Procede a passo spedito la raccolta di copertine sulla storia dei lucani
famosi che hanno lasciato o lasciano tuttora il segno nella nostra cultura.
Finora abbiamo parlato di:
– Rocco Scotellaro
– Leonardo Sinisgalli
– Anna Maria Basso
– Nicola Sole
Oggi: Francesco Mario Pagano
Tra la fine del Settecento e gli inizi dell?Ottocento, una delle fasi più
significative della storia rivoluzionaria italiana, è scandita da un esemplare
lucano: Francesco Mario Pagano.
Nasce a Brienza, in provincia di Potenza, nel 1748 da una famiglia originaria
della provincia di Salerno. Il suo primo biografo, Giustiniani, nel
?Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli?, (Napoli 1797) colloca
Brienza nella terra di Principato Citra, comprendente gran parte della
Lucania, Nocera e avente come capoluogo Salerno.
Maestro di Pagano fu Padre Gherardo degli Angioli a cui il lucano dedicò una
canzone. La vita dell?illustre scrittore si consuma a Napoli insieme ad un
amico: Domenico Cirillo. Nel 1782 esce la prima tragedia di Pagano: ?Gli esuli
tebani? nella quale si porta avanti con fervida coscienza una speranza:
instaurare una forma innovativa di governo fondata sulla libertà civile.
Per quale motivo si rilancia il genere teatrale?
La tragedia è l?unica via capace di accendere gli entusiasmi rivoluzionari e
gli odi antitirannici, trasformare il cuore e lo spirito alimentando il
linguaggio delle passioni.
Pagano, operante nella Napoli borbonica del 1780, vede la rappresentazione
scenica come luogo ideale in cui ciascuno fa parlare la propria sensibilità,
occupando l?anima con qualcosa di grande e straordinario. L?idea fondamentale
attorno cui ruota la tragedia, riguarda la superiorità della legge
sull?individuo, dell?eticità e della razionalità del diritto sulla
forza.
Requisito essenziale della libertà e dell?indipendenza di un popolo: l?assenza
di un potere monocratico. Il potere assoluto costringe al silenzio ed opprime
la libertà civile.In questo senso , Pagano si muove lungo linee già tracciate
negli Annales da Tacito ma s?inserisce in un filone narrativo diverso rispetto
agli altri scrittori lucani. Egli va al di là di una microrealtà di miti,
tradizioni e mette a nudo la mancanza di un?autentica società civile
meridionale, cosciente di operare in un momento storico di forte
decadenza.
Pagano dedica ?Gli esuli tebani? all?amico Gaetano Filangieri che opera nel
filone speculativo e teorico nella Napoli della seconda metà del ?700.
Nell?epicedio, l?amico viene presentato come eroico difensore del diritto
contro la violenza. Il suo ricordo resterà vivo nella memoria degli amici e
nello scorrere del tempo.
?Ma tu gran Filangier, spento non sei.
Tu vivi ancor nel sen de? fidi amici.?
La morte non spezza i solidi vincoli d?amore, li copre solo con un fitto e
denso velo. L?esistente è l?effimero; ciò che continua ad esistere non è che
una pallida ombra dell?eterno, dinanzi al quale un lungo trascorrere di
millenni è solo un attimo breve.