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Incontro con Pina Ferrara, pittrice e scultrice lucana

Figure oniriche e primordiali si indovinano, si occultano, prendono forma tra i colori.

Dipinge, insegna e lavora la ceramica. Pina Ferrara riesce a coniugare tutte queste attività con grande passione, con la riservatezza e la tenacia di una vera donna lucana. Originaria di Latronico nell’Alta Valle del Sinni, si è diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, ha poi vissuto alcuni anni a Savona, ed è infine ritornata, per proseguire il suo percorso di studio e di ricerca artistica nella terra di Carlo Levi e di Maria Padula.
La sua è una pittura caratterizzata da una forte carica sensuale e simbolica. Segni e colori esplodono fantasiosamente sulla tela come manifestazione di un mondo interiore ricco e variegato. Nelle sue opere “il colore grida alto” scrive Nora Fenoglio e tra il colore è possibile trovare segni e tracce culturali del nostro Sud.
Figure oniriche e primordiali si indovinano, si occultano, prendono forma tra i colori. Volti, occhi che risucchiano al centro, streghe, diavoli, lupi si ripetono in un rituale magico di grande suggestione. Accanto alla passione per la pittura, Pina Ferrara coltiva anche quella per la ceramica. Alla realizzazione di oggetti tipici della produzione tradizionale, affianca l’originale arte del Raku un’antica tecnica giapponese che risale al XVI secolo. Si tratta di un’elaborazione di oggetti particolarmente singolare (dalle forme talvolta inusuali).
Il trattamento delle superfici aggredite ed erose dall’azione invasiva del calore produce un particolare effetto antichizzato con riflessi di tono metallico lontane dai cliché del mondo occidentale.

Una passione quella per l’arte che Pina Ferrara ha coltivato fin da piccola, come ci svela di seguito.
Ho amato la pittura fin da piccola, conservo ancora un compito di italiano, il cui retro mostra un disegno del tema proposto; era sovente che io facessi questo, mi ricorda mia madre.

Quali sono stati i tuoi maestri di riferimento?
L’enigmatico Giorgio De Chirico, il sublime Salvator Dalì e il fantastico Odilon Redon.

Come la terra lucana in cui vivi ti è di ispirazione?
La terra lucana, ricca di vegetazione, al cambio delle stagioni, ci offre un’infinità di fantastici colori. I suoi colori mi affascinano.

Quali altri pittori lucani prediligi?
So che siamo in tanti, non li conosco tutti, potrei fare solo alcuni nomi come: D. Linzalata, N. Lisanti, F:Lovisco, P. Tarasco, Viviani, Masi. Li prediligo tutti, perchè so che portano avanti un discorso artistico in cui davvero credono.

Come elabori e organizzi il suo lavoro artistico?
Quando dipingo, pongo sulla tela diverse tonalità di colori, racchiusi in un’infinità di linee; poi abbandono il tutto, per riprenderlo qualche giorno più tardi, così, riesco meglio ad avere una visione diversa e completa, di quello che ho prodotto.
Quali sono le immagini ricorrenti nelle tue opere. Hanno forse un valore simbolico o rituale?
Occhi. Compaiono molto spesso nei miei quadri. L’occhio per me è il mondo.

La tua pittura non è tutto, infatti ti esprimi anche attraverso altre forme d’arte. Quali sono e che tecniche adoperi?
Si, faccio ceramica. In passato era attinente alle ceramiche vietresi e a quelle liguri. Adesso faccio ceramica Raku.

Spesso vieni anche invitata a tenere dei corsi sull’arte della ceramica. Come coinvolgi gli studenti?
E’ facile farsi coinvolgere, basta provare. Sporcarsi e plasmare l’argilla tra le mani, è come fare un bagno e lasciarsi accarezzare dalle acque. Non parliamo poi dei sorprendenti effetti cromatici,  in fase di riduzione dell’oggetto e ad operazione conclusa, dove lo studente rimane completamente affascinato.

Quali saranno le future iniziative in programma e quali sono state le più recenti mostre che hai curato? Le mostra più recente?
Una collettiva di pittura “Artisti Lucani” organizzata dall’Associazione Culturale ONLUS “La scaletta di Fardella (4-18 agosto 2002), successivamente, forse, Genzano di Lucania.