Uno dei rischi da prendere in seria considerazione, se ne è accertata l’esposizione, è il cosiddetto Rischio da Incidente Rilevante di uno stabilimento chimico-industriale.

A cosa si fa riferimento è espresso in maniera chiara, dal D.Lgs.vo del 17 Agosto 1999 n. 334 denominato per l’appunto Decreto “Seveso Bis”. Tale denominazione va attribuita al grave incidente industriale accaduto in Lombardia nel Luglio 1976 per l’appunto nel Comune di Seveso, dove grandi quantitativi di Diossina fuoriuscirono dallo stabilimento ICMESA (produceva profumi), contaminando una vasta area della Lombardia con relativo danno accertato all’ambiente e quindi alla salute di molti cittadini. http://www.retedigreen.com/seveso.htm
Fu quell’incidente che diede lo scossone per legiferare in materia al fine di dare una precisa classificazione degli stabilimenti a rischio in Italia nonché gli indirizzi di competenza e le procedure per la realizzazione di specifici Piani di Emergenza.

Nell’inventario nazionale degli stabilimenti a Incidente Rilevante risulta che in Basilicata sono presenti n. 6 stabilimenti a rischio, consultabili dal seguente link del Ministero dell’Ambiente: http://www.minambiente.it/Sito/settori_azione/iar/stabilimenti/stabilimenti_italia.asp

Tale decreto definisce le responsabilità dei gestori degli stabilimenti, i quali sono chiamati a una serie di adempimenti che vanno da una particolare notifica, alla prevenzione, ai rapporti di sicurezza e ai piani di emergenza interni.

Grande valenza va data al controllo dell’urbanizzazione dei centri abitati, all’effetto domino (causato dalla presenza di altri stabilimenti nelle vicinanze) e all’alta concentrazione degli stessi in un area.
Sulla scorta delle informazioni fornite dal gestore, e sulle linee guida fornite dal Dipartimento della Protezione Civile, il Prefetto d’intesa con le Regioni e gli enti locali interessati, previa consultazione con la popolazione, ha il compito di predisporre il Piano di Emergenza Esterno. Solo in casi particolari si può verificare che un Amministrazione Comunale ne predisponga in autonomia: l’esempio viene dal Comune di Perugia che, per l’appunto, ha realizzato il Piano di Emergenza Esterno e pubblicato le linee generali sul proprio sito istituzionale.

I Comuni, quindi, non stanno di certo a guardare considerato che sono i primi interessati e soggetti a rischio in primis. Infatti il Sindaco ha compiti specifici di informazione verso la popolazione attraverso la stesura di una “scheda” composta di 9 sezioni. Egli, deve rendere noto alla popolazione le prime sette, mentre le ultime due sezioni devono essere a disposizione di chi ne fa richiesta. In particolare, la sezione 7 indica, oltre ai mezzi di segnalazione di incidenti, ai mezzi di comunicazione previsti, ai presidi pronto soccorso, anche i comportamenti da seguire.

Va segnalato che il Servizio Inquinamento Atmosferico e Rischi Industriali del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, in data 02.10.2001 ha inviato una nota relativa agli adempimenti previsti, a quelle Amministrazioni di competenza, contenente indicazioni procedurali relativi ai requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica per quelle aree a rischio incidente rilevante, e un modulo sulla informazione alla popolazione da compilare e restituire al Ministero.

Nella redazione del Piano di Protezione Civile questo rischio è parte integrante dello scenario a cui fare riferimento. Per la riuscita di esso esistono tecnologie (G.I.S.) che possono aiutare chi deve gestire una ipotetica emergenza e simulare a video gli effetti di incidente, che nello specifico necessita di un attento studio di fatto e di una informazione mirata a tutta la popolazione presente sull’area esposta.

È attivo il seguente link http://www.vitolerario.it/normeincidente.htm sui COMPORTAMENTI GENERALI DA ADOTTARE IN CASO DI INCIDENTE RILEVANTE di uno stabilimento chimico-industriale.

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