La Basilicata, una regione di soli 600mila abitanti, costituisce un interessante punto di osservazione sulle dinamiche del mercato del lavoro nel Mezzogiorno.
Le piccole dimensioni di questa regione, l?assenza di concentrazioni metropolitane, contribuiscono a far sì che alcuni problemi che caratterizzano le regioni del Sud si presentino qui in maniera meno esasperata.
Emblematico e decisivo a questo proposito è il fatto che la criminalità organizzata vi abbia svolto finora un ruolo decisamente meno rilevante che nelle regioni confinanti e il fatto che le istituzioni hanno raggiunto, sempre in termini relativi, più elevati livelli di efficienza amministrativa. Va infatti segnalato che, rispetto alle altre regioni meridionali, qui si registri una capacità di programmazione e di spesa dei fondi strutturali europei nettamente più elevata, anche se questo non ha portato finora a risultati altrettanto positivi sul piano occupazionale.
Nel corso degli ultimi vent?anni la Basilicata è profondamente cambiata: fino alla fine degli anni ’70 era una delle regioni più svantaggiate del Mezzogiorno, con un carattere ancora fortemente agricolo e rurale. Con il terremoto del 1980 inizia una fase di ingenti trasferimenti e investimenti che qui, diversamente da quanto accade in Campania, l?altra regione colpita, determinano l?effettivo avvio di processi di modernizzazione e infrastrutturazione. Negli anni ?90 si assiste a una crescita sostenuta degli investimenti industriali, del Pil e a una ripresa dell?occupazione. Sono state soprattutto due esperienze industriali quelle che hanno contribuito a ridisegnare la struttura produttiva regionale: l?investimento della Fiat a Melfi e lo sviluppo del settore dei divani nell?area di Matera. Lo stabilimento Fiat-Sata avvia la produzione nel 1994 e a fronte di un investimento complessivo di circa 3.000 miliardi di lire occupa circa 6.000 persone direttamente e circa 3.500 nell?insieme di imprese dell?indotto.
Nell?area di Matera i lavoratori occupati nella filiera del salotto sono stimabili in circa 3 mila. L?impianto della Fiat rappresenta un episodio di transizione nelle politiche governative per il Mezzogiorno tra la fine dell?intervento straordinario e l?avvio della nuova stagione della programmazione. I suoi effetti sull?economia della regione sono stati di grande impatto ed è significativo che il bacino di manodopera sia esteso a tutta la regione oltre che interessare in misura minore anche aree della Campania e della Puglia. La vicenda del distretto del salotto è invece più legata a modalità di sviluppo endogeno e basato localmente, con un forte ruolo trainante di un?impresa e della sua leadership; in questo caso gli effetti occupazionali sono molto più circoscritti territorialmente e interessano tanto la Basilicata quanto la Puglia.
Recentemente si è fatto frequente riferimento ad un nascente nuovo distretto
dell?abbigliamento-intimo a Lavello: si tratta di una realtà virtuosa, ma ancora molto esile, dagli esiti occupazionali non consolidati, nata dalla delocazzazione di imprese emiliane e che già sta attraversando un primo momento di crisi.
Le vicende sopra descritte hanno influenzato il cambiamento economico e sociale della regione, ma gli indicatori del mercato del lavoro, in primo luogo il tasso di attività e quello di disoccupazione, mostrano il permanere di una situazione caratterizzata da un relativo deficit di domanda. In questo contesto l?efficacia delle politiche attive è rimasta debole mentre un ruolo preminente è stato affidato agli strumenti della politica economica e industriale.
Articolo di Enrico Rebeggiani