Qualche centinaio di anni fa il nobile Cervantes, nelle sue romanzesche pagine, narrava l?avventurosa lotta del cavaliere Don Chisciotte contro i mulini a vento, nella sua mente mostri minacciosi. In quella battaglia erano serbati significati lucidi e decisi: qualsiasi abbaglio poteva portare l?uomo a compiere gesti assurdi. In quel caso si trattava di mere illusioni.
Oggi, non si può dire lo stesso, di quelle persone a modo che da emulatori fedeli delle gesta donchisciottiane si sono risvegliate copie approssimative del più rinsavito Sancio Panza; e dal combattimento indeciso, quasi forzato dalla inconscia fedeltà al Don Chisciotte di turno, ne hanno ricavato un modo di fare che persegue esclusivamente il senso materiale: l?Interesse. Oggi, grazie alle repentine e radicali esternazioni quel Sancho Panza ha un volto, ha un?identità scritta in leggendarie epistole.
L?intera vicenda, scoppiata qualche settimana fa, ha aperto enormi discussioni e controversie sulla bontà e sul metodo d?adozione dell?energia eolica. Non voglio entrare in merito ai contenuti che il Signor Gianfranco De Leo ha tramandato all?Ingegner Giuseppe Vetere, presidente della Fri-El, società che si occupa di impianti eolici. Non voglio entrare in merito, neanche, al valore e al significato di quei 57.000 euro ? perché di questo si è scritto e riscritto – ma desidero introdurre una critica più intima. In fondo, non bisogna girarci intorno, è soprattutto una questione etica, di quella scienza della condotta, o meglio, di quella ?scienza del fine cui la condotta degli uomini deve essere indirizzata e dei mezzi per raggiungere tale fine; e deduce sia il fine e i mezzi della natura dell?uomo?. I mezzi e i fini di qualche azione ambientalista non sono mai stati tanto chiari come ora. Solitamente si diffida di quelle azioni che hanno il sapore di gesta meccaniche, solito di chi è abituato a salire sul campo dei vincitori o a schierarsi con gli oppositori quando questi sono in maggioranza schiacciante: che poi è la stessa cosa.
Le genti donchisciottiane, però, non devono passare per portatori di atti estremi. Chi ha delle perplessità sulla questione eolica – come forma d?energia alternativa – porta avanti, dal mio punto di vista, delle tesi che non mirano alla sua validità, ma all?errata applicazione, alle consuete deformazioni, alle deturpazioni paesaggistiche, alla mancanza di valutazioni d?impatto ambientale, alla leggerezza usata.
Tesi appartenenti ad una logica che combatte anche le trivellazioni e – oggi più che mai – l?incubo dell?Elettrodotto. Così come il popolo di Ripacandida per l?eolico, anche il popolo di Rapolla ha sguainato le spade e giurato guerra al ?Matera Santa Sofia?. I cittadini alzando un polveroso ElettroCaos hanno disegnato altre giornate memorabili per il popolo lucano, e quasi con impeto scanzanese ha bloccato strade, strade ferrate, tralicci. Dignitosa la rappresentanza politica alla protesta, alcuni sindaci, qualche assessore, qualche presidente. Ma la cittadinanza c?è stata tutta, compatta e determinata ad urlare un secco no all?ennesima scelta scellerata e predatrice del Governo che – costretto a chinare il capo sulle scorie – contro ogni legge democratica ha deciso di mettere da parte, ancora una volta, le volontà popolari ed imporre la cosiddetta ?Piccola Variante?, la più oltraggiosa e pericolosa soluzione che si possa concepire. Gli abitanti di Rapolla non si oppongono all?Elettrodotto in quanto tale, ma preferiscono alla ?Piccola? la ?Grande Variante?. Posizione matura questa.
Col senno di poi, I Giorni di Scanzano – impressi nei ricordi ? hanno smascherato le gravi intenzioni politicanti e la scarsa considerazione che si ha di noi negli ambienti che contano. Dobbiamo prendere atto di questo, non abbassare la guardia, perseguire e lavorare per la creazione di una coscienza lucana ambientalista e certo non ?legambientalista?. Giù le mani dalla Lucania?