Agli albori della civiltà lucana, ingentilita dal trasferimento di miti, credenze, abitanti e nuovi riti religiosi, provenienti dalla madrepatria ellenica, il ruolo dell?acqua, già preponderante, assume una posizione ancor più preminente. Tale situazione è documentabile attraverso reperti, siti archeologici e ricostruzioni storiche. La simbiosi di codeste ricerche permette di ricostruire sia gli oggetti ritrovati, che gli utilizzi degli stessi. Elemento fondamentale, risultato dei predetti studi è l?utilizzo dell?acqua, quel bene di cui Pindaro (Olimpiche, I, 1, V sec. a.C.) diceva: «Il bene più prezioso è l?acqua», quale mezzo indispensabile alla vita, indissolubilmente associato alla purezza, alla salvezza escatologica delle anime, realizzata attraverso i riti funebri oppure mediante gli oboli idrici versati per placare o ingraziarsi le volubili divinità pre-cristiane elleniche o italiche.

Il sito religioso edificato nella piana di Metaponto nel VI secolo a.C. era caratterizzato dal santuario di Apollo Licio, presso cui le popolazioni si recavano per venerare la divinità. Per fare ciò utilizzavano delle argos lithos, delle anfore votive. Probabilmente sono delle figure giovanili ad adoperarle, come quella rappresentata attraverso la statuetta di marmo bianco, che raffigura il torso di un kouros (giovane). A Metaponto era venerata anche Artemide, immortalata in varie effigie, presso un santuario urbano, realizzato come un geison con decorazioni a rilievo e gocciolatoi a protome leonina.
A Garaguso il pantheon è ubicato nella valle scavata dai fiumi Basento e Covone-Salandrella. Presso tale sito sono stati rinvenuti vasi attici, verniciati di nero, fibule in bronzo, phiale mesomphalos (vasi per libagioni), che contenevano gli oboli per le divinità, in particolar modo Dioniso o Demetra, riproposti in pinakes (rilievi) o statuette.

A Timmari fu edificata un?area sacra nei pressi del fiume Bradano, tra il VI-IV sec. a.C. Nella zona sono stati rinvenuti sia reperti cultuali che condotte idriche, specialmente embrici e tubi fittili, in quanto l?acqua era una risorsa fondamentale, da utilizzare durante le liturgie. Tra gli elementi sacri raffigurati sono stati ritrovati dei busti di Afrodite tra due Eroti (semidei), delle statuette di Persefone, affinché ella possa proteggere la salute e la natura feconda, dei busti di Artemide, dea agreste, che cura campi e armenti. Il sacro, nel senso di credenze e venerazioni delle divinità, indissolubilmente si lega con la vita quotidiana degli individui. Per questo motivo sono presenti sia oggetti in bronzo oppure collane di cristallo di rocca od onice, appartenenti ai gruppi dominanti, ma anche zappe e suppellettili in legno utilizzati degli individui lavoratori.

A San Chirico sorse un?area sacra con sacello quadrangolare in una vallata ove confluivano i tratturi dell?intera zona, erano presenti delle sorgenti d?acqua e la vegetazione era folta. I culti vedevano come protagoniste Afrodite, Demetra e Artemide. Quest?ultima, inoltre, proteggeva grazie alle facoltà benefiche dell?acqua. Sono, in effetti, state ritrovate delle loutheria (coppe per abluzioni) utilizzate per purificare l?acqua, ma anche statue di divinità, in particolar modo la testa di Artemide, cinta da un copricapo leonino.

Armento ospita un santuario sito nella Val d?Agri, nel punto in cui i tratturi della transumanza confluiscono e si scorge anche una sorgente. Sono stati rinvenuti un sacello, un pavimento, delle scale che giungono fino alla cisterna che raccoglieva le acque della sorgente, captate da una condotta sotterranea fino a un bacino lustrale. Esistevano anche sale per banchetti, bothroi (vasche interrate) con pareti color porpora. Per quanto riguarda le divinità sono stati ritrovati busti, statuette o raffigurazioni di Eracle che utilizza attrezzi per attività atletiche (clave, faretre, strigile, aryballos?) e poi arnesi per la caccia (frecce, faretre, ?). Le raffigurazioni di Dioniso, impresse sulle otri, mostrano che anche tale divinità era venerata, insieme a Persefone, che sancisce la vita e la morte rurale.

A Rossano di Vaglio sono stati rinvenuti dei resti di un antico santuario. Erano presenti scale, antefisse gorgoniche e pavimenti in pietra, fontane e grondaie leonine, e altari, blocchi di arenaria, in cui sono scavate le lettere di antiche iscrizioni greche, ornamenti aurei e attrezzature belliche (resti di carri, schinieri, morsi di cavalli). Nel pantheon erano venerati Giove, Giunone, Venere, Mamert, il novello Marte, Mefite, la dea dell?acqua terapeutica e Nereide, la ninfa dell?acqua, raffigurata al galoppo di un vigoroso delfino.

Chiaromonte ospita, nella valle del fiume Sinni, dei depositi votivi in fosse rivestite di ciottoli e tegole, recintati da un muro arcaicocce che delinea l?area cultuale. Sono state rinvenute statue delle divinità, elementi degli antichi cavalieri, le armi e dei simposi, ossia crateri di varia forma. La particolarità risiede nell?aver ritrovato anche degli elementi medici, risalenti alla tradizione di Asclepio, cioè terrecotte su cui sono raffigurati animali o resti anatomici.

Tale excursus mostra come l?acqua secoli addietro era fondamentale per la vita, tanto che gli stanziamenti umani sorgevano proprio dove si ritrovavano i giacimenti acquiferi. L?oro blu era fondamentale anche per i riti antropologici, sacri, al fine di salvare le anime degli uomini dal deperimento perenne e per ingraziarsi le volubili divinità, evitando di subire la loro funesta ira. Già gli antichi avevano scoperto l?importanza dell?acqua, i moderni, più antichi degli antichi per conoscenze e tecnologie, dovrebbero ricordare le scoperte e i valori dei remoti padri nella quotidiana esistenza.

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