Nell’angolo in fondo a destra della centrale Piazza M.Pagano o
della Prefettura, s’affaccia come di sfuggita la nuda e severa chiesa
duecentesca di S.Francesco d’ Assisi.
Quando è stata costruita, nel sec. XIII, era a ridosso delle mura medioevali
della città di Potenza e di porta S. Giovanni, quasi affogata tra
le case del borgo che rappresentava il “castrum vetus”.
L’attuale Piazza risale alla metà del secolo scorso, quando furono abbattute
molte casupole per fare spazio davantì al Palazzo dell’Intendenza,
ora del Governo.

Una grande facciata in pietra squadrata a vista appare tutta centrata
nel magnifico portale durazzesco che incornicia le porte lignee a due
ante della fine del 400 ed è aperta alla luce in alto da un enorme rosone
di recente fattura. L’impianto semplice e schematico risente dello stile
delle antiche chiese francescane: una sola navata che chiude ad est
con l’abside
; a ridosso della parete nord s’ammira un arioso portico
rustico, con sei arcate, che dà accesso, attraverso un altro bel portale
durazzesco con porta lignea intagliata, ai locali interni della sacrestia
e del convento, abitato dai frati minori conventuali.
Sul portale principale, in facciata, alla base d’impianto dell’archivolto,
si leggono due date: a sinistra “FUN.CON.1265”; a destra “FUN.ECCLAE
1274”
. Nacque, infatti, prima il convento con una comunità di frati
francescani, appena una quarantina d’anni dopo la morte di S.Francesco
d’ Assisi. Poi sorse in onore del santo, già venerato anche dai potentini,
il tempio, proprio nel cuore dell’antica cittadina.
Sorse sui resti d’un antico oratorio protoromanico, come risulta da alcuni
reperti archeologici ritrovati alla base dell’ angolo nord-occidentale
della facciata ed ora collocati nel raccolto portico a sinistra della
chiesa.

Portale della chiesaL’interno
della chiesa è illuminato, sul lato sinistro, da tre monofore ogivali
a doppio strombo, che risalgono alla seconda metà del secolo XIII.
Forse motivi di stabilità e rifacimenti vari hanno poi costretto a modificare
l’ordine e la configurazione delle finestre corrispondenti sul lato opposto.
Lo spazio dell’unica aula ecclesiale è nettamente staccato dall’ area
presbiteriale attraverso l’arco trionfale. Il catino absidale è dominato
da due chiavi di volta che raccordano i costoni incrocianti si in alto;
sul fondo s’apre una monofora trilobata, della fine del sec. XIV o primi
del XV.
Un grande crocifisso ligneo del sec. XVI, sospeso sopra l’altare maggiore
domina lo sfondo absidale. L’aula è chiusa in alto dal soffitto a capriate
di travi scure.
Nella metà del sec. XVII il vescovo Bonaventura Claver, francescano
conventuale, volle per questa chiesa un elegante soffitto a cassettoni
decorati con riquadri dorati e, al centro, con un pannello riproducente
due chiavi affiancate, il suo stemma episcopale.
A seguito dei frequenti restauri succedutisi dopo la seconda guerra mondiale,
del soffitto a cassettoni non rimane più nulla, neppure il grande pannello
con lo stemma del Claver. Un’eco di quel che doveva essere ci è data dal
soffitto a cassettoni ancora esistente nella chiesa francescana di S.
Maria del Sepolcro.

Tre affreschi sono stati scoperti sulle pareti della navata durante i
lavori del 1952: sulla destra, un frammanto riproducente S. Franceco d’
Assisi ed un altro con l’immagine di S. Chiara, attergate sugli infradossi
delle paretine di due nichie, risalenti al300.
Sulla sinistra, in una nicchia, un S. Sebastiano trafitto da un arciere
in costume del ‘400: un accenno di paesaggio denunzia il gusto della fine
del secolo XV.
Sempre nella navata della chiesa, sulla parete destra, è eretto un cenotafio
datato 1534, in memoria di un benefattore della chiesa, tale Donato
De Grasis
, raffigurato disteso sul letto e rivestito del costume cinquecentesco
dei borghesi potentini.
Un’epigrafe latina ricorda al visitatore che “Io ero quel che tu sei;
pensa che tu diventerai quel che io sono”
.
Accanto al cenotafio del De Grasis, un’edicola custodisce una icona bizantina
del sec. XIII, raffigurante la Madonna che indica col dito il Bambino
che tiene sulle braccia come “la via” da seguire (perciò chiamata, in
greco, “Odighìtria”, Colei che indica la strada). La sacra immagine fu
invocata e venerata come “Madonna del terremoto”, a seguito del sisma
del 16 dicembre 1857.
Un secolo dopo, la sacra immagine venne incoronata dal card. Marcello
Mimmi
in Piazza Prefettura il 22 settembre 1957.
Dopo il terremoto del 23 novembre 1980, nella ex “cittadella dei
terremotati”
in contrada Bucaletto a Potenza,
è sorta una parrocchia che la invoca col titolo di “S.Maria della Speranza”.

Fino alla seconda guerra mondiale la navata della chiesa costodiva le
tracce della pietà e dell’ arte dei secoli passati, con un altare maggiore
marmoreo ed altri altari addossati alle pareti laterali, eretti tra il’
600 ed il ‘700. Oggi l’aula ecclesiale è tornata all’antico rigore, alla
primitiva semplicità.
L’ altare maggiore marmoreo ad intarsio, del ‘700, venne smantellato durante
i restauri degli anni ’70; il palliotto fu donato alla Cattedrale ed oggi
è collocato nella cappella dell’Episcopio.Il nuovo altare maggiore presenta
un palliotto moderno, scultura di Antonio Masini

Si ricordano alcune tele: un’Addolorata col Cristo morto (autore
ignoto, primi del ‘500); una Natività (olio, seconda metà del ‘500);
dodici tele in comici ottagonali con figure di Apostoli (forse
provenienti dal soffitto a cassettoni del Claver, del sec. XVll); cinqne
dipinti raffiguranti momenti della vita di. S. Antonio di Padova
(olio, di Gerolamo Bresciano, 1645, oggi custoditi nel Palazzo
del Governo); una tela ad olio con S. Francesco d’Assisi in estasi;
un ritratto di mons. Giuseppe Rugilo, segretario generale dell’Ordine
nel ‘700 e biografo del B. Bonaventura da Potenza
ed una tela raffigurante il Beato Bonaventura in estasi davanti al SS.mo,
tutte del ‘700.

Le opere di maggiore spicco dal punto di vista decorativo sono le quattro
porte lignee
: la principale in facciata, del 1499, costituita da 54
formelle quadrate, 27 per ogni battente; e quelle di accesso al convento
e alla sacrestia e, più piccola, d’accesso a sinistra, vicino all’area
del presbiterio, tutte del sec. XVI.
La porta maggiore ha subìto anche l’ingiuria del tempo ed è stata restaurata
nel 1963. Disposte simmetricamente, sono in alto delle formelle col monogramma
di Cristo diffuso da S. Bernardino da Siena, sacerdote francescano
(IHS: Gesù Salvatore degli Uomini).
Si alternano, poi, su file di tre e tre, formelle con motivi di rosoni
gotici, immagini varie, a partire dalla fila in alto: angelo con cartiglio
ed incisione della data “A.D. 1499”; menestrello; braccia incrociate di
Cristo e di S. Francesco; aquila; menestrello con strumento musicale;
frate orante; grifone alato cavalcato da figura umana; grottesco alato;
figura umana tra fronde. Chiudono la fila rosoni gotici.
Le altre porte sono anch’esse un gioiello di intaglio e di equilibrato
buon gusto. Sei grandi pannelli a festoni fiorati, con i simboli delle
braccia incrociate, adornano la bella e massiccia porta che dà accesso
alla sacrestia.
Sei altri pannelli disegnano con grazia la piccola porta sulla parete
sinistra della chiesa, sul pianerottolo d’accesso al convento.
L’ingresso al convento, al termine del piccolo portico, è decorato da
una porta costituita da due pannelli fiorati e quattro traforati a grata,
di riposante effetto, che si incastona armonicamente nell’arco polilobato
del portale quattroceutesco.

Dall’esterno si accede al chiostro da un cancello racchiuso in un portale
lapideo del 1534 che porta un’iscrizione in memoria del frate conventuale
potentino Pietro Paolo Caporella, ministro provinciale dei conventuali
e vescovo di Crotone, attivo padre del Concilio di Trento, che in questo
convento tenne un Capitolo provinciale.
Lungo il portico sono collocati i reperti della costruzione protoromanica
ed alcune lapidi marmoree con frammenti di epigrafi latine. Chiude la
suggestiva prospettiva nord-est del complesso francescano il campanile
a pianta quadrata ed in pietra squadrata, con tre piani culminanti in
una svelta cuspide, sul lato nord della chiesa accanto all’area absidale.

Più volte ricostruito,il campanile risale alla fllle del secolo XIV o
primi del XV. Nei primi anni del ‘900, al posto dell’attuale cuspide pirarnidale,
il campanile era coperto da una cupoletta dal profilo vagamente orientale.

Già sede nel ‘700 di un grande convento e di un prestigioso Studio Teologico
dei frati minori Conventuali, chiesa e cenobio rimasero deserti
agli inizi del sec. XIX per le soppressioni napoleoniche. I frati minori
Conventuali, antichi titolari della chiesa e del convento, infatti, dovettero
lasciare chiesa e convento, a seguito del decreto del 7 agosto 1809 che
sopprimeva le corporazioni religiose.
Il 25 febbraio 1894 la chiesa veniva concessa dal re di Napoli in proprietà
all’Arciconfraternita del Pio Monte dei Morti, una congrega laicale
che ancora oggi l’amministra.
Chiamati da mons. Augusto Bertazzoni, i francescani Conventuali
tornarono nella loro antica chiesa e nel convento soltanto nel 1944.

0 Comments

Leave a reply

©2024 Associazione Promozione Sociale Lucanianet.it - Discesa San Gerardo 23/25 85100 Potenza CF 96037550769 info@lucanianet.it