Siamo a cavallo di due date storiche: 15 novembre 1993, istituzione dell?Ente Parco nazionale del Pollino e l?11 febbraio 1994, formazione del primo Consiglio direttivo. Sono trascorsi dieci anni; si sono avvicendati quattro presidenti (compreso la reggenza di Cerchiara), un direttore e tre Consigli direttivi. La prima data è stata più un evento burocratico. La seconda data è stata vissuta come un episodio epocale.
Eravamo tutti nell?attesa dell?arrivo dell?elicottero dell?allora ministro dell?ambiente On. Valdo Spini che recava con se i decreti di nomina dei componenti del primo Consiglio Direttivo del neonato Ente Parco nazionale del Pollino. L?orario d?arrivo, previsto per le 10.00 del mattino, era già stato abbondantemente disatteso. Il ritardo s?imputava al cattivo tempo e al forte vento che impediva l?elicottero di decollare dall?aeroporto di Potenza.
?Che vuoi che siano due ore di ritardo: abbiamo aspettato trent?anni per questo momento??.
Ora non sappiamo se il nuovo Consiglio Direttivo già nominato ufficiosamente dal ministro Matteoli abbia intenzione di preparare festeggiamenti nel primo decennale di vita dell?Ente Parco Nazionale del Pollino, sappiamo con certezza che qualcosa di strano accade presso il lo stesso ministero. Infatti, è da metà ottobre che il presidente Fino ha annunciato con una lettera ufficiale ai componenti designati a far parte del nuovo Consiglio direttivo, ma il decreto ufficiale ancora non è arrivato.
Sappiamo anche che presso ogni ministero esiste una sezione staccata della Ragioneria Generale della Corte dei Conti dove si depositano e si registrano i decreti che ogni ministro emana; quindi bastano ventiquattrore affinché i provvedimenti presi diventino ufficiali; segue poi il tempo tecnico di notifica ai diretti interessati e quindi i singoli componenti sono convocati per la prima seduta inaugurale del nuovo corso. Non sappiamo come mai questi decreti non sono stati ancora notificati alle persone interessate. Gli organi di vigilanza non sono convinti? Hanno trovato qualche vizio di forma che causa ritardo? O, peggio, si ritarda l?emanazione dei decreti nell?attesa di trovare i giusti equilibri politici prima dell?avvio del nuovo Ente Parco? Non è dato a sapersi.
Nel frattempo tra il periodo di Commissariamento, iniziato appunto il 6 novembre del 2001, e il periodo di presidenza monocratica sono trascorsi poco più di due anni d?assenza di democrazia, nel senso di mancanza di organi collegiali così come previsto dalla legge istitutiva dei Parchi, nel nostro Ente Parco nazionale del Pollino.
Questo cosa ha prodotto?
1) L?assunzione di atti amministrativi deliberanti da parte del presidente che il nuovo Consiglio direttivo sarà chiamato a ratificare. Questi atti erano tutti urgenti ed indifferibili, vitali per la sopravivenza dell?Ente stesso?
2) Può un Consiglio direttivo ratificare degli atti antecedenti alla sua esistenza?
3) Se queste deliberazioni non saranno ratificate cosa accadrà ai singoli contributi promessi a pioggia su tutto il territorio?
4) Sanno i nuovi Consiglieri che possono incorrere nel reato di falso in atto pubblico, reato che per un amministratore è di una gravità unica, che pregiudica tutta la carriera futura?
Non vorremmo essere nei loro panni.
Dall?altro canto, questo vuoto legislativo, ha creato nel territorio un?assenza di regole, un vuoto culturale, nteso come cultura dell?ambiente, che ha azzerato quel poco che fino s?era fatto.
In un sondaggio condotto l?estate scorsa a San Severino lucano sia tra i visitatori sia tra i cittadini, è emerso che nessuno sa a cosa serve e cosa sta facendo l?Ente parco, tutti sono d?accordo di far parte di un parco.
In un altro sondaggio (faceva parte di un questionario propinato a studenti di un istituto superiore di Castrovillari), alla domanda se conoscevano il nome del Presidente e del Direttore del parco, tutte le risposte sono state negative: nessuno degli studenti ha mai visto o sentito parlare il Presidente o il Direttore del Parco.
Siamo in una situazione di ?corto circuito politico-istituzionale? com?è stata definita da autorevoli commentatori, dalla quale non s?intravede via d?uscita.
Si è distrutto quel poco che è stato fatto in materia di comunicazione.
Ad ogni modo navigando a vista e a tastoni si svuotano le tanto vituperate ?giacenze di cassa? , senza preoccuparsi di rimpinguarle, per cui, anche alla luce delle disponibilità di fondi per i parchi previsti nella nuova legge finanziaria, si preparano tempi bui per le aree protette del nostro Paese.
A dieci anni di distanza non è stato ancora approntato il Piano del Parco. È in circolazione in questi giorni un ennesimo aggiornamento alla bozza presentata dalla società incaricata di redigere gli elaborati; se pensiamo all?iter burocratico previsto per l?entrata in vigore di queste norme (parere dell?Ente Parco, della Comunità del Parco, delle province, dei comuni ed approvazione delle Regioni) sicuramente non basteranno altri tre anni.
Altro nodo spinoso che il nuovo Consiglio direttivo dovrà affrontare all?indomani del suo insediamento, è la questione concorsi: da oltre due anni che sono stati banditi non si capisce per quale mistero non si portano a compimento.
A questa situazione si aggiunge lo spinoso problema dei numerosi lavoratori socialmente utili (oltre trecento persone) in procinto di andare via a causa della scadenza del contratto, prevista per il prossimo 31 dicembre.
Non parliamo poi della situazione in cui versano i Centri visita, in parte non ultimati (negli arredi), in parte completamente chiusi, in parte ancora da ristrutturare, ben sapendo che sono dei punti nevralgici per il controllo dei flussi turistici, e per l?immagine dell?area protetta stessa. Infine, segue la domanda cruciale, del chi dovrà gestirli. Fino ad ora sono stati tenuti aperti dai lavoratori socialmente utili e dopo? Altra grana che il nuovo Consiglio direttivo dovrà esaminare è il famigerato incarico di consulenza che è stato dato alla moglie del presidente stesso – dietro anche un lauto compenso ? e su richiesta della presidenza della Comunità del Parco , ben sapendo che esiste una incompatibilità fino al quarto grado di parentela.
Che dire invece della posizione del Direttore generale? Niente. Sennonché gli è stato prorogato d?altri tre mesi il suo incarico e nel frattempo ricopre anche il ruolo di Commissario straordinario del Consorzio di Bonifica della Valle del Lao di Scalea. Come dire che ? per esempio ? nella questione della captazione della sorgente di Nascijume nel comune di Verbicaro, sia lui stesso a darsi l?autorizzazione ad iniziare i lavori. In altri tempi questo si sarebbe chiamato incompatibilità, oggi si chiama conflitti d?interessi, ma nessuno si preoccupa. Un discorso a parte merita la funzione del ruolo di controllo della Comunità del Parco sugli atti dell?Ente Parco. Questo organismo nato nell?intenzione del legislatore come organo vigilante, di fatto, svolge funzioni di tutt?altro genere.
A questi problemi si aggiunge, tra gli altri, il quesito dello stato d?attuazione dei progetti di conservazione. Essi sono stati tutti prorogati.
Ma sono veri progetti di conservazione delle specie alle quali sono destinati?
Se i lupi continuano ad essere uccisi, se i grifoni sono ancora in gabbia come polli nell?attesa di essere mandati al macello, se l?aquila reale stenta a nidificare, se i cervi sono uccisi, è giusto chiedersi a chi giovano queste informazioni:
1) Sicuramente ai ricercatori (che stanno in ogni caso facendo un ottimo lavoro) che si vedranno ?ingrossato? il proprio curriculum in vista dei prossimi concorsi accademici.
2) Al presidente del parco che li usa come copertura ambientalistica dei suoi atti.
I lupi, le aquile, i grifoni e i cervi non sono stati interpellati.
Non parliamo infine, della situazione in cui versano i sentieri del Parco: alcuni abbandonati a se stessi, pieni di rovi, chiusi, altri, segnati a vernice bianco-rossa sugli alberi nei tratti più evidenti e facili, nessun segnale nei punti nevralgici dove un escursionista in caso di cattivo tempo, potrebbe avere delle serie difficoltà di orientamento (ci riferiamo al sentiero che porta in cima al Pollino).
E il famoso progetto dei Servizi di Montagna ereditato dalla regione Basilicata? Che fine ha fatto? Non è dato a sapersi.
E i rifugi, vera spina dorsale di un area protetta, quando saranno di nuovo fruibili? Anche questo Non è dato a sapersi. Abbiamo l?impressione che tutte le persone in campo in questo momento sono anti-parco e tutto si vuole tranne che ripristinare un minimo di regole sul territorio.
È emblematica, per chiudere, la vicenda dei cinghiali: l?assessorato di competenza della provincia di Cosenza è intenzionato a immettere nel territorio del Parco, in ottemperanza della legge sulla caccia, altri cinghiali; l?Ente Parco Nazionale del Pollino continuerà a spendere altri fondi per indennizzare gli agricoltori dai danni subiti da questa specie. Un classico esempio di ?cooperazione istituzionale?. Forse è il caso di rimandare i festeggiamenti al prossimo decennale.