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Deliri a mezzo stampa di fine estate

Quest’estate è ormai giunta al termine: se ne tirano le somme. Non sopporto quanti di noi si piangono addosso implorando la venuta di un presente diverso e migliore, di un’Amministrazione che sappia amministrare, di un Governatore che capisca le reali esigenze dei suoi assistiti, di un trivellatore che sbagli Regione nella quale rifornirsi di oro nero. Basta!

Ciò che ci è dato di avere dobbiamo tenercelo, senza mormorare, bisbigliare, flagellarci. E’ in uno stato di cose avverse che si alimentano le opposizioni vincenti. Sembrerebbe questo uno slogan elettorale, partitico e partigiano; invece, è soltanto un pensiero dell’ultim’ora, utile a costruire ponti tra quello che è stato e quello che è, quello che sarà. Ci ha appena lasciati una stagione che ha saputo tenerci sulle spine, sperimentato le nostre frequenze cardiache, svelato lati oscuri del nostro essere. E’ doveroso farne un iter, a tratti critico, a volte semplice. Nei nostri recenti ricordi rammentiamo il caso di tremolite, e il suo inquietante e misterioso ritrovamento che ha destato timore e preoccupazione nel Lagonegrese. Da più parti si è parlato di ‘caso senza preavviso’, quindi di notizie diffuse a mezzo stampa senza informare preventivamente i cittadini interessati; si è parlato di due morti sospette tra i pastori della zona, è questo è più grave, drammatico, inquietante. Si chiede chiarezza da più parti.

Mi è capitato di imbattermi sulla Salerno-Reggio Calabria quest’estate: 15 chilometri di coda inesorabile, motori rombanti ed impazienti. I gas di scarico inquinavano l’ambiente mentre il silenzio delle radio addette all’informazione sul traffico autostradale impertinente proseguiva. Solo l’accenno ad una misera fila di tre-quattro-cinque chilometri nei pressi di Firenze. Non c’è alcun dubbio che siamo fuori dalla conoscenza, dalla considerazione e dall’informazione. Ma la ‘nostra’ autostrada non dovrebbe portare allo stratosferico ponte sullo Stretto di Messina?
Voglio citare una simpatica frase di un operatore dell’ANAS, in perfetto dialetto misto-lucano: “E vonn’ fa’ ‘o pont’ ‘ngopp’ ‘o Strett’ d’ Messin’…E’ bbuon’ so fann’, accussì s’ ponn’ jetta’ abbasc'”. Mettetevi nei suoi panni, per rimediare agli scherzi di una pseudo-viabilità ha dovuto saltare i pasti. Pasti e rimpasti, si dice, che abbiano invece ‘sfamato’ la nostra Regione. Meglio zittire. Non ho voglia di scherzare.
L’unica cosa che da tempo volevo fare era unirmi al dolore che ha colpito la famiglia del 26enne aviglianese, Rocco Donato Mecca, scomparso nel mare di Scalea (CS) dopo essere stato travolto da un’onda alta circa tre metri. Riflettiamo.