L?associazione musicale “I suoni delle Dolomiti” mira a trasformare un?antica istituzione, quale la banda, al fine di renderla moderna e apprezzata. L?innovazione e gli obiettivi sono indissolubilmente connessi all?interno dell?organizzazione volontaristica, in quanto i membri intendono riproporre pezzi musicali tipicamente suonati dalle bande, ma al tempo stesso si propongono di svecchiare il repertorio musicale ed estenderlo alle composizioni di cantautori o cantanti contemporanei. In tal modo, asseriscono gli organizzatori, sarà possibile mantenere in vita l?istituzione bandistica, sottraendola ad attività inerenti – esclusivamente – alle feste popolari o patronali. Negli ultimi decenni, in effetti, si assiste a un lento impoverimento delle tradizioni folkloriche; alcune popolazioni, infatti, sembrano non essere più motivate alla salvaguardia e al riproponimento delle consuetudini ataviche, le quali sono riproposte senza l?ardore e l?entusiasmo usuali. In tale contesto si inserisce l?attività bandistica. Per questo motivo l?associazione lucana intende svecchiare e rinnovare la tradizione della banda, al fine di conservarla, adeguandola alla congiuntura contemporanea.
Il repertorio proposto spazia dalla musica sacra ai canti redatti da compositori nord europei, dalle messe cantate ai brani per occasioni particolari (feste natalizie, pasquali), dai motivi europei a quelli statunitensi, in modo da legare la musica classica con il jazz. L?associazione musicale I suoni delle Dolomiti si prefigge, inoltre, di divulgare la musica di artisti del Novecento e i canti popolari, mediante pubblici concerti. La ricca simbiosi è realizzata da un organico composto da circa 40 strumenti a fiato (clarinetti, sassofoni, trombe, tromboni) o a percussioni (piatti, tamburi). Le esecuzioni musicali sono prodotte da giovani residenti nei piccoli comuni lucani, in modo da radicare di nuovo al territorio la presenza bandistica. Esse, specialmente in un passato antecedente dell?avvento della radiofonia, sono state dei veri e propri veicoli, attraverso cui è stato possibile tradurre in pratica forme di divulgazione musicale.
Nel corso delle feste comunitarie, in effetti, erano riproposte le tradizioni autoctone (sagre, processioni) e brani musicali del costume tramandato, considerabili come una sezione delle consuetudini folkloriche. Le bande non erano solo questo, infatti, nel corso dei secoli passati, riproponevano anche opere e operette (per es. di Verdi, Puccini, Mascagni, Bellini) e trasformavano pezzi musicali, composti per archi, in motivi riproducibili da strumenti a fiato, dunque facilmente eseguibili in piedi e camminando. Esse erano, dunque, dei mezzi indispensabili per divulgare la musica per le vie del paesino in festa. Divennero simboli di allegria, gioia e aggregazione, fonti di cultura allo stato puro, di quello scibile da diffondere alle masse di contadini analfabeti, durante periodi in cui i tassi di scolarizzazione erano molto bassi e i livelli di ignoranza piuttosto elevati.
La direzione artistica del progetto è curata da Pino Melfi, diplomato in tromba e in musica jazz, al conservatorio G. Da Venosa, di Potenza, coadiuvato da Sebastiano Perretta. Essi intendono realizzare una serie di concerti, al fine di rafforzare, rivitalizzare e svecchiare la tradizione popolare lucana, con particolare cura e attenzione rivolta anche alla musica dell?intero Meridione. L?associazione musicale I suoni delle Dolomiti nasce a Pietrapertosa (PZ) nel 1998, grazie all?attività di Pietro Nigro, e patrocinata dalla pro loco del piccolo borgo lucano. Tra le esperienze più rinomate bisogna ricordare i concerti natalizi realizzati nel 2000, 2001 e 2002, ma anche le interpretazioni musicali eseguite a Scalea (CS), nel 2001, oppure in occasione del Cinespettacolo della Grancia, nel 2002, o i concerti di musica sacra (Pescopagano, PZ, 2002) e classico-moderna (Laurenzana, PZ, 2003). Il ricavato è stato investito interamente per finanziare l?attività dell?associazione.
Privi di presunzione, essi affermano che il loro intento è comparabile a un esiguo contributo in onore dell?ampio movimento bandistico della regione, il quale caratterizza le feste locali sacre o pagane, e in generale è figlio della cultura dei centri lucani, così come ogni abitante della Basilicata può ricordare, andando a scavare nei cassetti della memoria.