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Poesie di una giovane lucana

“La Bambina nel vento”

Era un cortile arioso
dove si calciavano palloni
si giocava al campnile
saltando sui coni di luce polverosa
si consumavano i pomeriggi
e si cresceva in corsa.

Erano le geometrie perfette
di uno spazio di vita presto sperimentata
il viavai di gente estranea
che impari ad osservare
per precoci difese
come un essere minore.

La bambina si fermò
si fece pensierosa
e iniziò a guardare
con gli occhi tenuti
dallo strano respiro di un senso.
Lì rinchiuse già me
e la fuoriuscita
di spaccate
e indefinibili vecchiaie.
“A mio nonno”

Ti ho cercato domenica
nel tuo paese
dove il sole è cocente
sulle zolle rimosse della terra,
sulle vigne autunnali
denudate nelle fragranti essenze.

Ti ho rivisto
nella fiumara guglia di purezza
di luoghi e gesti
di pietre e scuro legno di una porta
sapori arcaici
che assistettero per ultimi
all’ascendere dei passi nella sera.

Ti ho incontrato
nel frammento di volti asciutti e onesti
rosi nelle mani nodose
e astuti nei gorghi neri di occhi:
scaglie di saggezza
sul futuro dei ricordi.

Ti ho imitata
nel cammino ricomposto,
ammantato dal coraggio,
nella forza,
di un rumore di pacca sulle spalle,
nel suo voltare umile
che lascia camere assorte in parole,
per andare a morire nelle salmastre
dolci mature forme
disvelate, della solitudine.
“Meriggio”

Scava        abissi
la sillaba bramata.
Carne di sogno.
Siede
sull’abbandono bianco
del foglio
col reclinar di mano.
Mentre il sole d’autunno
mitiga di preghiera
la pelle
e il vento ci legge
nel tremante passare.

 

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