Nell’ambito della sezione del Bookmark “Future Visioni” (in svolgimento presso il Museo Provinciale) si è inserito l’appuntamento mattutino col professor Tamburrini, il quale ha proposto una pagina del suo dizionario personalizzato sul termine “arte”, scegliendone alcune definizioni considerate tradizionali e fornendone altre dedotte alla luce di proprie valutazioni. Il primo concetto messo in risalto è stato quello di arte come rivoluzione in quanto memoria: insieme alla ragione l’arte corrisponde ad una facoltà umana in grado di autocorreggersi, per trovare un modo di vivere in armonia.
In secondo luogo, l’opera d’arte è un’attività estetica, un reperto che il suo artefice riporta dai territori onirici, allo scopo di creare un collegamento con ciò che intende rappresentare.
Ma l’arte è anche paragonabile alla magia, all’operazione ancestrale mediante la quale gli sciamani raccolgono le forze ed energie per recuperare la vita; metaforicamente essa può essere assimilata ad una ciotola, adoperata per contenere e preservare un liquido prezioso e vitale come l’acqua, elemento fluido che altrimenti sfuggirebbe e andrebbe disperso. Insomma, grazie all’arte, utilizzabile come una sorta di protesi della mano umana, l’artista diventa pellegrino di se stesso e cerca di portare la sua esperienza agli altri suoi simili.
Ancora, l’arte è memoria di un equilibrio, di qualcosa cui ambire, è la proposta di benessere e armonicità tra psiche e corpo (tipica concezione rinascimentale); riesaminando le opere troviamo il segnale del portato della storicità umana.
L’arte si oppone al concetto di veggenza; “è un lungo ragionato disordine di tutti i sensi”, secondo la definizione del poeta maledetto Rimbaud, il cui messaggio pregnante corrsiponde ad un’alfabetizzazione spirituale.
L’arte appartiene alla categoria del “meme”, analogo culturale del gene, che ha portato il genere umano a ciò che rappresentiamo oggi, attraverso le varie tappe evolutive (della specie in termini di progresso scientifico, della coscienza in senso spirituale).
Il mito, oggetto scelto per le realizzazioni artistiche, può essere definito “matematica della fantasia”; l’arte è magnetismo noumenico (pertinente alla sfera cognitiva), necessario per governare il proprio destino, per acquisire padronanza di sé, per non soccombere di fronte agli eventi, dai quali occorre non lasciarsi sopraffare.
L’arte è anche conoscenza virtuale, pensiero che, mai dettato dal caso, genera forze in grado di agire sulla materia e plasmarla in maniera personalizzata.
L’allargamento alle nuove tecniche e tecnologie porterà ad una riunificazione dell’identità umana; l’arte segue l’evoluzione umana, infatti l’artista si colloca in una posizione interna/esterna rispetto alla realtà, quindi il fruitore della sua opera dovrà entrarvi in sintonia, se intende leggerla ed interpretarla, tentando di seguirne gli itinerari psicologici, pur partendo dall’osservazione dei segni esteriori tangibili. Un prodotto artistico necessita di tempi lunghi per esser ben compreso, è di consumo infinito e avrà sempre qualcos’altro da aggiungere, in base alla personale disposizione di tutti i giorni dell’esaminatore di turno.