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Luce sulla mostra di Gaetano Martinez

Il museo Provinciale di Potenza per ben due volte ha ospitato l?eclettico Gaetano Martinez (Galatina,1892 – Roma,1951). E? presente, in effetti, in qualità di scultore-pittore, ma anche come disegnatore-letterato. Ciò è possibile, in quanto la formazione culturale e la vivida intelligenza dell?artista galatinese, gli consentono di esprimersi attraverso differenti forme artistiche.

Il secondo tipo di attività, in particolar modo, gli permette di essere un teorico meticoloso, in grado di mostrare la propria evoluzione nel campo dell’arte e anche la propria crescita interiore e spirituale. L?intera raccolta ritrattistica dell?artista, infatti, è indissolubilmente fusa con le parole del Martinez, impresse sugli stessi fogli dei disegni, volte a esporre concetti, conoscenze e pensieri. Martinez fissa indelebilmente, su carta, qualsiasi cosa o persona che gli susciti delle emozioni, proprio come fecero Carducci o Hugo con le loro penne nell?atto di posarsi su bianche pagine di carta. Egli utilizza fogli semplici e scarni, su cui posa la matita o il pennino a imprimere tratti essenziali, per disegnare volti, persone, oggetti, fino a sfiorare, a volte, un linearismo pedante.

I primi ritratti mostrano e descrivono la babelica confusione che alberga nell?animo dell?artista da giovane, tanto che in Michelangelo oltre a raffigurare il Buonarroti con uno sguardo corrucciato, chiede perdono per aver profanato l?arte, mediante il proprio tipo di stile scultoreo, proprio per via del caos interiore. In Carducci egli disegna il letterato italiano e vi imprime accanto parole come ?eroe d?Italia che veglia sulla patria?, a immortalare la sua ammirazione per il rinomato poeta. Le riflessioni dell?artista sono presenti anche in Vecchia, nel quale scrive che ?il soffio vitale è sacrificio e sofferenza, nonché un dovere per gli onesti?, eppure esistono anche ?i malvagi e le guerre, a complicare le esistenze?. Tale disegno in china ben materializza tali parole, mediante il volto pensieroso dell?anziana e il corpo inaridito dalla senilità. Attraverso Cristo, Martinez si interroga a parole sull?esistenza di Dio, nonché sulla figura e sulle opere realizzate da colui che per antonomasia è divenuto l?agnello vivente.
L?artista apprezza il pensiero del figlio di Dio, la sua morale, il suo altruismo, ma la brutalità del mondo circostante, quasi nullifica il suo sacrificio umano e induce Martinez a misconoscere gli ideali del Cristo. Eppure dagli occhi sinceri e limpidi, impressi in tale dipinto, il corpo fermo e tranquillo, mostrano il ritratto di una persona pacata, sicura, vera. Dai ritratti si scorge anche la crescita culturale dell?artista galatinese, in quanto egli teorizza sui differenti artisti e sulle loro opere d?arte; dall?armonia di Michelangelo alla scientificità di Leonardo, dalle sensazioni dell?Impressionismo alle avanguardie del Futurismo. Contemporaneamente il Martinez continua a descrivere i propri flussi di pensiero. In Senza titolo raffigura un volto dai tratti corrucciati a causa di un intensità di pensiero; le parole collegate descrivono l?artista ideale come colui che riesce, attraverso le proprie opere a manifestare la propria commozione, quale frutto di una contemplazione di sentimenti umani, emozioni che scaturiscono dallo scoprire il mondo e i suoi fenomeni, in tal modo l?opera d?arte sarà bella e lo resterà nei secoli, ognuno continuerà ad apprezzarla e, vederla più volte, non permetterà agli occhi di stancarsene.

Sempre in Senza titolo egli annota una seconda riflessione e consiglia al proprio pubblico di diffidare di colui che ?non conosce sacrifici o sofferenze o povertà, in quanto la loro mancanza rende l?individuo insensibile a tutto?. Gli altri ?ritratti sono scritti? tutti lungo la stessa scia, si denota comunque l?evoluzione dell?artista, tanto che, in Nudo muliebre, Gioco, raffigura gli affetti familiari, come se stesse ricercando la pace e la quiete dei luoghi natali, prima della dipartita finale, situazione già presente anche nell?arte plastica. E? di tale periodo la frase del Martinez vivere ardendo e non sentire il male (1941), divenuta quasi un monito a essere vivi e superare le difficoltà, restando pregni di impeto e traboccanti di ardore per la vita, perché ogni dolore è insegnamento, ogni dolore quando passa lascia il posto alle gioie più solide e sincere.