A Genova esattamente un anno fa io non c’ero ma è come se ci fossi stato. Da parte mia le ragioni delle contestazioni a questa riunione di ricchi che decidono come spartirsi in pacifico accordo le risorse di questo mondo e di quanto elemosinare a chi resta alla porta erano tutte condivisibili. Certo sui modi e la forme potremmo discutere a lungo. Ma nella sostanza no!
Ad esempio Putin, nuovo socio di questo Club esclusivo ha sulla coscienza migliaia di morti, senza casa, disperati ed esuli e sinceramente vederlo sorridere (non lo fa mai) in una foto di gruppo didascalizzata con la buona notizia di un accordo di aiuti al terzo mondo mi fa semplicemente rabbrividire.
Ripeto, io non c’ero, ma nelle immagini che proiettavano in TV cercavo e trovavo sconosciuti volti amici: nei loro abiti, nelle bandiere, nelle magliette colorate, i foulard, negli zainetti consunti. La contestazione, con tutte le sfaccettature possibili, pacifiche o “violente” (sottolineo tra virgolette), era una contestazione non dettata da interessi di categoria o personali, ma per “l’altro” mondo, “l’altro” individuo. E scusate se è poco in una società egoista come la nostra, riuscire a riunire migliaia di persone che lottano e reclamano un mondo più equo e solidale.
Ma dall’altra parte c’era qualcuno che non voleva che si rovinasse questa festa che avrebbe portato lustro e onore all’Italia. Non disturbare questa festa si è tradotto nel trasformare i corpi di Polizia (compreso le Guardie Forestali!) in un enorme buttafuori con una sola istruzione “non devono rompere i coglioni. Controllateli con qualsiasi mezzo ed a qualsiasi costo!”
Sto esagerando? Ditemi allora il nostro caro ex Ministro dell’Interno che ha apostrofato Marco Biagi come rompicoglioni, cosa avrà pensato e detto di quella marmaglia di sovversivi che potevano farlo sfigurare nella vetrina internazionale?
E così quel giorno si è rotta l’innocenza di chi manifestava pacificamente contro il G8 e con sguardo attonito ha subito ed assistito attonito ad una violenza esagerata e gratuita. Si perché a quella manifestazione c’erano anche nonne, bambini, boy scout, donne incinte. C’era gente che gridava “basta, basta, basta” davanti all’ennesima ed eccessiva ed inutile manganellata.
Mi sono chiesto in proporzione quali metodi avrebbe dovuto usare la polizia contro la Mafia e mi sono risposto gli stessi che Israele usa contro i Palestinesi, rei di essere della stessa “razza” dei Kamikaze. Bisognerebbe forse cominciare a bombardare Palermo?
Mi sono chiesto per quale motivo la Guardia di Finanza, in un paese democratico, ha negli armadi equipaggi antisommossa. Carlo Giuliani non doveva morire perché è uscito da casa convinto di lottare per un mondo migliore. Un Carabiniere giovane e inesperto (carne da cannone), armato unicamente di pistola non doveva essere mandato a “mantenere l’ordine”. In quale altro modo, terrorizzato e braccato (com’era), avrebbe potuto/dovuto reagire? Si insegna ai militari di leva come comportarsi in queste situazioni?
Carlo Giuliani non doveva morire, perché potevo essere io, poteva essere un mio amico o un mia amica. Forse ingenui, utopisti, sognatori, idealisti, ma non assassini.