Cerca

Incontro con Osvaldo Tagliavini

Le origini come punto di partenza per imparare a conoscerla…..
Sono nato il 19 ottobre del 1936 da genitori bolognesi che sono scesi a Vaglio per motivi di lavoro. Mia madre Ersilia trovò lavoro che ostetrica, la chiamavano “mammana” nel senso di madre di tutti. Mio padre Celso, che a Bologna lavorava in fabbrica, itraprese a Vaglio il mestiere di calzolaio. Frequentai le scuole elementari a Vaglio e il primo anno di scuola media al Principe di Piemonte a Potenza. A undici anni mi trasferirono in un collegio a Salerno, dove studiai fino a 22 anni prima in un istituto magistrale e poi nella facoltà di pedagogia.
La mia scelta non fu tanto indirizzata da una passione personale, ma più dalla necessità; pedagogia dava infatti accesso all’insegnamento di lettere e filosofia.Non amavo applicarmi a scuola tant’è che la poesia stessa mi era ostica, a causa delle metodologie di apprendimento dell’epoca che facevano vertere tutto intorno alla mnemonicità, si imparava tutto a memoria.
La mia passione per la poesia la scoprii relativamente tardi, grazie a due amici poeti che frequentavo: Bernardo Panella e Giannotta (quest’ultimo er procuratore generale della Repubblica); quando uscivamo insieme parlavamo sempre di poesia e poeti fino a quando mi chiesi “Perché no?”. Quando iniziai a scrivere Giannotta era molto severo nei miei confronti, mentre Panella era più fiducioso e mi spingeva sempre a fare meglio….
Dopo di ché iniziai a prenderci gusto e dopo quasi un anno portai le poesie più interessanti a Giannotta e questo leggendole mi disse: “Mi hai fregato il mestiere!”.
Eventi particolarmente tragici della mia  vita mi portarono ad una maturazione umana e letteraria; in modo particolare il terremoto del 1980, mi portò via persone molto care, e due infarti che mi svegliarono dal sogno di essere eternamente giovane.
 Le mie poesie iniziarono ad essere pubblicate quando andai ad una mostra di funghi e conobbi l’organizzatore, che è anche un  editore, che mi spinse verso la pubblicazione. Da allora iniziai a far parte anche di diverse associazioni, una delle quali fu: “Poeti fra la gente”.
Da diversi mesi non scrivo più perché mi sto dedicando completamente allo studio dei funghi, anche sei mi sono ripromesso che fra qualche mese pubblicherò piccoli libelli di poesie

Come mai argomento spesso ricorrente nei suoi versi è la caducità della vita?
La precarietà, spesso menzionata nelle mie poesie, è presente perché parte stessa della vita, mas non è il tema centrale; in “Mephitis” è presente di contro un inno alla vita e alle donne lucane.

Nella famiglia è il primo ad avere questa passione?
Praticamente sì, anche se da questo punto di vista avevo preso più da mio padre, che era più sognatore di mia madre, che come tutte le donne lucane era più con i piedi per terra.

Ha ricordi particolari della scuola o di qualche professore che l’ha aiutata nel suo percorso?
Della scuola non ho bei ricordi, in quanto ero un ragazzo che non amava applicarsi più di tanto, e fra i professori non trovai nessuno cui legarmi in modo particolare, anche perché cambiavano ogni anno, fatta eccezione per uno di scienze e lettere….

La critica La accomuna a Sinisgalli e Scotellaro, cosa sente Lei in comune con questi poeti?
No, solo le prime poesie, come tutti i poeti alle prime armi, prendono spunto dal Sinisgalli, soprattutto per quanto riguarda il linguaggio….I miei amici poeti mi consigliavano sempre di essere il più vago possibile nelle mie poesie, in modo da consentire al lettore una personale interpretazione, come ad esempio, con la riduzione al massimo degli aggettivi…Dopo un periodo di sperimentazione ho trovato “la Mia poesia”.

Quali scrittori riescono a trasmetterle più emozioni?
La mia preferenza va agli scrittori sudamericani come Marquèz, Neruda, Heminguey, per la loro umanità. Ogni poeta e scrittore ha un proprio ritmo…come Heminguey che impiega anni e anni della sua vita per scrivere il vecchio e il mare, ma nonostante questo è un’opera perfetta. Ancora Hikmet, poeta turco, conosciuto e apprezzato nel suo paese solo dopo la morte.

La poesia d’oggi rispetto quella di una volta di quanto è cambiata?
La poesia è sempre la stessa, è sempre uguale, o è poesia o non lo è…..

Di quanto la poesia può essere d’aiuto alla società di oggi?
La poesia è sempre importante, la poesia è un sogno, la società senza poesia è una società destinata a morire.

Se lei potesse tornare indietro cos’è che rifarebbe?
Niente, forse prenderei un altro indirizzo quello scientifico…soprattutto perché è più produttivo rispetto alla poesia, la quale ricalca solo un attimo di emozione.

Ci sono poesie che ha dovuto rivedere? Quando ha scritto “Uomo non ti ho dimenticato” a cosa si è ispirato?
Le poesie si rivedono sempre, eccezion fatta per i grandi geni…dopo tempo hai modo di rileggerle con l’occhio dell’estraneo, della novità, e così giudicarle in modo obiettivo. La poesia “Uomo non ti ho dimenticato” trae spunto dalla guerra a Sarajevo; è un inno contro la guerra.

Ha ricordi d’infanzia piacevoli e non?
La libertà. All’epoca si era poveri e i bambini giocavano per la strada con i sassi, i rami, i palloni fatti con la lana rubata dai materassi delle donne che si sposavano. Ricordo questa piena libertà con nostalgia, perché ad undici anni andai in collegio, una vera e propria prigione

Oltre la poesia e la micologia, di che cosa si occupa?
Sono giornalista e mi occupo anche di arte scrivendo recensioni sulla pittura.