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Quadro delle emergenze geomorfologiche

SERIE DEI MONTI DI TRECCHINA

Altra serie stratigrafica di notevole importanza ed estensione presente nell?area presa in esame è quella detta dei Monti di Trecchina.
Anche in questo caso si tratta di una serie a prevalente presenza di rocce carbonatiche che si differenzia dalla serie del Monte Coccovello per la presenza, tra l?altro, di liste e noduli di selce.

Questa serie affiora al Monte Crivo, alla Serra Cappellera, alla Serra Pollino. Il limite inferiore della serie è costituito da una successione di Calcari dolomitici e Dolomie del Lias Inferiore e Medio. Lo spessore è di circa 350 metri. Alla serra Santa Maria affiora la parte più antica evidente in zona, costituita da Calcareniti con selce appartenenti al Lias Superiore – Malm. La comparsa della selce segna il limite inferiore, a contatto con la parte sommitale della formazione precedente. Lo spessore raggiunge 250 mt.

In trasgressione sulle formazioni con calcari e noduli di selce si trovano affioramenti con Calcari e Calcareniti ricchi di frammenti di rudiste del Maastrichtiano; qualche piccolo lembo è stato rinvenuto sul Monte Crivo e sulla Serra Pollino. Ancora lembi trasgressivi con Calcareniti a miogypsina dell?Aquitaniano sono presenti sulla Serra Pollino. Lo spessore a volte è di sole poche decine di metri. L?estensione di questo tipo di litologia interessa quasi l?intera area presa in esame per la quale si chiede la protezione. Nella valle del Noce, come si diceva, in aree prospicienti il fiume Noce e quindi altimetricamente più basse, ha grande estensione la serie stratigrafica detta del Flysch nero del Cilento a prevalente costituzione argilloso – arenacea. Ancora nella valle del Noce sono evidenti gli accumuli di conglomerati argillosi ed arenacei originatisi nel periodo in cui l?area era invasa da un lago pleistocenico.
Le acque del lago occupavano l?intera valle e lungo le sue rive era facile l?accumulo di detriti che i fiumi di allora apportavano al lago insieme all?acqua. Un collasso tettonico che ha portato alla formazione del Graben di Parrutta ha consentito il deflusso dell?acqua e lo svuotamento totale del lago. I detriti rimasti costituiscono terrazzamenti quaternari che attualmente sono posizionati su un limite altimetrico di 500 metri. Su alcuni di questi terrazzi poggiano gli abitati di Trecchina e di Nemoli. Ancora depositi di più recente data sono gli accumuli di terre rosse, frutto della corrosione carsica, abbondanti alle falde del Coccovello. Alle falde dei monti presi in esame non mancano naturalmente accumuli di materiale roccioso sciolto.

Emergenze Geomorfologiche

Alla luce di quanto evidenziato è facile capire che la morfologia superficiale del luogo è influenzata dalla presenza di serie stratigrafiche a prevalente litologia carbonatica.
Si va da una morfologia estremamente carsica della sommità del Coccovello ad un carsismo meno accentuato come quello evidente sui monti che circondano l?abitato di Trecchina e sul Monte Messina, ad una morfologia molto più dolce nel fondovalle dove, a causa della formazione litologica e dei contatti fra le formazioni argillose e le sottostanti serie carbonatiche, non mancano evidenti e ampi fenomeni franosi e di scollature di frana che puntualmente ogni anno creano seri problemi alle abitazioni dei centri della valle.
La parte che maggiormente riveste interesse è l?area sommitale del Coccovello caratterizzata da un accentuato fenomeno carsico che sicuramente influenza l?intera idrogeologia del monte.

Oltre 120 doline, allineate l?una accanto all?altra secondo assi preferenziali (dallo studio delle foto aeree, risultano essersi impostate lungo un reticolo di faglie e fratture) evidenziano l?efficacia dell?assorbimento superficiale. I fattori scatenanti di un così alto grado di carsismo sono da ricercare in alcuni fattori ambientali che vanno a confermare quello che Pulina e Sauro (1993) hanno definito come modello della corrosione chimica delle rocce carbonatiche in Italia.
In effetti, secondo quanto detto dai due autori, il sommarsi dei fattori chimici delle rocce, la loro corrodibilità per dissoluzione chimica, la maggiore o minore piovosità di una determinata area fanno sì che il fenomeno si accentui o meno in rapporto anche alla temperatura ed al clima prevalente.

La Valle del Noce è inserita nell?elenco delle zone italiane in cui maggiore è la piovosità su media annua, motivo per cui anche il carsismo ha subito una evoluzione molto rapida e nello stesso tempo ne ha amplificato gli effetti in superficie. Sono le doline del Coccovello, così numerose e così imponenti, a dimostrare l?alto grado di corrosione carsica verificatasi in zona nel passato ed al momento attuale. Sui monti che circondano Trecchina e sul Monte Messina è presente un carsismo meno accentuato anche se sono evidenti i segni della denudazione delle rocce; qualche dolina di modeste dimensioni è stata rilevata sulla Serra Pollino ed in prossimità della Costa Murazzi.
La differente litologia, anche se ugualmente carbonatica, non ha consentito lo sviluppo di una fenomenologia superficiale così ampia come sulle pendici e sulla sommità del Coccovello.

La fenomenologia carsica del Coccovello non si esaurisce con le forme superficiali come le doline e le innumerevoli microforme riscontrabili sulle stesse rocce affioranti; il fenomeno carsico si è esteso alle rocce sottostanti creando all?interno del monte un sistema carsico sotterraneo ancora del tutto da scoprire e studiare. Si ha conoscenza di due inghiottitoi che immettono acqua nelle ?viscere della terra? (l?Inghiottitoio della Piana del Lago e l?Inghiottitoio del Patricello) i quali sono stati anche in parte esplorati. L?acqua che si immette nel Coccovello attraverso questi due inghiottitoi, in aggiunta a tutta l?altra che attraverso fessure e fratture delle rocce affluisce al bacino sotterraneo, fuoriesce da alcune sorgenti individuate in mare, a pochi metri dalla costa di Acquafredda. La stessa Grotta del Dragone, il cui ingresso è posizionato a 8 metri sul livello del mare, sempre ad Acquafredda di Maratea, funge da risorgenza nel momento in cui l?acqua non riesce del tutto a defluire dalle sorgenti sottomarine. Colorazioni delle acque effettuate negli scorsi anni sia dal Patricello di Rivello (posto a 10 Km in linea d?aria della costa marateota), sia dalla Piana del Lago (a 3 Km dalla costa), hanno confermato le innumerevoli teorie che danno le sorgenti sottomarine di Acquafredda come punto di scarico del complesso idrogeologico del Monte Coccovello.

Alcune sorgenti localizzate sul versante nord del Monte Coccovello sono certamente da mettere in rapporto all?intero complesso idrogeologico: l?immersione degli strati, a franapoggio verso nord, fa sì che falde più superficiali vadano ad alimentare queste sorgenti che anche se di piccole dimensioni mantengono un carattere perenne. Altre sorgenti, sempre sullo stesso versante, hanno una periodicità intermittente, legata perciò a periodi in cui è maggiore l?afflusso di acqua piovana. Nel corso di un?esplorazione invernale alla Grotta del Dragone, gli speleologi lucani hanno potuto notare, nel corso di una piena improvvisa, come il livello di acqua aumentava notevolmente con il passare di minuti: tale fenomeno sembra confermare la presenza di ambienti estremamente ampi nel bacino sotterraneo del monte.
Al momento attuale la Grotta del Dragone è stata esplorata per circa 3 chilometri. Il fenomeno è leggermente diverso sulle pendici dei Monti di Trecchina e del Monte Messina: non vi sono per il momento grandi ambienti sotterranei, anche se sono numerose le grotte localizzate ed esplorate in queste zone. Fra queste sicuramente la maggiore è la grotta di Sant?Angelo sul Monte Messina in territorio comunale di Trecchina estesa per poco più di 500 metri. In nessuna delle cavità esplorate è stata riscontrata la presenza di fiumi o di laghi sotterranei se si eccettua un piccolo laghetto (circa 3 metri di diametro) nella Grotta Sant?Angelo.

Le evidenze idrogeologiche e l?assenza di fiumi superficiali fanno ipotizzare la presenza, anche per i Monti di Trecchina, di un bacino di raccolta sotterraneo che alimenta diverse sorgenti posizionate lungo la valle sulla destra idrografica del fiume Noce. Ugual discorso può essere fatto per il Monte Messina; specialmente nel periodo invernale sono numerose le sorgenti che si attivano per far defluire grossi apporti di acqua piovana. Esistono segnalazioni che permettono anche in questo caso di ipotizzare la presenza di un sistema idrico sotterraneo assai esteso. Il Gruppo Geo-Speleo ?Valle del Noce? ha in corso la verifica di queste segnalazioni.

In questo contesto geomorfologico vanno ricordate alcune tra le grotte più significative presenti nell?area presa in esame. Il bacino del Coccovello è interessato da evidenze carsiche di indubbia importanza per lo studio della idrogeologia sotterranea del massiccio. In effetti, come già accennato in altra parte di questa relazione, alcuni inghiottitoi consentono l?ingresso all?acqua nel bacino idrogeologico sotterraneo del monte, mentre altre cavità, nei periodi maggiormente piovosi, fungono da emissari e consentono la fuoriuscita dell?acqua in eccesso.
Fra le cavità note vanno menzionati l?Inghiottitoio di Patricello nel comune di Rivello, (cavità conosciuta già nel passato in quanto utilizzata come punto di deflusso delle acque accumulatesi nella omonima dolina) e la Grotta del Dragone, cavità che al momento è conosciuta per circa tre chilometri e nella quale sono ancora in corso le esplorazioni. Attualmente la Grotta del Dragone è la più lunga grotta della Basilicata. Nell?area è presente anche la grotta più profonda della Basilicata, La Festola Grande, nel comune di Trecchina. Si tratta di una cavità generatasi per movimenti tettonici legati alla formazione del Graben di Parrutta, nella Valle del Noce.
La voragine raggiunge la profondità di circa 150 metri ed è costituita da un unico pozzo. La sua genesi, come si diceva, è tettonica ma ha subito nei millenni, una evoluzione legata anche al fenomeno carsico.