I musei vengono spesso esplicati come luoghi noiosi e statici dove molti studenti svogliati si trasci-nano stanchi di stanza in stanza, senza percepire alcuna informazione se non dittatoriale da profes-sori esasperati dalla disattenzione giovanile.
Ma in questi edifici seriosi sono contenuti molto più che reperti antichi privi di alcun significato, bensì incisioni di vite vissute di valenza socio-culturale che tutti, anche i ?non addetti ai lavori?, do-vrebbero conoscere per amplificare il proprio patrimonio culturale.
Il Museo Nazionale D.Ridola rappresenta tutto questo e molto più, raccogliendo una vasta scelta di materiali provenienti dalla Lucania meridionale, relative ad un arco di tempo che va dal Paleolitico all?età imperale.
Il tutto è stato donato dal paletnologo Domenico Ridola grazie alla sua lunga e proficua attività di ricerca. Ciò che il Senatore Ridola voleva rappresentare nella sua donazione era l?esplicazione alle generazioni future di una storia composta di usi, costumi e tradizioni inscindibile dalla comprensio-ne della realtà moderna del territorio lucano.
Vi si trovano corredi funerari, rinvenuti nelle tombe dell’area materana (VI-IV sec. a.C.), monumen-tali vasi contraddistinti da figure rosse di produzione italiana e da armature e oggetti ornamentali in bronzo.
In seguito all?elargizione del Ridola, il Comune deliberò la cessione perpetua e gratuita allo Stato del seicentesco ex-convento delle Clarisse, che divenne il primo nucleo dell’attuale Museo. I mate-riali, accompagnati da didascalie scritte dal ricercatore stesso, furono posizionati in ordine cronolo-gico, dal Paleolitico all’età del Bronzo, ed esposti in vetrine di legno prive di illuminazione interna.
Il Museo si arricchì di nuove sale nella metà degli anni ’50 e fu ulteriormente ampliato nel 1976 do-ve presero posto i materiali acquisiti in vari decenni di ricerche in tutta l’area del Materano. Le esigenze di tecniche ed decorative per il restauro resero necessaria la costruzione di una nuova ala, realizzata nell’ambito del Progetto FIO’85 “Matera-Cultura”, nella quale trovarono posto gli uffici, i laboratori ed i magazzini.
Il Paleolitico
La presenza dell?uomo nel territorio materano è segnalabile sin dal Paleolitico inferiore in un perio-do databile fra i 430 mila e i 350 mila anni fa.
E? attestata una frequentazione capillare e numericamente sostanziosa nell?età più antica, sui terraz-zi più elevati e nelle località di Serra Rifusa, Masseria Porcari, Palombaio della Nunziata, Picciano, Miglionico, Grotta dei Pipistrelli, come attestano i reperti.
Durante il Paleolitico medio la presenza umana si infittì e tale avvenimento fu documentato dalla pratica comune di rifugio all?interno di grotte.
Il Neolitico
Alla fine del VI millennio a.c. il territorio di Matera si inserì in nell?area sud-orientale della Peniso-la italiana che rivelò i più antichi insediamenti neolitici.
Nel materano si svilupparono massicciamente diversi stanziamenti quali i villaggi trincerati di Mur-gia Timone, Tirlecchia, Murgecchia, Serra d?Alto, difesi da imponenti fossati, e le Grotte dei Pipi-strelli e Funeraria.
Recenti scavi condotti dal 1984 al 1991 a Trasano hanno messo in luce un nuovo villaggio, di rag-guardevole rilevanza soprattutto in merito alle stratigrafie rinvenute.
Sono evidenziabili le varie tappe di sviluppo della ceramica impressa e di diffusione estensiva della ceramica finemente graffita dipinta a bande rosse, come è possibile osservare dai pregiati rinvenimenti.
L?Età dei Metalli
Il passaggio dal neolitico alla prima età dei metalli avvenne in maniera molto graduale, come do-cumentano diversi fattori quali la scarsità di materiali e l?abbandono progressivo delle grotte.
Vennero riferite all?età del bronzo alcune notevoli tombe a grotticella come quella di S. Francesco, Cappuccini, S. Martino, Murgia Timone.
In tale periodo si apprezzarono anche diversi ritrovamenti nella celeberrima area dei Sassi di Matera.