Un documento del gennaio 1178 attesta l’ esistenza di questa chiesa nel centro
storico della città di Potenza e, in essa, la presenza di un “capitolo” o collegio
di preti che la officiavano.
Il “capitolo” detto “ricettizio” della chiesa di S.Michele ebbe vita, come altri
dello stesso genere, fino al 1867, quando lo Stato unitario soppresse questi enti
ecclesiastici e ne incamerò i beni. Il clero diocesano la tenne fino al 1923,
quando la cura della chiesa e dell’annessa parrocchia fu affidata ai frati minori
francescani che ancor oggi la officiano.
La chiesa è un bel monumento d’arte romanica, dalle linee essenziali
e severe. E’ situata a venti passi dalla centrale via Pretoria, sul versante
occidentale, ma nascosta tra via Rosica e vicoletto S. Michele,
nei pressi di Portasalza.
Incuneata tra le vecchie case del borgo medioevale, la chiesa, con l’abside rivolta
verso oriente, si leva nuda nella sua facies in pietra viva squadrata. Sui muri
esterni si sviluppa, in elegante sequenza, la serie degli svelti archetti a tutto
sesto tutt’intorno ai cornicioni, sotto gli spioventi del tetto a capanna della
navata centrale e di quelli più bassi delle navate laterali.
Il massiccio campanile, tronco e piatto in cima, dopo aver subìto nei secoli l’insulto
dei terremoti, fu rifatto com’era intorno a11830.
La chiesa, a tre navate, risale alla fine del sec. XII o inizio
del XIII.
Le linee architettoniche, di puro stile romanico, presentano un impianto
basilicale a tre navate absidate, la centrale più alta; le due laterali,
accostate come due ali piegate sui fianchi.
Sotto i cornicioni, sequenze di archetti pensili ritmati da lesene. Nell’interno,
dodici pilastri quadrati con capitelli a prisma semplici, e finestre strette
e graziose a doppio strombo. Questi elementi fanno di questa chiesa un
edificio di semplicità addirittura rustica.
Gli studiosi riconoscono nell’architettura la mano di maestri lapicidi
come Giovanni e Roberto Sàrolo da Muro
Lucano (sec. XII).
La chiesa comprendeva diverse cappelle laterali. Di esse oggi rimane
traccia, sulla parete sinistra, nella prima che ospita il fonte battesimale
in pietra, con affreschi sul tema dipinti da Mario Prajer nel 1950
e nella seconda, detta di S. Antonio di Padova. La “cona lignea” di S.
Antonio è datata 1660.
Attorno alla “cona” vi sono quattro pannelli dipinti su tavola riproducenti
i santi Gerardo, Vito, Francesco Saverio e Francesco di Paola. Nella cimasa
del complesso ligneo, un’ Annunciazione, col mezzo busto di Cristo al
centro e l’angelo e la Vergine a destra e a sinistra, attribuito a Simone
da Firenze (sec. XV).
Sulla parete destra, tracce delle antiche cappelle nella prima arcata
a sinistra, nella quale è stato scoperto, negli anni ’70, un affresco
dei primi del ‘500, descritto nel citato documento pastorale del 1571
come “cappella di S. Nicola”: raffigura una Madonna in trono col
Bambino tra santi vescovi, sormontato da uno scorcio di paesaggio del
borgo della città.
Sulla parete dell’ arcata successiva a questa, tracce d’affresco della
stessa epoca, in una cappella intitolata alla B. V. del Carmine.
Il 18 ottobre 1737, dopo radicali lavori di rifacimento e di restauro,
la chiesa di S. Michele venne riconsarata dal vescovo, di origine potentia,
mons. Egidio Isabelli.
Nel 1852 la chiesa ospitava anche una confraternita laicale detta di
S.Francesco di Paola che aggregava contadini ed artigiani.
Nel
1849 fu aggiunto il corpo di fabbrica che è a ridosso della navata di sinistra,
impropriamente indicato come “quarta navata”.
All’interno degli spazi absidali è stato collocato, al centro, l’altare maggiore,
ricavato da un antico cippo lapideo di provenienza romana; altri due altari, esistenti
nelle absidi laterali negli anni’ 40, furono rimossi a seguito di recenti restauri.
Al centro dell’abside principale è sospeso un severo Crocifisso ligneo, della
fine del sec. XVII o inizi del XVIII, di ignoto autore meridionale.
L’area presbiteriale è stata recentemente ristrutturata con elementi
in pietra e legno di delicata eleganza dall’artista potentino Tarcisio
Manta, sacerdote francescano, il quale ha firmato anche il presbiterio
della chiesa di S. Maria del Sepolcro.
Nella chiesa dedicata all’ arcangelo S. Michele se ne venera l’irnrnagine
in una statua lignea, di ignoto autore lucano, della prima metà del sec.
XVIII, di ottima fattura.
Appartengono alla chiesa, inoltre, i alcuni dipinti d’un certo pregio:
B. V. del Carmine, tavola datata 1537; L’ Annunciazione,
tela di Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa, datata 1612;
Madonna del Rosario tra S. Domenico e S. Tommaso d’ Aquino; Madonna
tra i santi Pietro e Paolo, dipinto su tela di Teodoro D’Errico
(sec. XVI); Cristo tra gli apostoli, col personaggio principale
al centro di quattro apostoli aureolati d’oro; seguono alcuni riquadri
con un solo apostolo ed altri con due apostoli; chiudono la sequenza un
apostolo per lato.
Durante recenti restauri, a seguito del sisma de11980, sotto il pavimeno
nella zona sotto la parete destra, a sinistra della porta laterale, sono
stai ritrovati resti d’un pavimento musivo d’epoca medioevale.
L’alto soffitto è a capriate. Zone di penombra avvolgono l’atmosfera
del tempio creando spazi suggestivi di silenzi e di preghiera nella chiesa.
Dall’alto della parete di facciata scende la luce da una grande vetrata
policroma, raffigurante l’Arcangelo S. Michele in atto di calpestare
il maligno.