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Dossier Petrolio: Il Sindaco di Viggiano tra domande e risposte

Ancora nessuna decisione sulla sede della “Fondazione E.Mattei”.

Il silenzio della Regione Basilicata alimenta la polemica ed acuisce le contrapposizioni dei sindaci della Val d’Agri. Quella che poteva e doveva essere un’ulteriore occasione per una pacata e serena discussione sulle opportunità da offrire alle popolazioni si è trasformata in una “lotta di campanile” con motivazioni, il più delle volte, riconducibili alla mera spartizione politica. Riporto qui di seguito la lettera del Sindaco di Viggiano a Nino Grasso, giornalista de “La nuova Basilicata” e quella di Vito Mazzilli, responsabile del settore Territorio WWF Basilicata.

Lettera del Sindaco di Viggiano, Prinzi, al giornalista Nino Grasso de “La Nuova Basilicata”

Ho letto con grande interesse il tuo articolo “acqua e petrolio sfide mancate” di domenica 17/02/2002 e condivido le preoccupazioni espresse in relazione ai problemi dell’acqua e del petrolio e soprattutto l’affermazione che “purtroppo, le logiche di partito prevalgono ancora su quelle istituzionali” e quindi si fa fatica a prendere decisioni da parte del Governo regionale, mentre le situazioni talvolta si   incancreniscono.   
Sarebbe stato, infatti, quasi naturale, una volta presa la saggia e opportuna decisione di destinarla in Val d’Agri, di assegnare la sede della Fondazione Enrico Mattei a Viggiano, sulla base di criteri oggettivi: Viggiano paese simbolo del petrolio, core-business dell’attività estrattiva, territorio che concorre per il 70% alla produzione degli idrocarburi, che paga il prezzo più alto di tutti i Comuni dell’area messi insieme e che dà il contributo maggiore all’ottenimento proprio di quei benefici previsti  dagli accordi, di cui fruisce giustamente l’intero comprensorio, Viggiano “laboratorio” della difficile sfida dello sviluppo sostenibile e “frontiera” della convivenza petrolio-parco.
E sono convinto che i Sindaci dei Comuni vicini, dopo avere mugugnato, avrebbero alla fine compreso e accettato, in una prospettiva di serena ed equa concertazione per tutte le altre opportunità offerte dal pacchetto petrolio, di cui la Fondazione Mattei è solo una piccola parte.
Invece  non si assume alcuna decisione, perché, come hai ben rilevato, non si ha il coraggio di dire no ad altri Comuni, di far prevalere le ragioni dell’obiettività della compensazione e della giustizia su logiche  ispirate ad equilibrismi politico-elettorali che non hanno nulla a che vedere con esse.
Non si tratta, quindi, di un “tira e molla patetico“, come hai voluto definirlo, tra Comune di Viggiano e Governo regionale, ma di una rivendicazione giusta e ragionevole, di una questione emblematica, che riguarda  più complessivamente il tema delle contropartite allo sfruttamento del petrolio in Val d’Agri.
Fin dalla stipula degli accordi tutti noi amministratori eravamo consapevoli che l’attività estrattiva avrebbe direttamente dato pochissimi posti di lavoro e che avremmo potuto contare cautamente sull’indotto e più fiduciosamente su ricadute derivanti dall’attuazione dell’intesa di programma ENI-Regione; però quegli impegni  non vengono ancora attuati, soprattutto nelle parti riferite alla creazione di uno sviluppo autopropulsivo (energia a basso costo), integrato, concertato ed innovativo. E sembra, oggi, di vivere l’esperienza del petrolio come quella del ” già visto “… come per l’acqua! Eppure ci sono tutte le premesse per non considerare la sfida del petrolio come mancata,  il treno delle opportunità del petrolio come già passato. Ma non ci resta molto tempo, se non vogliamo che una mal risolta ” questione petrolio ” diventi un boomerang per noi amministratori e una definitiva fonte di delusione e di disperazione per le nostre popolazioni e i nostri giovani, stanchi di aspettare.

Bisogna fare subito, ma che cosa? 

1) Anzitutto rassicurare le popolazioni sugli effetti delle attività petrolifere sull’ambiente e sulla salute, realizzando un efficiente sistema di monitoraggio  e istituendo l’Osservatorio Ambientale, previsto a chiare lettere nell’accordo. A ciò si aggiunga un Piano di sicurezza  per le popolazioni rispetto al rischio, mai come in questo momento particolarmente importante;

2) Utilizzare subito le royalties dello Stato e della Regione, approvando quel piano di destinazione delle risorse di cui si è discusso più volte tra Regione e Amministrazioni dell’area del petrolio e da troppo tempo sul tavolo di qualche Assessore regionale, in attesa di essere portato all’approvazione della Giunta o del Consiglio Regionale;

3) Rivendicare dal Governo il rispetto dell’accordo per la realizzazione delle infrastrutture necessarie alla nostra realtà per uscire dall’isolamento, come la Brienza – Tito, la Saurina, l’Aviosuperficie di Grumento Nova;

4) Istituire rapidamente la SER ( società energetica regionale ), per pianificare insieme all’ENI il migliore e più conveniente uso possibile delle risorse energetiche a fini produttivi e a vantaggio delle popolazioni ( es. metanizzazione e forme di risparmio energetico );

5) Istituire la Società per la promozione dello sviluppo per reperire collaborazioni e incentivare il mondo produttivo a creare opportunità di lavoro, richiamando investimenti anche extraregionali. Occorre creare un migliaio di posti di lavoro nell’area del petrolio, per impedire che i giovani continuino a emigrare;

6) Istituire la Fondazione Mattei con sede nell’area delle attività estrattive,e nel “cuore ” di esse, che è Viggiano, non solo per una presenza culturale di prestigio e di integrazione dell’ENI con il territorio, ma soprattutto per offrire ai nostri giovani un’occasione di formazione o di perfezionamento negli studi e per puntare su processi innovativi di crescita culturale, economica ed innovativa;

7) Costituire un gruppo Regione-Amministrazioni locali interessate, per verificare periodicamente lo stato di attuazione degli accordi di programma.

Bisogna fare presto, e parlo da amministratore, senza perdersi nei labirinti della politica (o dei politici ?); fare presto è un obbligo morale, prima ancora che politico, per tutti coloro, compreso me, che hanno la responsabilità, ai vari livelli istituzionali, di decidere, poiché tra un anno sarà già troppo tardi e agli amministratori del comprensorio della Val d’Agri, non si dica che, dopo avere fatto in passato un bel…buco nell’acqua, per le note vicende cui tu hai fatto riferimento, hanno prodotto solo un bel tonfo nel petrolio, ossia tanto rumore…per nulla! (Viggiano,23/02/2002)

Lettera aperta di Vito Mazzilli al sindaco di Viggiano sulla spinosa questione del petrolio e delle mancate realizzazioni: come un sasso diventa macigno. “Viggiano un tempo faceva pensare alla Madonna, oggi invece la gente ‘arriccia’ il naso”.

Dalle pagine della Nuova Basilicata del 17 febbraio scorso lei vuol far credere ai cittadini della Basilicata che ha iniziato un braccio di ferro con l’ENI e con i poteri regionali, negando l’autorizzazione per l’apertura di nuovi pozzi petroliferi nel suo territorio. Lo fa utilizzando il “teatrino” che le hanno costruito durante tutti questi anni in cui ella consapevolmente interpreta il ruolo di “sindaco del petrolio”, sapendo bene, quando lo desidera di avere i riflettori accesi dei mass media non solo locali.
Pensi bene di approfittarne finchè l’Eni avrà bisogno di lei e fintanto che la comunità del suo comune e della Val d’Agri continueranno a crederle .
In cambio questa volta ella chiede “il piatto di lenticchie” (o di fagioli se meglio crede) secondo la logica “meglio l’uovo oggi che la gallina domani”.
Lo fa chiedendo per Viggiano la sede della Fondazione Mattei iscritta nell’accordo di programma sul petrolio.
Nelle sue intenzioni scrive nella sua nota “mi auguro di aver gettato un sasso nelle acque troppo spesso stagnanti della questione petrolio, accendendo nuovamente i riflettori sulle sue dichiarazioni mi consentirà che questa volta non si tratta del solito sasso. Le sue dichiarazioni e soprattutto il suo comportamento rappresentano un “macigno”. Ella non si è accorto di essersi clamorosamente smentito affermando “cose vere” dopo tanti anni di posizioni e decisioni a favore del petrolio e dopo aver negato sempre che tali iniziative  producevano scarse ricadute occupazionali e danni ambientali tanto da guadagnarsi sul campo (petrolifero) non a caso il titolo di “sindaco del petrolio”.

Ella afferma nel succitato articolo (tutto virgolettato) la mancata realizzazione di un efficiente sistema di sicurezza e di tutela ambientale – l’unica vera occupazione quella degli autotrasportatori, con circa cento addetti, è venuta meno dopo la realizzazione dell’oleodotto Viggiano-Taranto quando finalmente si potrà creare una sufficiente quantità di posti di lavoro veramente stabili?
“L’impatto immediato e violento delle attività estrattive sul suo territorio inclusa la puzza (vera!); i danni subiti nei settori produttivi e nell’ambiente. è cambiata si pensi la stessa immagine di Viggiano:fino a qualche tempo fa parlando di Viggiano si richiamava alla mente la Madonna nera e il volto degli interlocutori si illuminava; oggi, al contrario quando si dice Viggiano si dice petrolio e la gente arriccia il naso.
Invito la giunta regionale, i consiglieri regionali, i sindaci dell’area, i parlamentari lucani, i responsabili delle forze politiche e delle organizzazioni sindacali a trascorrere solo qualche ora in prossimità del centro olio, nella zona industriale e a visitare il suo territorio, ferito e sventrato dappertutto anche in zone antropizzate, di pregio agricolo ed ambientale che una volta costituivano il richiamo turistico di questo paese, sempre definito “a forte vocazione agricola e turistica” da tutti i piani di sviluppo regionali…”
certo qualcosa incomincia a sgretolarsi nel suo “teatrino” e vuole sapere perché? Perché la verità che anche lei oggi ammette è come un “macigno”(altro che sasso).

Dov’era quando venivano autorizzate le postazioni petrolifere, il centro olio con annessi e connessi con l’impatto immediato e violento delle attività estrattive , inclusa quella che lei chiama “puzza” ma che qualsiasi chimico invece chiamerebbe con le giuste formule, responsabili in tante altre località di cancri, malattie ed invalidità permanenti anche genetiche?

Lei oggi invita la giunta regionale, i consiglieri regionali, i sidaci dell’area, i parlamentari lucani, i responsabili delle forze politiche e delle organizzazioni sindacali a trascorrere solo qualche ora in prossimità del centro olio, nella zona industriale e a visitare il suo territorio, ma dimentica di invitare molti dei suoi “amministrati” molti inconsapevoli dei rischi con la presunzione che gli stessi possano continuare a respirare quell’aria come un sacrificio da compiere per loro e per le future generazioni.
Ammette “sempre oggi”  che Viggiano (sono le sue parole) ha dovuto, addirittura, responsabilmente rinunciare ad inserire nel parco nazionale della Val d’Agri la quasi totalità del suo territorio, aggredito dalle attività estrattive: il centro olio, ben diciotto pozzi.

È consapevole che grazie anche a lei per molto tempo si è ritardato il parco per consentire invece le attività petrolifere?

Non so chi le deve essere grato e perché dal momento che ella è tra i responsabili della devastazione del territorio della Val d’Agri (non certo il solo). Provi a chiedere ai sindaci del Vallo di Diano come ella viene appellato. Gli stessi sindaci (di tutti i colori politici )che hanno invece detto chiaramente “no” alle cose a cui invece ella ha detto “sì”.
Parlano in proposito gli atti amministrativi del suo comune e della Regione Basilicata e soprattutto parlano i fatti (gli stessi che oggi lei elenca). Avrà il coraggio di chiedere dopo queste dichiarazioni, l’inclusione del suo territorio nel parco della Val d’Agri?

Invece di pensare ai rimedi, si preoccupa solo di alzare da politico “la posta in gioco”e lo fa con la richiesta della Fondazione Mattei che al massimo occuperà (e questo lei lo sa) qualche decina di computer in una stanza disadorna ed un guardiano. Quando il teatrino che le hanno montato addosso verrà smontato ed ella vedrà spegnersi i riflettori oggi puntati su di lei, vedrà che fra “fumo e arrosto”, tra “questo fumo” e “questo arrosto” non c’è poi tanta differenza.