Sapri 9 gennaio. Siamo con Carlo Ripa di Meana.
Perché è qui a Sapri e da chi è stato invitato?
Sono stato invitato a questo incontro dal ?Comitato Nazionale del Paesaggio, Sezione del Cilento?, che ha affrontato in queste settimane una delibera: diciamo ?un appuntamento? offerto dal Comune di Torraca ad alcuni impresari eolici che si propongono di piazzare sulle alture che fronteggiano il Golfo di Policastro 17 torri gigantesche in acciaio per la produzione di energia elettrica in ragione della forza del vento. Questa sarebbe una realtà energetica di assoluta irrilevanza e, in più, avrebbe il gravissimo risultato di liquidare ogni avvenire turistico non solo del Comune di Torraca e della popolazione che lì risiede, ma anche dei Comuni limitrofi, in particolare i Comuni dell?entroterra, parlo di Tortorella. Ma anche della costa, che da Camerota fino a Sapri passando per Punta Infreschi, sarebbe confrontato perennemente nella stagione turistica, nelle navigazione da diporto da questa mostruosa realtà industriale come sono i cosiddetti ?parchi eolici? contemporanei: torri che raggiungono e superano i 100 metri di altezza e che produrrebbero una ferita nella skyline del grande, potente massiccio del Cilento e che, ripeto, porterebbero nelle casse del Comune temerario ed imprudente, che sottoscrivesse la concessione, qualche spicciolo insufficiente per alcunché nella vita amministrativa del Comune. Quindi un?operazione in totale perdita, di cui non si vede il più lontano beneficio. Questa iniziativa promossa dal Comitato che si è costituito nel Golfo di Policastro, collegato alla sede centrale di cui sono Presidente e che qui rappresento, ha organizzato questo incontro molto interessante dove si sono espressi ?uomini decisori? del Cilento: il Sindaco della città di Sapri Giuseppe Del medico, il Sindaco di Tortorella Nicola Tancredi, che ha portato a un diniego netto la sua amministrazione, il Presidente della Comunità Montana del Golfo di Policastro Vito D?Agostino, l?Assessore regionale Addinunzio e una serie di rappresentanze istituzionali che hanno confermato la loro contrarietà al progetto del parco eolico. Concludiamo, perciò, questa riunione con la forte speranza che questo progetto sbagliato venga prima contrastato nelle sedi istituzionali e poi abbandonato dal Sindaco di Torraca, che lo ha avanzato in modo del tutto imprudente e, aggiungo, irresponsabile.
Ma, in realtà, c?è stata una vera ?valutazione di impatto ambientale? sul territorio?
Assolutamente no! È in corso una ?parodia? di valutazione di impatto ambientale promossa da una Commissione regionale che ha agito, fino ad ora, senza coinvolgere né la Provincia di Salerno, né, tanto meno, i Comuni che subirebbero l?affronto a cominciare dal Comune di Sapri. Tale Commissione regionale composta da esperti non noti e in assenza di partner istituzionali locali, che si è affacciata ieri, senza raggiungere i siti dove si dovrebbero piazzare queste torri, dopo breve tempo si è precipitosamente ritirata rientrando alla base. A chi chiedeva che tipo di valutazione di impatto ambientale fosse una valutazione del genere, che non arriva neanche a studiare il luogo, si è risposto che si possono avere dalle carte, dalle mappe tutti gli elementi conoscitivi. Questa è la ragione per cui la definisco una ?ricognizione parodia?: nulla di serio, nulla di autorevole, nulla di convincente! Bisogna partire da zero: costituire una Commissione come si deve, che abbia in sé la presenza degli interessati, presenze qualificate e che faccia un lavoro secondo le regole di serietà, di scrupolo indispensabili. Tra l?altro stiamo attenti: altre zone del Paese, come il Cilento, rischiano di vedersi presto istallare sulle proprie teste le torri eoliche.
La diatriba fonti rinnovabili/nucleare sembra che stia subendo un rilancio pubblicitario in questi ultimi mesi. La questione di Scanzano Jonico ci è servita per verificare ciò che sta succedendo: il tentato rilancio del nucleare in Italia. La popolazione di Scanzano, della Basilicata e dell?intero Meridione si sono opposte al Decreto Legge n. 314 che non aveva, alcunché di chiaro, di limpido e di legittimo. Adesso questo Decreto è stato modificato. Che cosa pensa degli emendamenti al medesimo Decreto e che cosa pensa del fatto che ormai è passato alla Camera e al Senato ed ora giace nelle mani di Ciampi?
Penso che gli emendamenti siano stati nell?insieme emendamenti correttivi, ma insufficienti. Si è schivata, naturalmente, la questione centrale che è la ricerca dell?accordo delle popolazioni che vivono nel luogo o nei luoghi prescelti. Capisco il cosiddetto ?collo stretto? della bottiglia, però bisogna percorrerlo, non si può risolverlo in via autoritaria. Che le scorie nucleari debbano essere conferite in una discarica molto attrezzata e assolutamente sicura è vero. Non possiamo baloccarci con l?idea che forse la Russia, che ha bisogno di Euro, apra un sito in Siberia, perché una certa produzione di scorie nucleari l?Italia continuerà pur ad averla a causa delle necessità delle terapie radiologiche ospedaliere, della ricerca scientifica. C?è, quindi, un problema di deficit democratico nelle procedure che hanno portato all?individuazione del sito di Scanzano aperto. Quelle procedure che la popolazione, giustamente, ha respinto. La via ?militaresca? con cui si è voluto imporre una scelta che, invece, presentava controindicazioni vistose che sono state in quella battaglia segnalate e che hanno portato alla vittoria. Spero che il Presidente Ciampi esamini con molta ponderazione questo testo e lo rimandi alle Camere per ulteriori migliorie possibili. Rimane il punto che, in tempi brevi, l?Italia deve uscire da questa incertezza perché il mantenere aperto il caso ha come conseguenza, molto negativa, la presenza di vari luoghi dove questi materiali vengono custoditi in condizioni di estrema insicurezza. Dobbiamo in qualche modo maturare una buona scelta. Penso che la scelta augurabile sia trovare nella lunga penisola e nelle sue zone meno antropizzate un sito stagno capace. Ci sono come si sa varie ipotesi, in particolare per gli antichi depositi di salgemma.
In un certo senso Lei sta riproponendo la soluzione varata dalla Sogin S.p.a. nel suo documento. Se Scanzano Jonico è stato scelto da una lista di 600 siti, come è possibile pensare che uno di questi 600 siti sia scelto come luogo del deposito delle scorie di III categoria?
No, io non suggerisco la lista stilata dalla Sogin S.p.a. La lista dei 600 siti, in realtà, è la lista stilata non dalla Sogin S.p.a., ma dalla ?Commissione Ecomafie? (detta anche ?Scalia?, dal nome del suo Presidente), della XIII legislatura, cioè quando al Governo sedeva il centrosinistra.
Suggerisco che il problema non venga insabbiato! Mantenendo il tutto allo stato attuale, cioè con queste scorie disseminate non si sa neppure in quanti siti…Beh…abbiamo qui vicino la Trisaia di Rotondella (MT), che è il secondo sito più grande d?Italia per il deposito delle scorie radioattive con 2.800 metri cubi di scorie, dopo il sito della Casaccia nei pressi di Roma (8.500 metri cubi). Si, perciò, sostengo che questa situazione di alto rischio venga affrontata e venga risolta con una scelta: si vuole percorrere la scelta di conferire altrove le scorie nucleari italiane, sia delle vecchie centrali dismesse, sia quelle continue che vengono dalla ricerca, dalle pratiche ospedaliere, dalla medicina nucleare e così via? Si scelga quella! A me non sembra convincente…
Affidare alla Russia la gestione delle scorie italiane, forse…
…Non è una grande trovata! Però la situazione italiana è la peggiore: perciò insisto perché Ciampi rimandi alle Camere il testo della Legge insufficientemente rimaneggiato, lo rafforzino in sede parlamentare nel senso della sicurezza assoluta e del coinvolgimento delle popolazioni interessate. Questo percorso di democrazia non può essere escluso d?autorità, non può il Generale Jean sostituire i cittadini e le loro famiglie. Deploro e critico il protrarsi di questa situazione pericolosa.
La politica, però, si può sostituire alla scienza in questo caso? Faccio riferimento al deposito di Yucca Mountain negli U.S.A., dove sono 25 anni che si conducono degli studi, ma ancora non si è arrivati ad una soluzione: si può in 12 mesi scegliere un sito permanente per lo stoccaggio delle scorie di III categoria?
La politica non si può sostituire, però può scegliere la via, in base al ?principio di precauzione?, di massima precauzione. Naturalmente nulla è perfetto la scienza evolve, scopre quello che oggi ancora non è noto, etc? Non credo che nel mettere la testa sotto la sabbia e dire: ?non c?è, non esiste il problema?, si risolva qualcosa. Sul nucleare tra l?altro ancora ci sono troppi nodi non risolti: lo smaltimento delle scorie, i costi, l?indirizzamento dei finanziamenti alla ricerca scientifica, lo smantellamento delle centrali dismesse. Quindi è una questione non aperta da un pregiudizio, da un terrore delle popolazioni. È un problema aperto per ogni realtà, anche e soprattutto per le realtà dei Paesi che ancora producono energia nucleare.
Quindi il nucleare no, l?eolico no, il fotovoltaico si dice che abbia i suoi difetti?, allora quali possibilità? L?idrogeno, il geotermico?
La comunità scientifica mi pare sempre più orientata sul trinomio: solare, fotovoltaico e termico e idrogeno come vettore, carburante soprattutto per i trasporti, ma non solo. Questa sembra allo stato della ricerca, Lei non parla con un fisico, con un uomo di scienza, parla con un operatore che si rimette alla letteratura corrente, che mi sembra convergere su questi elementi. Per l?eolico è stato già detto: è un?energia sicuramente rinnovabile, ma con costi e incidenze troppe pesanti. Quelle delle maree presenta altri problemi?: nulla è a costo zero! Però nelle opzioni bisogna avvicinarsi quanto più alle vocazioni di quella parte del pianeta e studiarne, per contenerle, le controindicazioni. È un?incessante ricerca!