“Signora quando passa l’autobus?”
Mi risponde: “Passerà!”
Una ventata d’ottimismo per iniziare al meglio la giornata. Dopo una trentina di minuti s’accavallano pessismo e rassegnazione. Passa un’autobus. Non va all’ospedale San Carlo e neanche in zone adiacenti. Il mio occhio cade sulla tabella degli orari.
Primo paradosso: Nel mio capoluogo il tempo s’è fermato! Non è propaganda turistica questa volta. La tabella degli orari, a Potenza, non indica orari, ma solo numeri di autobus consumati e strade arrugginite.
Penso: “L’università, parlo da studente, la fa la città”.
Cambio idea. Una bella passeggiata sotto la pioggia, per di più senza quello, che ha detta del mio tutor (Dylan Dog) è un invenzione inutile, specie quando non piove: l’ombrello. Notevole ritardo. Salto due ore di corso. Solo un piccolo inconveniente, ma forse l’università è meglio che non sia figlia leggittima della città.
Penso: “L’università, parlo da studente, la fa la regione”.
Regione che amo, con tanta voglia di rinascita, pura, quasi incontaminata, con parchi nazionali, regionali, petrolio, acqua, (…rifiuti tossici), infrastrutture all’avanguardia come L’Estoril del Sud (la Salerno-Reggio Calabria). La regione del buon vino, delle sagre paesane e dei computer in ogni dove. Io, amante del computer, sono orgoglioso anche di questo.
Computer in ogni dove, tranne che nel “campus” di Macchia Romana, Università della Basilicata. Infatti (Secondo paradosso): il Cisit (Centro Interfacoltà Servizi Informatici e Telematici) prima aperto a tutti gli studenti che avevano la necessità per motivi didattici di utilizzare un computer collegato in rete, rimarrà chiuso nel prossimo semestre. Sede di corsi, ci risponde un addetto.
Cosa centra la regione? assolutamente niente, ma ci avviciniamo al paradosso. In ogni casa c’è un computer e nel Nuovo Polo di Macchia Romana neanche l’ombra. Non sarà un problema per gli studenti lucani (probabilmente ne hanno già uno), ma posso pensare che si sia almeno uno studente che ha possibilità di utilizzare un computer solo e solamente nella propria sede universitaria? L’università ha il dovere di fornire strumenti per l’apprendimento. Non oso parlare di laboratori, ma almeno un computer da poter utilizzare ogni tanto.
Penso: “L’università, parlo da studente, la fa l’Università”.
Leggo da una pubblicità dell’Unibas: “All’Università della Basilicata amiamo frequentarci. Frequentiamo amici, con cui condividere esperienze di studio e tempo libero. Frequentiamo i nostri docenti e le strutture di ricerca. Frequentiamo le biblioteche e i laboratori didattici. Abbiamo 20anni, frequentiamoci”.
Mi verrebbe da dire: abbiamo 20anni, frequentiamoci, ma facciamo in modo che sia una cosa Seria!