Edificata nel cuore del centro storico, il medioevale “castrum vetus”,
sul crinale della collina potentina, la chiesa della SS. Trinità emerge
sui tetti rossi delle vecchie case più per le sue eleganti linee architettoniche
che per la sua mole piuttosto modesta.
Ha davanti alla porta principale un piccolo sagrato, laterale rispetto
alla via Pretoria, sulla quale invece si affaccia con l’ingresso
laterale, essendo orientata, come le altre chiese, l’abside ad oriente.

Interno della ChiesaLa
chiesa parrocchiale della SS. Trinità, già “collegiata”, era officiata,
dal medioevo fino alle leggi eversive della metà dell’800, da un clero
numeroso aggregato in Capitolo, ed era retta da un Arciprete con l’onere
della cura d’anime della collegiata (ossia un’aggregazione di preti a
servizio della chiesa e con diritto al godimento di rendite ecclesiastiche,
comune allora nell’Italia meridionale).
Già nel vecchio tempio, distrutto dal terremoto del 1857, operava un clero
capitolare fin da prima del 1178, come attestano pergamene dell’epoca.

Le attuali linee architettoniche si devono alla riedificazione della
chiesa fattane ne11872, sui resti dell’antico tempio, a seguito del terremoto
del 16 dicembre 1857. La descrizione che ne fa una visita pastorale del
1571 richiama una chiesa dall’impianto simile alla chiesa romanica di
S. Michele, a tre navate.
Nel 1429 la chiesa, forse radicalmente restaurata, venne riconsacrata
dal vescovo mons. Squacquara.

Nel resoconto di visita vescovile del 1571 si parla dell’esistenza, in
questa chiesa, di numerosi altari in cappelle, altari dedicati, tra l’ltro,
alla SS. Trinità, alla Madonna delle Grazie, a S. Anna.
Era dotata di organo a canne fin dal 1581: l’organo attuale, elettrico,
è stato allestito dalla ditta Ruffatti, di Padova.

Oggi il visitatore ammira un monumento esternamente sobrio ed elegante
nel suo disegno neorinascimentale, dalle pareti in pietra e la facciata
nella quale si aprono un grande portale e due nicchie vuote, ritmate da
paraste e lesene ornate da capitelli con motivi decorativi di stile corinzio.

L’edificio sacro è nettamente delimitato in alto da uno svelto cornicione,
su cui s’alzano i muri interni, alleggeriti dalle ampie finestre che ne
dilatano lo spazio in alto. Il tetto, a due spioventi, chiude in facciata
con un alto frontone a due luci con timpano cieco.
L’interno dell’aula, a croce latina ha i transetti corti allineati al
profilo delle cappelle che s’ aprono nella navata, è arioso ed assai decoroso
e vi si respira pietà e raccoglimento. Sul presbiterio, di cinque gradini
più alto del piano dell’aula, c’è l’altare maggiore, in marmo policromo
ad intarsio, come gli altri altari collocati nelle cinque cappelle laterali,
dedicate, sulla parete sinistra e nell’ ordine, al Crocifisso,
a S. Anna, a S. Francesco Saverio; sul lato destro, a S.
Vincenzo
, a S. Gaetano da Thiene ed alla Madonna delle Grazie.

Tra queste due ultime cappelle, la porta laterale che dà su via Pretoria.

L’abside schiacciata abbraccia il presbiterio, sovrastato da una balconata
con archetti a tutto sesto, tra i quali s’inseguono a ventaglio le canne
dell’organo con bell’effetto scenografico; sopra le canne s’inarca il
catino absidale, originalmente traforato e decorato da forme di lampade
a torcia, culminante in chiave con un simbolo trinitario.
Al di sopra del cornicione che delimita in alto l’aula della chiesa, alle
ampie finestre s’alternano, negli specchi murari, in pacata processione
le immagini di Apostoli e di santi Dottori della Chiesa.
Un soffitto a cassettoni delicatamente decorato, al cui centro c’è una
pregevole tela di Mario Barberis raffigurante le tre Persone della
SS. Trinità

Affiancata all’ area absidale sul lato nord, si leva la torre campanaria,
massiccia e decapitata dai terremoti, in pietra viva e a pianta quadrata.
Vi sono issate tre campane, fuse nel ‘700 a Potenza
da maestri campanari che usavano lavorare alla fusione nei caratteristici
“sottani” del centro abitato.
Un recente piccolo concerto di campane è azionato elettricamente.
All’interno della base del vecchio campanile, è stato rinvenuto un frammento
d’affresco del sec. XIII, raffigurante una “maestà”, forse un Cristo o
una Madonna in trono.
Sul pavimento, nello stesso luogo, è stata anche scoperta una pietra tombale
datata 1666.

Tra le cose importanti della chiesa della SS. Trinità va segnalata una
croce asti le d’ argento, finemente decorata, datata 1782.
Sulla porta laterale, una lunetta dell’Annunciazione, tempera su tavola,
probabilmente della bottega di Antonio Stabile, della seconda metà
del sec. XVI.
Poi, nell’ordine, sulla parete sinistra: un bellissimo e severo Crocifisso
ligneo a grandezza naturale, del sec. XVIII, le statue lignee di, S. Anna,
e di S. Francesco Saverio nella cappella dov’è il fonte battesimale di
recente e buona fattura, probabilmente opera di bottega napoletana della
fine del ‘700.
Sulla parete destra, entrando: cappelle con le statue lignee di S.
Vincenzo Ferrer
e di S. Gaetano da Thiene. La vecchia statua
della Madonna delle Grazie è stata sostituita da un’ altra, lignea e decorata.
Sulla parete del transetto sinistro, dopo i restauri, sono esposte due
tele: Madonna di S. Luca (olio di Nicola Cacciapuoti, datato
1738), e Madonna e Santi, databile alla seconda metà del sec. XVIII.

Sulla parete del transetto destro: Madonna con Bambino tra i Santi
Pietro e Paolo
e S. Leonardo e S. Agostino.
Alla chiesa appartengono, inoltre, i seguenti dipinti: una Deposizione
(tavola risalente al sec. XVI, di ignoto); una Risurrezione (tavola
del sec. XVI, di ignoto), una magnifica Madonna della Sanità o
“dei mali” (tavola ad olio di Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa,
del 1606); una S. Barbara (tela, sec. XVIII); una Maddalena
(tela, sec. XVIII); una Immacolata (tela ad olio del Cacciapuoti,
datata 1738.
I dipinti dell’interno della Chiesa, sopra il cornicione, e le iscrizioni,
sono del pittore pugliese Mario Prajer (anni ’30). In una cappella
laterale, l’ultima a sinistra prima del presbiterio, una grande lapide
ricorda i caduti della prima guerra mondiale.

Nella prima cappella a destra, sulla parete di facciata, un medaglione
in bronzo ed un bassorilievo raffiurante Cristo Risorto (opera dello scultore
lucano Antonio Masini) , ricordano l’arciprete mons. Vincenzo
D’Elia
(Brienza 1874- Potenza
1962) che resse per cinquant’anni la Parrocchia e fu sacerdote di punta
nella storia culturale, politica e religiosa della Basilicata, ed uomo
di a grande carità.

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