L’Ente Nazionale Idrocarburi cedendo il suo 25% a TotalFina Elf nella concessione Gorgolgione, comprendente il giacimento di Tempra Rossa, lascia il posto di operatore unico agente nella nostra Regione.
L’accordo raggiunto da pochi giorni s’inquadra – come citano fonti vicine allo stesso Eni – in un “processo di razionalizzazione del portafolgio dell’Eni che mira ad un riposizionamento di valenza strategica sul piano internazionale e a un migliore bilanciamento economico-finanziario delle molteplici iniziative in corso“. Inoltre, si assicura che: “Continueremo a mantenere il nostro impegno nella Regione grazie alla partecipazione, come operatore, nelle concessioni della Val d’Agri“. Siamo pur sempre una ‘gallina’ dalle ‘uova d’oro’.
Dove si trova precisamente e perchè proprio Tempra Rossa?
Il giacimento in questione, ubicato nella Valle del Sauro, ha avuto un’esistenza movimentata fin dalla sua scoperta, nel lontano 1989, ma per vari motivi ha avuto uno sviluppo lentissimo ed inspiegabile, nonostante abbia riserve di 420 milioni di barili di greggio e di migliore qualità della Val d’Agri.
Ma procediamo con ordine:
-1989-La Tergemine di Parma scopre Tempra Rossa;
-1998-La Lasmo, prima compagnia ad operare nel giacimento, cede una quota del 23,35% ad Eni, Enterprise Oil, Fina e Mobil. L’affare sfiora i 60 milioni di euro;
-1999-Le compagnie in questione presentano un progetto per lo sviluppo del giacimento. Avviano procedure di impatto ambientale, che interessano due reti di raccordo: una che unisce i sette pozzi (cinque già realizzati, uno in verifica di perforazione e uno esplorativo); l’altra rappresenta il collegamento all’Oleodotto Viggiano-Taranto;
-2000-L’Eni acquisisce la Lasmo;
-2005-Data prevista per l’entrata in produzione del giacimento.
Oggi, sono in corso trattative tra l’Eni e la Regione per il piano di sviluppo di Tempra Rossa. La Regione vuole che “si replichi la struttura dell’accordo per il giacimento della Val d’Agri, che prevede interventi di monitoraggio, ripristino ambientale, sviluppo economico“. Dal canto loro, le compagnie petrolifere, vere protagoniste di enormi interessi hanno chiesto “un negoziato su premesse opposte, che tenga conto della diversa struttura del giacimento e della qualità del greggio contenuto“.
Per l’ennesima volta, siamo di fronte ad una scelta, forse ad un compromesso, che, seppur implicito, potrebbe influire sulle dinamiche economico-sociali della nostra Regione. Ancora incertezze sulle sorti ambientali.