UNA RISPOSTA AI DEPUTATI LUCANI DELL’ ULIVO SULL’ EROSIONE DELLA COSTA IONICA
I fenomeni legati all’erosione della costa ionica lucana sono state al centro della visita istituzionale del presidente della regione Basilicata, Filippo Bubbico il giorno 10 gennaio 2003, presso il comune di Bernalda (MT). A questo incontro hanno partecipato l’intera giunta regionale, i sindaci dei comuni di Nova Siri, Rotondella, Policoro, Scanzano Ionico, Pisticci, nonchè il sindaco e l’amministrazione comunale di Barnalda.
Il 30 gennaio 2003, il governo nazionale intende stipulare un accordo di programma con la regione Basilicata per tutelare la fascia costiera ionica e per contrastare il preoccupante fenomeno dell’ erosione. Tale accordo è avvenuto in seguito a un interrogazione parlamentare da parte dei deputati lucani Giuseppe Molinari e Antonio Potenza (Ulivo) al Ministro dell’ Ambiente, Altero Matteoli.
A tal proposito Molinari e Potenza hanno evidenziato che gli amministratori locali più volte hanno lanciato l’ allarme agli organi istituzionali preposti ma il “problema erosione delle coste” non è stato ancora risolto. E’ da premettere che secondo studi del CNR (Centro Nazionale di Ricerche) molti litorali italiani sono in erosione dopo secoli di progradazione. Su circa 8000 Km di coste, circa 3250 Km sono sabbiose e di queste il 32.5% risulta in erosione, il 50% risulta stabile grazie a interventi di difesa, solo il 5% risulta ancora in avanzamento. A livello nazionale le regioni maggiormente colpite dal fenomeno erosivo sono la Calabria col 67% delle coste, seguono la Campania e la Basilicata rispettivamente col 58 e 57% dei litorali. Non a caso, tra le aree costiere ritenute ad alto rischio di erosione a livello nazionale vi è la fascia costiera ionica della Basilicata e in particolare del comprensorio metapontino (comune di Baernalda).
Già nel periodo 1976-78 il litorale compreso tra Metaponto Lido e la foce del Bradano risultava soggetto ad arretramenti dai 4.5 ai 9 m/annui della linea di riva, mentre la duna veniva erosa con una velocità dai 4 ai 7.5 m/annui. Nel periodo 1955-1987 si è registrato un arretramento medio di circa 95 m in sinistra della foce del Basento e di 128 m in destra della foce del Bradano. Anche i dati di un monitoraggio avviato nel 1992 nel tratto di litorale compreso tra le foci dei fiumi Bradano e Basento, indicano un arretramento medio di circa 140 m in prossimità della sponda destra del Bradano e di 63 m in sinistra della foce del Basento, nel periodo compreso tra il 1975 e il 2001.
Altresì non deve rassicurare la presenza di alcuni tratti in avanzamento evidenziati tra il 1975 e il 2001 tra Metaponto Lido e la foce del Basento in quanto le sabbie provengono dallo smantellamento delle dune retrostanti. Altri studi confemano una preoccupante velocità di erosione nei pressi della foce del Bradano con valori di arretramento che vanno dai 2.6 ai 5.1 m/annui. Da osservazioni di campagna ci si rende conto di quanto grave è il fenomeno: interi tratti di coste sono privi di arenile e la battigia coincide col piede della duna. Nel tratto di spiaggia antistante Metaponto Lido si sono riscontrati deboli valori di avanzamento variabili da 0.7 a 1.8 m/annui in sinistra del Basento.
L’apparente stabilità di questo tratto di spiaggia è spiegata con l’azione di distribuzione dei sedimenti della duna prelevati dalle onde ormai giunte a lambire i piedi della duna stessa. Un metodo di laboratorio che si utilizza nel monitoraggio delle spiagge consiste nelle analisi ganulometriche di campioni di sabbia prelevati dalla battigia e dalla retrospiaggia. Un’ esperienza di questo tipo effettuata in aree adiacenti alla foce del Bradano, alla foce del Basento e lungo le spiagge comprese tra i due corsi d’ acqua nel periodo tra Gennaio 2001 – Gennaio 2003, ha messo in evidenza un’ elevata concentrazione dei sedimenti a grana medio- fine. Ciò in accordo con la riduzione del trasporto solido sul fondo causato dalla diminuita portata dei fiumi e quindi della loro ridotta velocità e capacità erosiva dei tratti monte. I sedimenti presentano una buona selezione in tutte le stazioni campionate rilevando l’ origine delle aree dunari molto estese lungo la costa dell’ alto ionio.
Considerando che il regime del moto ondoso lungo questa costa è di tipo intermedio a causa dei venti dominanti meridionali (scirocco e libeccio), i tratti dei litorale metapontino sono in disequilibrio (sulla base del rapporto granulometria – energia dell’ ambiente) e pertanto si assiste a un progressivo arretramento della linea di riva e delle dune. Le principali cause che contribuiscono all’ erosione del litorale ionico metapontino sono riconducibili alla realizzazione di opere che coinvolgono i bacini idrografici dei fiumi lucani come costruzione di dighe e sbarramenti, estrazione degli inerti degli alvei e prelievi indiscriminati delle sabbie costituenti le dune, cementificazione dei corsi fluviali, interventi di risistemazione idraulico-forestale. La progettazione e la costruzione di dighe in Basilicata è iniziata intorno gli anni ’60, epoca in cui il vantaggio economico era misurato in termini che la risorsa acqua poteva fornire alla trasformazione agraria e socio- economica della regione stessa.
In realtà, nella costruzione di tali invasi non si è tenuto conto delle problematiche ambientali, socio- economiche, climatiche, di sicurezza, connesse con la realizzazione di tali opere. Anche le estrazioni indiscriminate degli inerti dalle aste fluviali, delle sabbie dalle dune costiere, nonchè le costruzioni di briglie e l’ apertura di cave lungo le valli del Bradano, Agri, Sinni hanno contribuito pesantemente al fenomeno erosivo delle spiagge ioniche. Secondo studi effettuati nei decenni passati dai bacini dei fiumi lucani sono stati estratti ben 35 milioni di metri cubi di materiale litoidale nel periodo 1965- 1992. Questi dati allarmanti non sono completi in quanto le estrazioni realmente effettuate sono di circa 5 – 10 volte superiore a quelle rilasciate dalle autorità concessionarie (estrazioni abusive). Cosicchè i sedimenti provenienti dai fiumi lucani sono insufficienti a rigenerare le spiagge e i fondali, i quali evidenziano un bilancio del sistema costiero fortemente deficitario.
Altre cause che favoriscono l’erosione costiera sono l’emungimento eccessivo dalle falde sotterranee, che causano un abbassamento del piano di campagna (subsidenza) e l’ attività antropica che a partire dagli anni ’60, ha prodotto lo smantelamento dell’ apparato duna-pineta alterando l’assetto naturale del litorale creando condizioni favorevoli all’erosione marina. I danni maggiori sono al patrimonio naturalistico, all’ habitat, al paesaggio e a scala temporale maggiore, la perdita dei sedimenti disponibili per il ripascimento naturale. Un programma di studio futuro da effettuare sulla costa lucana nel breve e lungo periodo può essere sintetizzato in alcuni obbiettivi: l’ individuazione delle aree a elevato rischio di erosione, la definizione di metodologie più corrette da utilizzare, l’ individuazione delle tipologie necessarie per rinuovere o almeno per ridurre le condizioni di rischio più elevato. Tra gli interventi urgenti per contrastare l’ erosione costiera e per salvaguardare gli ambienti esistenti dovranno essere riprogrammati la ricreazione delle dune e il rinvigorimento della pineta litoranea dove è ancora possibile. Nel medio-lungo termine occorre anche ristabilire le portate solide dei fiumi.
A tal proposito, attraverso una pianificazione di bacino bisognerà risistemare e riorganizzare i bacini idrografici, gli equilibi sconnessi e la continuià dei processi naturali. Nella tipologia delle opere di difesa ai fini di ostacolare l’ erosione, dovrebbero essere preferiti interventi che non abbiano un forte impatto ambientale sul litorale e non irrigidiscano il sistema terra – mare. Con particolare riferimento al tratto in esame, i tipi di interventi per scelta delle opere di difesa portanno essere i seguenti: pennelli, frangiflutti foranei, ripascimenti, conservazione delle dune. La scelta non è casuale ma attraverso uno studio continuo e accurato di un tratto di costa in esame, si dovrà tener conto dei vari fattori che concorrono alla riuscita funzionale dell’opera.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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