L?origine della tradizionale sfilata dei Turchi che avviene annualmente in occasione della ricorrenza del santo patrono della città di Potenza, resta per molti versi ancora ignota. Recentemente gruppi di studiosi riunitisi in apposita commissione hanno contribuito a vagliare le fonti storiche e storiografiche riuscendo a porre in luce fatti ed avvenimenti la cui memoria si era persa da tempo.
Lungi da noi l?idea di dare un contributo esaustivo, cerchiamo di offrire un rapido sguardo sulle principali documentazioni a noi pervenute.
Lo storico Tonino Larocca anni fa ipotizzò che nel corso del medioevo, alcuni gruppi di saraceni risaliti lungo le rive del fiume Basento posero in assedio la città di Potenza. A scongiurare il pericolo contribuirono un valoroso drappello di difensori e l?apparizione di San Gerardo, patrono di Potenza, che terrorizzò i saraceni mettendoli in fuga. Per festeggiare l?avvenimento la cittadinanza decise di commemorare e ringraziare il santo nel giorno della vigilia della sua festa. Tuttavia, come è facile obiettare, si è ancora nel campo della leggenda e le teorie storiche poggiano più che altro sul mito e sulla suggestione popolare.
La difficoltà che lo studioso incontra nella ricostruzione seria e rigorosa dei fatti è la mancanza di testimonianze storiche. Infatti, il Rendina, autore di una ?Istoria della città di Potenza? pubblicata nel XVII secolo non fa alcuna menzione della manifestazione e neppure Emmanuele Viggiani nelle sue ?Memorie della città di Potenza? (1805) cita qualcosa che possa anche lentamente ricordare la sfilata come noi la conosciamo. Solo alla fine del XIX secolo, Raffaele Riviello la descrive sommariamente. Tuttavia l?interesse degli storici del tempo nel ricostruire le ragioni degli eventi è pressoché nullo; sussiste solo il resoconto folclorico di un evento ritenuto proprio di una cultura bassa e popolare.
Riviello, comunque, ritiene che l?evento sia la rievocazione della venuta di Ludovico di Francia di ritorno da una crociata nel 1148. L?ipotesi, anche se suggestiva, è improbabile perché gli eventi sono troppo distanti e non si vede la motivazione di una rievocazione così tardiva da parte di una popolazione tradizionalmente lontana da percorsi storici.
Un?altra ipotesi, anch?essa scarsamente probabile vorrebbe far risalire la festività all?arrivo via mare di San Gerardo dall?Africa e della festosa accoglienza a lui riservata da parte della popolazione potentina.
È stato a lungo ritenuto, inoltre, che la festività vada ricercata nella rievocazione di un trionfo militare riportato nel XVI secolo da Carlo Guevara, conte di Potenza, contro i Turchi. Anche questa tradizione, però, non è suffragata da nessun documento ufficiale ma solo da congetture.
Tuttavia è proprio intorno a questo periodo che si dovrebbe far risalire un evento, o meglio degli eventi le cui rievocazioni siano alla base della sfilata dei Turchi. Stiamo parlando ovviamente delle vittoriose battaglie, in realtà più mitizzate che reali (la storia ci insegna che i Turchi furono un nemico tutt?altro che facile da sconfiggere per l?Occidente cristiano), che lentamente portarono l?Europa a liberarsi del pericolo dei saraceni (1683).
Anche in questo caso, considerare le vittorie dei cristiani come il nocciolo storico per la fondazione della leggenda e della sua rappresentazione scenografica e ludica appare come un azzardo: nella Potenza del periodo tali fatti dovevano giungere solo come un?eco lontana. Ad ogni modo, non bisogna dimenticare che la città conosceva i Turchi in quanto giunti come bottino di guerra e le testimonianze di battesimi di Turchi effettuati nella chiesa dedicata al santo patrono non sono infrequenti.
L?unico documento storico che sembra ricollegarsi alla rievocazione descritta da Riviello è un fascicolo (citato dal compianto Tommaso Pedio) conservato nell?archivio di Stato del capoluogo. In tale opuscolo allegato agli atti del notaio Scafarelli inerenti gli anni 1578 ? 1580 leggiamo dei preparativi ufficiali approntati dai notabili della città per festeggiare l?ingresso del nuovo signore Alfonso della famiglia Guevara.
I festeggiamenti ci vengono descritti accompagnati da libagioni ma anche e soprattutto da pantomime e da giochi cavallereschi atti a rievocare e celebrare le gesta di Don Alfonso.
La pantomima era una tradizione di tutto il Medioevo cristiano ed era presente in quelle regioni in cui diffuso era il culto delle icone. Da qui, si potrebbe ipotizzare una sovrapposizione tra le imprese del signore e la pietà popolare che in qualche modo avrebbe generato nella considerazione popolare la graduale soppressione della figura del primo a vantaggio di quella del secondo.
Rimane, però, l?incognita rappresentata dal fatto che nessuno storico prima del Riviello abbia mai pensato di riportare una tradizione che avveniva ogni anno da chissà quanto tempo. Affermare che l?elemento popolare era considerato talmente poco dalla storiografia ufficiale da non essere meritevole anche della minima menzione per centinaia di anni è sicuramente inverosimile, considerando anche il fatto che negli archivi parrocchiali un evento correlato alla religiosità popolare come questo avrebbe sicuramente trovato spazio nelle cronache anche personali di qualche curato.
Gli interrogativi rimangono e forse anche per questo la sfilata dei Turchi mantiene intatto il suo fascino.