Il Pacchetto Treu (l. 196 del 1997) ha provveduto ad inserire nell?ambito delle politiche attive un insieme di misure di sostegno all?occupabilità, tra queste le borse-lavoro, i piani di inserimento professionale e i tirocini di formazione. Per quanto riguarda i risultati conseguiti dai primi due di questi strumenti in Basilicata nel 1998, il primo anno di finanziamento, i dati a nostra disposizione consentono di delineare solo alcune caratteristiche dei destinatari e delle imprese che ne hanno fatto uso.
Alla scadenza finale del dicembre ?97 le imprese richiedenti sono risultate 896, il 7,8% del totale delle imprese attive presenti in Basilicata a quella data. Nella distribuzione finale dei fondi la regione è risultata complessivamente sfavorita e questo ha determinato un numero inferiore di borse autorizzate rispetto alle previsioni, soltanto 1.723 alla data del 15
dicembre 1997.
Le 409 imprese che alla fine hanno attivato le borse rendono la percentuale di imprese coinvolte ancora più modesta, solo il 3,5%. Delle 1.354 borse attivate, 695, più della metà, erano accompagnate dalla richiesta di personale diplomato e questo dato differenzia il comportamento della domanda da quello che si è osservato per i Cfl. Il 58% delle borse ha riguardato unità femminili e il 64% sono state autorizzate nella provincia di Potenza. L?Inps regionale non ha mai fornito dati particolareggiati sulle borse di lavoro (la tipologia delle imprese beneficiarie, il titolo di studio dei borsisti), ma soltanto
il numero delle borse attivate.
[…]
Le domande sono pervenute in maggioranza (85,5%) da aziende di piccole dimensioni, con meno di 15 dipendenti, queste aziende mediamente chiedevano di
attivare circa tre borse, mentre quelle più grandi chiedevano l?attivazione di circa 7 borse ognuna. La maggior parte delle aziende appartenevano al settore manifatturiero (47%), seguite dalle aziende commerciali e dalle attività professionali (ambedue il 17%). In complesso il 64% delle imprese prevedeva lo svolgimento di attività formative complementari (senza particolari differenziazioni per dimensione o settore produttivo).
Per quanto riguarda la trasformazione delle borse in contratti di lavoro a tempo indeterminato, l?unico dato disponibile è quello fornito dagli uffici circoscrizionali della Provincia di Potenza (esclusa la circoscrizione del capoluogo), che indicano in 51 le borse lavoro trasformate, mentre mancano dati da parte degli uffici circoscrizionali della Provincia di Matera, a sottolineare ancora una volta la carenza di adeguate funzioni di
monitoraggio al fine di valutare correttamente l?esito delle politiche promosse.
Tuttavia, se si considera che nella provincia di Potenza sono presenti la maggior parte delle circoscrizioni della regione, il dato delle 51 borse trasformate appare indicativo delle difficoltà alla trasformazione in rapporti di lavoro stabili nonostante gli incentivi finanziari previsti per l?assunzione a tempo indeterminato.
Da un?attività di indagine diretta si è potuto rilevare come l?esperienza delle borse di lavoro sia stata spesso giudicata positivamente sia dai giovani, che hanno così avuto modo di superare quanto meno l?effetto della barriera all?ingresso, sia dalle aziende, che hanno avuto modo di utilizzare giovani scolarizzati, spesso impiegati in operazioni di snellimento e di automatizzazione di procedure d?ufficio. In molti casi è stata
la debolezza e la precarietà economica dell?impresa a impedire la trasformazione di questa esperienza in un rapporto di lavoro, e questo riguarda soprattutto la maggioranza delle imprese che come abbiamo visto avevano dimensioni molto limitate, anche nel settore manifatturiero. E? significativo in questo senso anche il fatto che nel distretto Inps di Melfi
la maggior parte delle domande, 167 su 260, provenissero da aziende di abbigliamento intimo ricadenti nel cosiddetto ?polo della corsetteria di Lavello? ed è ragionevole ipotizzare che tale strumento sia servito, insieme ai contratti di riallineamento, alla regolarizzare di parte della forza lavoro femminile impiegata nei laboratori.
Il giudizio complessivo sulle borse di lavoro trova una sostanziale conferma nell?indagine condotta dalla Regione su uno strumento di analoga valenza attivato su base locale. Nell?ambito del decentramento delle iniziative a favore dell?occupazione, la Regione Basilicata ha infatti promosso uno strumento simile a quello delle borse lavoro ma che, tenendo conto delle caratteristiche della disoccupazione regionale, si rivolgeva esclusivamente ai disoccupati con oltre 32 anni. Questa iniziativa è stata finanziata nel
corso del 1998 con appositi fondi comunitari. La misura era rivolta a disoccupati in possesso almeno dell?obbligo scolastico e con almeno 24 mesi di disoccupazione.
Con essa s?intendevano realizzare stage formativi finalizzati a far maturare esperienze di lavoro. Le imprese che alla data di scadenza avevano presentato istanza di richiesta erano risultate 1.259. Le borse effettivamente attivate sono state però 417, una per ciascuna azienda che aveva passato la fase istruttoria. Le donne hanno costituito il 62% delle unità coinvolte e
sono state impegnate nelle aziende per il 53% in lavori di ufficio, mentre il 32% ha ricoperto mansioni operaie. L?organizzazione autonoma dell?iniziativa sul piano regionale e il fatto che fosse finanziata con fondi europei hanno fatto sí che essa venisse accompagnata da un?attività di monitoraggio. Il Dipartimento Formazione della Regione, alla fine del periodo considerato
utile per gli stage, ha inviato alle aziende un questionario sulla valutazione dello strumento.
Ha risposto solo il 40% delle aziende interpellate (167 casi) e questo sicuramente costituisce 11 Le imprese ammesse erano quelle con almeno 2 e non più di 100 dipendenti e che non avevano proceduto a nessun licenziamento nell?ultimo anno. I settori di attività erano quelli indicati nell?art. 26, comma 1, lettera e della legge 196/97. un forte limite alla generalizzazione. Dai questionari emerge una valutazione positiva dello strumento e l?intenzione di 70 aziende sulle 167 rispondenti di voler assumere lo stagista. Delle 97 aziende che non si dichiarano disponibili all?assunzione del borsista, 49 imputano ciò all?insufficiente livello dell?attività aziendale e 19 al periodo limitato di tirocinio, reputato non sufficiente a valutare compiutamente le attitudini dello stagista. Nel complesso le aziende lamentano una eccessiva farraginosità delle procedure, una scarsa puntualità nei pagamenti; mentre gradirebbero per il futuro l?allungamento dei periodi di stage fino a 24
mesi, con la disponibilità a partecipare finanziariamente, e la possibilità di avere più di uno stagista per favorire la selezione o per sostituire gli stagisti dimissionari nel corso del rapporto.
Di natura diversa, in particolare per le aziende che possono farne richiesta, sono i Piani di Inserimento Professionale (Pip) istituiti originariamente con la legge 451 del 1994. I Pip interessano i giovani privi di occupazione, diplomati, laureati tra i 19 e i 32 anni e fino a 35 anni per gli iscritti al collocamento da oltre 24 mesi. Nel corso del 2000 sono stati impegnati circa 1.400 giovani. Dati più analitici sono disponibili per il 1998 quando i Pip
attivati sono stati 975. Di questi laureati e diplomati 769 sono stati inseriti presso studi di geometri e di ragionieri commercialisti, 86 presso artigiani e commercianti, 101 in cooperative e 19 nell?industria. Come è accaduto per le borse lavoro è probabile che in alcuni casi i piani di inserimento professionale abbiano contribuito alla regolarizzazione di
collaborazioni non regolari che sussistevano già precedentemente.
Intanto, l’Assessorato al Lavoro della Regione Basilicata ha già provveduto allo stanziamento di fondi a favore di circa 1000 Borse Lavoro per l’anno 2004. La scadenza delle domande è fissata per il 31 gennaio 2004.
Articolo di Enrico Rebeggiani