La terra che non vuoi. Quella mutata in ogni sua pura essenza. Un piccolo fiore e un profumo campestre, già simboli di un vivere incontaminato, che silenziosamente sanno salutarci nel frastuono incombente. L’acqua che non sai più bere, inquinata dallo “scalpitio” continuo ed insistente. Tutto cambia. Ogni aspetto, solido e concreto, china la testa a nuove immagini imposte dal tempo che scorre e corre, per forza.
Un bacino in mare della profondità media di cinque metri, con la costruzione di due moli lunghi circa quattrocentocinquanta metri ciascuno.
E’ questo il progetto pensato dalla Modimar Srl e dalla Nettis Resort Srl in collaborazione con i vertici regionali.
Un vero e proprio sbarramento in mare sulla sponda destra del fiume Basento, in territorio pisticcese, che potrebbe drasticamente e drammaticamente il fragile tessuto geo-morfologico dell’area.
“Una possibile catastrofe” – come la definiscono l’Amministrazione Comunale di Bernalda, la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) e alcune Associazioni Ambientaliste attive sul territorio.
Tutti parlano di repentina ricaduta turistica del Metapontino, di un rischio immersione nell’intero Lido e di un progressivo aggravamento del fenomeno erosivo costiero, che da più di sessant’anni interessa lo Jonio lucano.
Le forze in campo, schieratesi contro, invocano adeguati accertamenti del caso a 360° e chiedono a gran voce l’approvazione di un “piano coste” efficiente, al fine di rendere compatibile la struttura portuale con le relative esigenze ambientali.
Innovazione-Conservazione? AbusoTecnologico-Ambiente? Compatibilità-Non Compatibilità? Interrogativi, dubbi, contrapposizioni. Dunque, non è soltanto la questione petrolio a scomodare gli illustri binomi presi in esame. Ogni angolo verde della Basilicata è in pericolo, o può esserlo a breve, visti i “buoni propositi”.
Che ben venga l’adeguata valorizzazione del ricco sottosuolo o piani d’orientamento turistico, ma è arrivato il momento, a mio umile avviso, di considerare la natura per quella che è, e non più merce di scambio.
Come si potrebbe coscienziosamente parlare di sviluppo sostenibile se creiamo uno sviluppo basato sulla realizzazione illogica ed impensabile di porti turistici, trivellazioni, discariche-killer che andrebbero ad alterare i principali valori floro-faunistici e paesaggistici?
Nessuno deve dimenticare che lo sviluppo economico passa attraverso la difesa del territorio; che si è cocciutamente tentato di imporre l’applicazione di modelli di sviluppo utilizzati con successo altrove, ma inadatti alla realtà locale.
Risposte: illusioni, rinunce. E il lavoro?
La smania di perseguire questi obiettivi ha portato al sacrificio degli aspetti naturali e ambientalistici. Per qualcuno, “un prezzo da pagare neanche troppo oneroso”: bugie e falsità.