Domenica 7 marzo, nel Teatro Principe di Piemonte a Potenza, ha avuto luogo la terza e ultima giornata dell?Arezzo Wave di Basilicata, nel corso della quale si sono esibite le tre band finaliste. La giuria nel corso della serata ha assistito nuovamente alla performance dei complessi ammessi alla finale e ha individuato l?unico gruppo lucano ammesso alla manifestazione nazionale. I tre complessi hanno diritto a partecipare al Pollino Music festival 2004, spettacolo canoro che sarà realizzato dal 30 luglio al 1 agosto sulle cime degli impervi monti dell?Appennino. Il progetto in terra lucana non si è esaurito soltanto nell?organizzazione delle tre giornate della rassegna relativa all?arte dei suoni, ma prosegue con l?appoggio e la cooperazione di Basilicata music net 2004, che permetterà la realizzazione di un compact disk compilation, nel quale saranno contenute le canzoni proposte dalle dieci band protagoniste della manifestazione.
I tre gruppi vincitori si sono esibiti nuovamente nel corso dello spettacolo conclusivo. I protagonisti sono state le band: Joycut, KRIKKA REGGAE e POPPY?S PORTRAIT. I loro differenti stili musicali hanno spaziato dal rock più o meno moderno fino al reggae; così come testi e parole hanno reso possibile una variazione verbale armonica, modulata tra le sillabe eufoniche dell?italiano a quelle più consonantiche dell?inglese o del vernacolo jonico.
Le performance vivaci degli artisti lucani al termine della serata hanno ceduto il posto al gruppo sudafricano dei BOO (Chris Camelon-bass,guitar,voice; Boney Leonie-drums; Ampie Omokeyboards,trombone,percussion,bongo?s,triangle-vocals). Dai discorsi in lingua inglese dei tre componenti della band emerge tutta la sensibilità dell?animo di un complesso che appare quasi caratterizzato da una marcata aggressività, almeno agli occhi di un?interlocutrice vittima dei propri pregiudizi mentali. L?immagine che essi hanno scelto come emblema della loro arte è una foto dei tre componenti, nella quale uno appare quasi commosso, un altro si mostra spaventato e un terzo sgrana gli occhi come a voler paralizzare e intimorire chi si sta accingendo verso di loro, malintenzionato e desideroso d?imporre violenza allo spaventato pargolo che stanno proteggendo. Le pupille della sottoscritta, anchilosate dal velo del pregiudizio, non colsero tale aspetto, palesato con candida pazienza e sana gentilezza dai BOO. Dietro un?apparente aggressività si celavano una grande ricchezza interiore, un?integra sanità spirituale e una base di genuini valori, frutto della sensibilità d?animo confrontata con gli eventi terreni.
La band è originaria del South Africa e nacque nel 1997. Nella madrepatria essi conducevano una vita piuttosto modesta (uno di loro era un venditore di hamburger) quando decisero di creare un gruppo musicale, al fine di proporre le loro composizioni. I BOO hanno designato la loro arte dei suoni con la locuzione di monkey punk. Trattasi di un rock molto secco, duro e deciso, che gli artisti fondono con dei testi composti in inglese, i quali hanno per oggetto l?amore. Nei brani del complesso non si parla solo dell?amore fisico o spirituale tra due persone, ma i componenti della band credono che tutto nella vita sia amore, dal lavoro alla famiglia, dalla foresta alle difficoltà quotidiane, perché a parere degli interlocutori l?esistenza è certamente una forma di amore.
I BOO hanno visitato molte nazioni, sono ammirati dalle persone, le quali dimostrano di gradire molto il loro stile, le loro esibizioni, i loro testi e la loro musica, eppure non hanno grandi o velleitarie ambizioni. Alla domanda: ?qual è il vostro sogno nel cassetto??, rispondono di non avere dei desideri comuni al gruppo, ma piuttosto aspirano a una famiglia e tanto amore. La loro vita appare epurata dalla bramosia malata di voler raggiungere il successo e la fama, a ogni costo e a discapito dell?integrità spirituale; fenomeni conducenti a insane forme di competizione. Ed è proprio questo l?elemento dominante delle tre serate potentine: tra tutti i gruppi che si sono avvicendati sul palcoscenico mancava una qualsiasi forma di astio, gelosia, invidia, rivalità o agonismo. Era in atto una sfida tra i differenti gruppi, ma il pacifismo e la quiete erano gli elementi che regnavano incontrastati tra gli astanti.
I BOO possono, inoltre, essere considerati cittadini del mondo; basti pensare che i numerosi concerti realizzati hanno permesso loro di visitare una molteplicità di paesi, in Europa, America o Africa. Chiedendo a tali conoscitori del globo terrestre se realmente il mondo si accinge a essere un villaggio globale, essi riferiscono che ormai la globalizzazione è un dato di fatto. E? una realtà non positiva, in quanto tale fenomeno tende a uniformare le menti e i gusti umani, i quali per inclinazione naturale sono variegati. L?omologazione produce uniformazione e appiattimento, non di certo crescita o progresso. La diversità non va certamente temuta, in quanto si presume sia portatrice di guerre e morte, ma al contrario essa genera sani scambi, a volte anche conflitti, ma questi ultimi non devono essere temuti, ma piuttosto affrontati, in quanto producono confronti pacifici e soluzioni condivise, solo però se non vengono meno i presupposti cardine di apertura mentale, ascolto attivo, rispetto reciproco e assenza di pregiudizi stereotipati.
Le parole pronunciate dai BOO sono un ulteriore spunto di sana riflessione, di quella riflessione che può cambiare le vite delle persone comuni e anche le sorti del pianeta Terra