Mercoledì 13 marzo 2002, Raffaele Ciriello, 42 anni, è stato ucciso a Ramallah da sei colpi di un tank israeliano. Il fotoreporter italiano, freelance e collaboratore del “Corriere della Sera“, è il primo giornalista straniero caduto nell’Intifada.
Al dolore della sua famiglia, dei suoi colleghi, dei sui più cari amici, uniamo calorosamente quello di tutta la Redazione di LucaniaNet.it.
Lo vogliamo ricordare con le parole di Michele Farina, giornalista del “Corriere della Sera”.
“La foto di cui andava più fiero sta sul cruscotto del suo scooter. Raffigurava Ahmad Shah Massud. Era orgoglioso che quell’immagine fosse diventata il ritratto ufficiale del capo mujaheddin: appeso sui muri di un’ambasciata a Parigi, appiccicato sulle auto di Kabul, scaricato da Internet. Raffaele era orgoglioso del suo sito Internet, www.ciriello.com. L’aveva intitolato “Postcards from hell”, cartoline dall’inferno. Era la sua passione. Per questo è partito per il Medio Oriente, perchè la seconda Intifada era “una lacuna del sito” che voleva colmare. Oggni seras teneva un diario. Appuntava tutto su un computerino palmare. Era appassionato di tecnologia Raffaele Ciriello, nato a Venosa, provincia di Potenza nel 1959, trasferitosi a Milano con la famiglia all’età di due anni. Era un gran pignolo. Passava ore a scannerizzare foto e articoli nella casa in Porta Romana dove viveva con la moglie Paola e la figlia Carolina di un anno. Una casa studio: Raffaele era freelance. Cominciò a fare il fotografo nei primi anni Novanta, lavorando per la rivista “Motociclismo”. Nel 1991 copre la Parigi-Dakar. Nasce l’amore per l’Africa. Dai rally nel deserto alle missioni in prima linea. E’ in Somalia nel 1993: lo hanno visto abbandonare la sua macchina fotografica per cucire feriti. Perchè Raffaele era medico. Chirurgo plastico. Professione che non ha mai abbandonato ma di cui non parlava mai”…”Per dieci anni ci ha mandato cartoline da inferni lontani: Sierra Leone, Ruanda, Balcani, Cecenia, Afghanistan. Nel 1998 in Kosovo finisce sotto tiro dei serbi. E’ notte, fugge sui monti. Per dieci giorni è dato per disperso. L’ Afghanistan era la sua storia preferita, C’ era stato con Maria Grazia Cutuli, l’inviata del “Corriere della Sera” uccisa, che chiamava “l’amica più dolce”…”Dopo l’11 settembre fu il primo a filmare una bomba a guida laser, sul fronte sopra Kabul, e a vendere il servizio a una tv americana. Lavora con la telecamerina digitale, la stessa che aveva nelle mani quando è stato ucciso, quella con cui arricchiva le cartoline Internet. Ieri il sito di Raffaele era irraggiungibile. Per troppi contatti: lui ne sarebbe orgolgioso, ma soprattutto indispettito”.
Grazie Raffaele, nostro immortale obiettivo sul mondo ferito.