Oriundo lucano, è nato il 3 aprile 1958 in Belgio, a Marchienne Au Pont
nel cuore del “Pays Noir”.
Qui ha trascorso la sua prima infanzia e la sua adolescenza.
Fin da piccolo è stato catturato dalle magie della pittura fiamminga
del Rinascimento (colte nei musei e nei libri scolastici) e dalle atmosfere
rarefatte e crepuscolari di un grande maestro dell’arte contemporanea,
Constant Permeke.
Di quest’autorevole, e illuminato, protagonista della pittura del primo
Novecento, Vito Masi ha recepito, nella prima fase della sua ricerca artistica,
il taglio dinamico della forma e la forza espressiva del colore (per certi
versi di delicato impianto sironiano).
Venuto in Italia, dopo la giovanile parentesi belga, Vito Masi ha iniziato
a cimentarsi direttamente con le tecniche della pittura, frequentando
– in quegli anni – lo studio del pittore aviglianese Donato Pace:
un artista, questo, dalle accentuate rese cromatiche, favorite dal maggior
uso della spatola, rispetto al pennello.
Negli anni della sua prima formazione pittorica, Vito Masi ha condotto,
in parallelo, gli studi tecnici che lo hanno successivamente favorito
nella costruzione spazialedelle sue opere d’arte.
Le sue prime esperienze artistiche sono fortemente caratterizzate dalla
figura umana e di alcune geometrie di sapore vagamente futurista.
La mostra dell’ottobre del 1999, tenuta presso il Museo
Provinciale di Potenza, rappresenta il primo momento di svolta di
quest’artista, da sempre molto propenso alla ricerca materica della pittura
e alla potenza espressiva del colore.
Da quel momento in poi Vito Masi abbandona il ” remake pittorico”, ed
il precedente “appproccio figurale”, per fare posto ad un genere di pittura
dove più accentuata è la visione astratta e la costruzione lirico/informale
(in cui l’immagine è intesa nella sua complessità sensoriale).
La sua tavolozza cromatica si fa, inoltre, da quel momento in poi, più
calda e delicata, aperta alle intrusioni dei materiali poveri (come ad
esempio le carte e i cartoni).
E’ nell’estate del 2000 (contestualmente ad un’estemporanea di pittura,
tenuta a Taranto e intitolata “Gioco Blu”) che matura in Vito Masi
la sua attuale ricerca pittorica, oggi sostanzialmente più aperta alla
“fisicità” della materia (con l’uso del gesso, dello stucco, del bitume
e del cartone) e ad una nuova visione, maggiormente introspettiva, della
figura.
Attraverso questi particolari medium, l’artista sublima la sua esperienza
umana e intellettuale, spiritualmente maturata a contatto con le diverse
religioni e con le filosofie orientali, ed in particolare con la teologia
dei Padri della Chiesa.