Si è conclusa la mostra ?Carlo Levi. Dipinti Restaurati?, ospitata dal 14 al 29 gennaio 2004, presso la Cappella Pappacoda, in Largo S.Giovanni Maggiore, di Napoli, in ricordo del centenario della nascita dell?autore, organizzata dall?Università degli Studi di Napoli ?l?Orientale? e dall?Istituto Centrale per il Restauro di Roma, in collaborazione con la ?Fondazione Carlo Levi?.

Sono stati gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia dell?Orientale che, in fase di sperimentazione didattica, dopo le lezioni teoriche tenute nell?ambito di un ?Seminario introduttivo all?Organizzazione di una mostra d?arte contemporanea e la frequenza ai corsi di Storia contemporanea, tenute dalla prof. Pia Vivarelli, sono stati gli artefici dell?effettiva organizzazione dell?esposizione. L?importante mostra pittorica che ha visto impegnati, nella fase preliminare di restauro, dagli stessi studenti dell?ultimo anno del Corso di Restauro di Roma, sotto la direzione di Laura D?Agostino e con Maria Grazia Castellano e Maria Vera Quattrini, ha rappresentato una vera sintesi tra attività di ricerca ed esperienze, prettamente, didattiche.
I sei dipinti leviani, individuati tra i tanti di proprietà della Fondazione, in precario stato di conservazione,in relazione, soprattutto ai differenti supporti utilizzati dall?artista: cartone, multistrato in legno, tela, sono stati interessati da un lungo lavoro di restauro, reso possibile dalla collaborazione con la Fondazione ?Carlo Levi? e in particolare con Pia Vivarelli.
?Ogni quadro è un grido, un urto contro invisibili mura fatate: e il grido è un punto senza dimensioni?.? (Carlo Levi, ?Paura della Libertà?).

E? questo, appunto, il motivo dominante che ha ispirato l?esposizione: una campionatura significativa della produzione pittorica di Carlo Levi che ha suggestionato i tantissimi visitatori proprio perché ogni singolo quadro è riuscito a trasmettere , non certo in maniera approssimativa, gli stati d?animo dell?autore, caratterizzati da disagi interiori e da forti ribellioni sociali, gli stessi elementi che, poi, hanno caratterizzato il Carlo Levi autore letterario.

Un Carlo Levi, quello in esposizione, a partire dai momenti di apprendistato, caratterizzati dalla volumetria complessa e appesantita del dipinto ?Due Donne? (1923) e, a seguire, dai momenti di enfasi allegorica della ?Natura morta con teschio? (1922). I cartoni ? Manichino? e ? Ritratto del padre?, poi, hanno mostrato quanto l?autore abbia disciplinato e modulato l?uso del colore così come il raffinato ?Nudo? (1926) , che ha completato la documentazione del percorso artistico iniziale di Levi. La tela con ?Il poeta Palacios? (1960), invece, ha rappresentato la testimonianza dell?ultima pittura leviana, quando il colore caratterizza tutta la superficie pittorica con rilievi marcati e andamenti irregolari.

?Ci siamo voluti inserire, scegliendo di organizzare una mostra con opere di Carlo Levi – ci ha spiegato la prof. Vivarelli – tra le tante manifestazioni tenutesi in Italia ed all?estero, dedicate all?artista per ricordare il centenario della sua nascita che si sono svolte tra il 2002-03, riconoscendo l?indubbia valenza artistica di Levi nonché i forti legami che l?autore, attraverso le sue opere pittoriche e letterarie, ha saputo sempre coltivare con il nostro Sud?
I legami forti di Levi sono stati, appunto, quelli avuti con la Lucania e la sua gente, un legame che diventò indissolubile durante gli anni del suo esilio (1935-36), prima a Grassano e poi ad Aliano, luoghi semplici e socialmente poveri che seppero dare spinta e linfa all?arte di Levi un?arte che ha sottolineato e rimarcato, sempre, la contraddizione e la complessità dei problemi delle masse alle quali è toccato sempre lottare, anche solo per esistere.

In Lucania, Carlo Levi, uomo colto, un artista sensibile, sposò la causa dei diseredati e dei deboli e si lasciò impressionare ed influenzare non poco da un ambiente che, poi,nella sua opera ?Cristo si è fermato ad Eboli?, diventò lo scenario dove la cronaca divenne, a detta di Rocco Scotellaro – ?il più appassionante e crudele memoriale dei nostri tempi?.

???un mondo immobile di chiuse possibilità infinite, la nera adolescenza dei secoli pronti ad uscire e muoversi, farfalle dal bozzolo; e l?eternità individuale di questa vicenda, la Lucania che è in ciascuno di noi, forza vitale pronta a diventare forma, vita, istituzioni, in lotta con le istituzioni paterne e padrone?.?. Ecco, dunque un Carlo Levi che amò e disprezzò il territorio, suo luogo di confino, un artista che visse e si compenetrò nelle miserie e nella solitudine di questi luoghi, tra i greti dei lenti e pigri fiumi, tra le valli aride ed insostenibili, tra le leggende dei briganti, delle fate e dei lupi mannari. Da queste realtà, appunto, l?autore trasse l?ispirazione anche per le sue pitture che appaiono, oggi, sempre in sintonia con una condizione sociale al limite della decenza. Nelle pitture di Levi, anche in quelle esposte a Napoli, c?è ,quindi, nei colori, nelle scene, nelle pose, un richiamo forte a situazioni di vita vissuta , ad un mistero legato ad un territorio che visse e si mosse dove il tempo sembrò quasi che si fosse fermato. Questo mondo arcano, silenzioso, irreale vive con Levi ed in Levi e lo si sente, lo si ascolta, lo si vive attraverso le sue opere che rappresentano un momento di riflessione e di ispirazione che hanno un forte sapore lucano.

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