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Decreto Sblocca Centrali: la Regione Basilicata deve ricorrere alla Corte Costituzionale

La smania di delegificazione del Governo Berlusconi non incontra ostacoli o tentennamenti, e si produce nell’ennesimo tentativo di sottrarre alle procedure fissate con legge la realizzazione di opere che incidono pesantemente sulla vita dei cittadini.

Il decreto legge 7 febbraio 2002, n. 7 (conosciuto come Decreto Marzano) dichiara di pubblica utilità le opere per la costruzione e l’esercizio degli impianti di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW termici e le sottopone ad una autorizzazione unica rilasciata dal Ministero delle attività produttive che sostituisce ogni altra autorizzazione, concessione o atti di assenso.
Il ruolo delle Regioni e degli enti locali viene fortemente depotenziato, contrariamente a quanto previsto in precedenza dal DPR 58 del 1998, che ne richiedeva il parere di competenza.
Anche la Valutazione di Impatto Ambientale subisce un pratico colpo di spugna, giacché rimane assorbita nell’autorizzazione princiale del Ministero delle attività produttive.
L’efficacia delle procedure finora utilizzate (giacché tutte previste da espresse norme di legge) rimane sospesa fino al 31 dicembre 2003.

Il decreto legge avrà effetto per cinque impianti da costruire sul territorio lucano: si tratta delle centrali previste a Tito, Melfi, Viggiano, Matera e Salandra. Se tutti tali impianti fossero realizzati, il bilancio energetico della Regione aumenterebbe di circa 2.000 MW elettrici, mentre il fabbisogno regionale è stato stimato, con il Piano Energetico di recente approvazione, in soli 300 MW. Tale dato è peraltro deformato, giacché nella stima non si tiene conto dell’apporto notevolissimo derivante dalle estrazioni petrolifere.
 La Regione Basilicata non può accettare un attacco al suo territorio di simili dimensioni.

Occorre reagire con fermezza al tentativo del Governo Berlusconi di sottrarre ai procedimenti legittimi degli enti territoriali la decisione sulla realizzazione di opere di così notevole impatto ambientale e socio – economico. 

Il Decreto Marzano interviene in una materia (quella dell’energia) che l’art. 117 della Costituzione assegna alla competenza concorrente delle Regioni. Su di essa lo Stato centrale deve limitarsi a dettare esclusivamente i principi generali.

E’ compito delle Regioni, in base alla modifica della Costituzione in senso federalista, decidere in materia di produzione di energia. Appare perciò inconfutabile il sospetto di illegittimià costituzionale del decreto “sblocca centrali”. Anche l’aspetto relativo alla necessità ed urgenza della decretazione d’urgenza è discutibile, giacché è tutto da verificare che per sopperire ai presunti deficit di produttività energetica si debbano costruire centinaia di centrali.

La Conferenza Stato – Regione ha già registrato sul punto il dissenso delle rappresentanze regionali. La Regione Basilicata ha già deciso di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale alcune norme contenute nella Legge Finanziaria, perché in contrasto con il nuovo modello federalista ed espressione di una perdurante “posizione di tutela” che il Governo intende affermare sulle nuove competenze decentrate. E’ necessario che anche per il Decreto Marzano la Regione deliberi di ricorrere al giudizio di legittimità costituzionale, che incide su materie assegnate al potere legislativo locale con norme che praticamente lo espropriano.

Chiediamo in tal senso una presa di posizione netta ed immediata. Essa avrà non solo il senso di affermare il ruolo legislativo fondamentale riconosciuto alla Regione dalla Costituzione ed oggetto di un attacco inaccettabile, ma dovrà difendere da un lato il principio di partecipazione delle comunità locali alla formazione delle decisioni che hanno ricadute sulle popolazioni interessate e dall’altro la linea “alternativa” intrapresa dalla Regione Basilicata con atti di programmazione fondamentali in materia di politica energetica, attraverso i quali sono stati assunti impegni precisi sulla tutela ambientale e sull’impatto socio – economico delle opere previste.