Si pubblica, si seguito, la sintesi della relazione che il Sindaco di Potenza, Prof. Gaetano Fierro ha tenuto questa mattina a Firenze al Seminario sulle Università.


Siamo qui oggi riuniti per sviluppare una riflessione sul tema fondamentale del rapporto tra due autonomie, quella degli atenei e quella delle città, investite in questi anni da un forte processo di riforma che ne ridefinisce radicalmente le competenze e le possibilità di azione.
Sicuramente Atenei e Città possono cooperare, nel rispetto delle reciproche autonomie, per contribuire allo sviluppo civile, culturale ma anche economico dei territori in cui sono inseriti, coniugando tutto questo con la dimensione necessariamente internazionale della formazione e della ricerca. La Carta delle Città Universitarie, approvata a Lecce dall’assemblea nazionale dell’ANCI, è un importante documento che aiuta Comuni e mondo universitario a lavorare insieme per un unico obiettivo: utilizzare  al meglio la formazione dei giovani per  contribuire allo sviluppo del territorio.

Tutti noi viviamo oggi in una realtà sottoposta a continue e frenetiche trasformazioni. I cambiamenti nel modo di produrre e di consumare, nel modo di comunicare, nella sfera della tecnologia e della scienza, nei modelli di comportamento e nei processi educativi, hanno assunto ormai una dimensione mondiale. Essere competitivi è diventata una priorità assoluta, ed è intorno a questa esigenza di modernizzazione della nostra economia, della nostra burocrazia e delle nostre istituzioni, che si gioca il futuro dell’Italia. La qualità della formazione e dell’istruzione delle giovani generazioni assume, in questo quadro di riferimento, un valore strategico e fondamentale.

I modelli di trasmissione del sapere ed una efficace organizzazione della ricerca, costituiscono infatti uno dei principali fattori di competitività di un Paese. Lo sono ancora di più nell’attuale società, caratterizzata da una straordinaria diffusione delle conoscenze ed insieme da ritmi rapidissimi di obsolescenza delle tecnologie. Per produrre l’innovazione sostenibile e di avanguardia di cui la nostra società ha bisogno, l’Università non può essere solo luogo di formazione e di trasmissione del sapere. Deve divenire punto d’incontro fra culture, istituzione  aperta al dialogo e alla libera circolazione delle idee, al costante confronto tra diverse identità culturali.

Consentitemi ora di fare un breve riferimento alla realtà che mi onoro di rappresentare.
Quando nel 1980 il Parlamento varò il provvedimento legislativo sulla ricostruzione  che nel titolo quinto annoverava la nascita dell’Ateneo lucano, gli scenari che si presentavano dinanzi agli occhi di tutti erano contrassegnati da distruzioni, rovine, morti e soprattutto da stati di profonda frustrazione di fronte ai tragici e incontrollabili effetti dei ricorrenti sconvolgimenti sismici. Investire sulle risorse immateriali, far leva su quel prezioso giacimento che è l’intelligenza, considerare il patrimonio culturale come un potenziale vettore di sviluppo furono  certamente una grande scommessa e un atto di incrollabile fiducia.
Oggi lo scenario che abbiamo davanti agli occhi è notevolmente cambiato. L’Università, in questi anni, si è raccordata con il dinamismo degli Enti locali .Ma oggi, ancor di  più, ci occorrono moderne, valide e più che qualificate nuove leve di professionisti, preparati, fondamentali per favorire il nuovo progresso ed il nuovo sviluppo. Occorre più che mai una Università,  inserita nel tessuto sociale e culturale della Città, che sappia guardare anche al di là dei propri confini geografici.

Penso in particolare all’area del Mediterraneo, focolaio di tensioni, definito dagli strateghi “una struttura conflittuale”.
Considerate le difficoltà politico-economiche operanti oggi in questo mare, bisogna puntare sul “dialogo interculturale” cui finora si è dato poca importanza per la reciproca differenza ed  i pregiudizi, dialogo questo, per la prima volta, avviato dalla Conferenza euromediterranea di Barcellona del 1995, ma le cui grandi potenzialità non sono ancora state sfruttate. Si deve promuovere la reciproca conoscenza e comprensione tramite l’interculturalità: sviluppare i legami culturali e sociali esistenti tra le civiltà compresenti nel Mediterraneo e farle dialogare aldilà delle barriere etniche, culturali e religiose.

Per contribuire a realizzare questa cooperazione culturale, occorre promuovere iniziative di base come la mobilità di scambio di studenti e docenti nell’area mediterranea, la creazione di università, scuole di specializzazione e centri ricerca ad hoc, l’istituzione di cattedre transmediterranee di lingue, di economia, di politica, d’ecologia, d’etnostoria.
E l’Università di Basilicata, se vuole crescere ancora di più, deve necessariamente confrontarsi con queste realtà. [segue…]

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