre più poveri.

In questo panorama non certo idilliaco la politica non riesce ad essere incisiva, nei palazzi del potere si sprecano occasioni per omologare la Basilicata al resto dell?Italia.
Il governo nazionale ha deluso le aspettative di quelli che hanno creduto che il liberalismo berlusconiano potesse risollevare le sorti dei lucani, il governo regionale di centrosinistra non ha inciso più di tanto e il riconoscimento della Comunità Europea per la capacità di spesa dei fiumi di fondi comunitari è una beffa perché non si comprende a cosa ed a hi sono serviti questo mare di denaro.

Importanti appuntamenti sono alle porte, l?approvazione dello Statuto della Regione e le elezioni amministrative.
Il varo dello Statuto è al vaglio, oltre che della competente Commissione Consiliare, delle Istituzioni, della cosiddetta società civile, dei sindacati e non mancano le polemiche per la proposta di aumentare il numero dei consiglieri e degli assessori. La gente non ha mai metabolizzato l?aumento che i consiglieri regionali si sono dati e dai più ritenuto inopportuno, ed appare improponibile aumentare il numero dei consiglieri, 30 bastano e avanzano in una regione che conta sempre meno abitanti non si può, per la legge del contrappasso, aumentare il numero di chi ci governa.

La campagna elettorale per il rinnovo delle Amministrazioni Provinciali e di molti comuni, fra cui il capoluogo di regione, cominciata da mesi in sordina, ci regalerà vagonate di demagogia, ci proporrà personaggi improponibili, professionisti della politica ci imboniranno, il teatrino della politica riaprirà il sipario, spero che in tanti abbiano la capacità di sapersi scegliere i meno peggio.

Alla luce di tutto ciò è bene smettere immediatamente di festeggiare le vittorie ottenute dai lucani e pensare seriamente ad un futuro che non appare roseo come qualcuno da Roma vuol farci intendere e non è il catastrofismo palesato da qualcun?altro a dirlo, è la dura realtà che tutti, con obiettività, toccano con mano.

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