Passo della Colla – Nell?intricato mondo lavorativo lucano, tra l?incertezza del futuro per i più giovani e la mancanza di certezze per i lavoratori già collaudati, ritorna a far parlare di sé l?annosa e complicata questione della ?Lucana Calzature?. Più volte sulle nostre pagine ci siamo adoperati nel tracciarne un quadro informativo costante e seguirne gli sviluppi. Nel tempo si è avuta la forte impressione di essere di fronte ad un investimento, né lungimirante né oculato né redditizio, ma solo incapace di tessere una quotidiana stabilità per i trecento e più lavoratori, in balia della crisi e con moglie e figli a carico.
Oggi, il recente e drammatico passato sembra essere uno spiacevole ricordo e niente più. Nell?aria velata di speranze speranzose si sta tentando in tutti i modi di riaprire il vecchio stabilimento e riportare lavoro, in un?area della regione, dove il tasso di disoccupazione sembra toccare percentuali non certo invidiabili: molto lavoro nero, nessun tipo di assistenza, cantieri dove la sicurezza è un optional, contratti full-time onorati con paghe part-time e tanti, tanti silenzi omertosi in merito.
Insomma, forse i tanti operai in mobilità della ?Lucana Calzature? potranno ritornare sui loro passi, considerando i lunghi contatti e le trattative recenti intavolate tra il sindaco di Maratea, Giuseppe Schettino e Luciano Le Botti, rappresentante legale del gruppo imprenditoriale marchigiano, che provvederà al recupero dell?attività calzaturiera e nell?ulteriore investimento di denaro. Stando alle dichiarazioni raccolte degli addetti ai lavori, a iter di formazione professionale e agli sgravi fiscali, i novelli padroni non escludono di iniziare la nuova scalata al Passo della Colla in un arco di tempo che va da qui al prossimo mese di aprile. E già si parla in cifre. Saranno, presumibilmente, 150 i lavoratori che saranno occupati immediatamente ed altrettanti 150 quelli da reintegrare.
Sperando in un?efficace risoluzione di questo tipo sorgono, in loco, intoppi non proprio trascurabili. Il primo riguarda lo stato e le giacenze fallimentari del capannone che finora ha ospitato i capricci della scarpa e che non può vantare una buona salute. A quanto pare, l?Amministrazione comunale del ricco centro turistico, non si preoccupa di questo, perché più di una volta ha fatto sapere di voler provvedere al recupero e al riscatto della struttura. Il secondo problema si chiama ?Legge 488?, anche se i lavoratori del futuristico polo della scarpa dovrebbero essere assunti senza far ricorso all?applicazione della norma citata. Questa indiscrezione, se vera, costringerebbe gli imprenditori ad investire nel progetto con soldi propri.
Ma, allora, è possibile considerare soltanto un brutto sogno le esperienze passate? Possiamo rispondere di si, avendo già sperimentato tutte le soluzioni precedenti; possiamo rispondere di no, appellandoci al ricordo di abitudinari licenziamenti facili. Vedremo.
In questa fase nulla deve essere lasciata al caso. Si chiede un intervento sindacale immediato, una serie di incontri tra la cittadinanza, i lavoratori, gli amministratori locali e le alte cariche regionali, come momento di confronto e valutazione critica sulla fattibilità del progetto e la veridicità della messa in opera, senza ombre di superficialità e diniego. L?intera pianificazione occupazionale deve risultare un?ulteriore grande opportunità, un?alternativa d?ampio respiro e non le solite manovre per accaparrare voti prima delle elezioni. Niente più illusioni.