VAL D’AGRI. Da qualche anno a questa parte la Basilicata si interroga, spesso
con un dibattito dai toni accesi, su una vicenda che potremmo definire
“inquieta” e che interessa, nello specifico, uno dei suoi angoli più belli e
meglio conservati: la Val D’Agri. Alla base di quanto affermato sta la natura
“bifronte” del territorio in questione: da un lato un importante campo
minerario (in ragione di un grosso giacimento petrolifero rinvenuto nel
sottosuolo), e dall’altro di un tesoro inestimabile dal punto di vista
ambientale che si è cercato di salvaguardare attraverso l’istituzione di un
parco nazionale dalla “gestazione” a dir poco travagliata.
In questo quadro di estrema complessità si colloca la notizia
dell’approvazione, da parte della Giunta Regionale, dei criteri di
ripartizione di una cospicua tranche di finanziamento a favore dei trenta
comuni rientranti nel Programma Operativo “Val
D’Agri-Melandro-Sauro-Camastra”, il cui totale complessivo, in termini
finanziari, ammonta a circa 350 milioni di euro. I fondi in questione sono
quelli provenienti dalle royalties e saranno destinati ad interventi
programmati sul territorio.
Ai comuni dell’area interessata è stata assegnata una somma nell’ordine dei
73,50 milioni di euro da utilizzare in quattro misure specifiche:
riqualificazione dei centri urbani (misura A1), architettura paesaggistica ed
ambientale (A2), sport (C1), e servizi socio-assistenziali e sanitari (C5).
Per ogni segmento di intervento ciascun comune avrà a disposizione una quota
di base, uguale per tutti, che consentirà anche alle realtà più piccole di
attivare progetti complessi. Per ciò che concerne, invece, gli altri criteri
di riparto dei fondi si terrà conto degli indicatori “territoriali” e
“socio-economici”, riferiti sia alle dimensioni che alle effettive situazioni
di disagio dei singoli paesi, da definire secondo le modalità già sperimentate
con i Piani Integrati Territoriali (PIT). Previsto, inoltre, uno specifico
parametro che esprima il “valore” di un progetto, intendendo in tal senso la
capacità di un comune di proporre interventi di valenza territoriale e di
intercettare ulteriori risorse per la loro attuazione. Tale modalità mira a
conseguire, nella logica di integrazione tra i comuni, risultati di “area
vasta” ponendosi, dunque, quale stimolo all’attivazione di procedure
concertative. Le amministrazioni, singole o associate, dovranno dotarsi di un
documento programmatico sulla base degli indirizzi che saranno predisposti
dalla regione, al fine di evidenziare le priorità e le opere che si intendono
realizzare.
Una “boccata d’ossigeno”, dunque, per i bilanci comunali dei paesi di
quest’area della Basilicata dove, nonostante un’attività estrattiva in corso
già da alcuni anni, sembrano ancora lontani i benefici di quella “via lucana
allo sviluppo sostenibile” ricordata dal Presidente della Regione, Filippo
Bubbico, in occasione di un suo intervento a Roma, lo scorso novembre,
nell’ambito del IV Convegno di Studi di Diritto Minerario e delle Risorse
Naturali. Dallo stato di attuazione dell’ormai celeberrimo Accordo
Eni-Regione, al fronte occupazione che versa in condizioni di estrema
criticità, alla compromissione di un ambiente naturale per il quale non può
valere il principio della compensazione, alla recente presa di posizione della
Conferenza dei Vescovi Lucani sulla questione Poggio del Caco, sono tanti i
segnali di come, a tutt’oggi, la situazione in Val D’Agri sia ben lontana da
una effettiva soluzione ma sia al contrario imperniata su una miriade di
posizioni contrastanti.
Non da ultima la querelle che ha per oggetto proprio uno dei punti del citato
Accordo Eni-Regione, vale a dire la localizzazione di una sede della
Fondazione Enrico Mattei. A rivendicarne la podestà il Comitato per lo
Sviluppo delle Aree Interne Lucane che per voce del suo Presidente, Filippo
Massaro, chiede che venga localizzata a Montemurro, “poiché si tratta di una
zona baricentrica tra i due comprensori petroliferi di Viggiano e di Corleto”
dove “sono state da tempo avviate iniziative culturali che si coniugano
perfettamente con le finalità della Fondazione Mattei”. Continua, intanto,
l’iniziativa, promossa dallo stesso comitato, di raccolta firme a sostegno
della petizione popolare per l’istituzione della “Zona Franca” nel
comprensorio petrolifero della Val D’Agri (già a quota 20 mila). Tra gli
obiettivi, tra l’altro, la diminuzione del 50% del costo della benzina, del
gasolio, del metano, dell’energia elettrica e del canone per la fornitura
dell’acqua a vantaggio delle popolazioni locali.