Pubblichiamo integralmente gli articoli dei giornalisti Vincenzo Fucci e Filippo Mele, rispettivamente pubblicati l’8 febbraio ed il 31 gennaio 2002 su “La Gazzetta del Mezzogiorno – Gazzetta di Basilicata”
Non solo Val D’Agri: in passato occhi puntati su altre zone – Quei pozzi fantasma nel Lagonegrese – La lunga storia delle trivellazioni
Petrolio lucano: ce n’è solo in Val D’Agri? Potrebbe darsi di no. Nel suo nome, a livello internazionale, se ne combinano tante, di ogni colore, guerre e guerriglie comprese. Non meraviglierebbe se si tenessero segreti gli esiti positivi delle trivellazioni, che sono state effettuate in periferia, chissà, forse per non turbare il mercato, per non fare abbassare il prezzo e via di questo passo. Anche l’economia di mercato è lastricata di azioni a dir poco stupefacenti. Sta di fatto che in Italia si parla da anni di scoperte di petrolio ora qua ed ora là. Ne parlava con certezza anche il prof. Paolo De Grazia, autore tra l’altro di un prestigioso, per l’epoca, almanacco regionale. Tra l’altro riferiva che un sacerdote, Don Vincenzo Fucci prima di recarsi negli USA, aveva effettuato numerosi rilevamenti sia pure senza grandi strumentazioni. Risultavano interessate le zone del Carnaro, al centro di un vasto bacino calabro-lucano esteso dal sud di San Paolo Albanese, sino a Terranova del Pollino, S. Giorgio Lucano, Noepoli, Senise, Francavilla sul Sinni, San Severino Lucano. Un campo petrolifero, in definitiva, esteso parecchie migliaia di ettari. Dai tempi del sacerdote prima e del De Grazia dopo, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia; è passata soprattutto un’epoca, alla quale dopo un conflitto mondiale ne è subentrata un’altra. Proprio questo secondo periodo ha visto effettuare, sul territorio della periferia, numerose trivellazioni. A Lagonegro come a Cersosimo, ma anche altrove, sono stati aperti dei pozzi e non si è mai saputo nulla del loro contenuto. Del pozzo di Lagonegro, ad esempio non c’è ormai più traccia, ma altrove, come a Cersosimo, a quanto pare e sino a qualche anno addietro, la zona del pozzo o dei pozzi era recintata e nessuno poteva avvicinarvisi. Così sarà avvenuto forse per altre zone. E’ mai possibile? Se risultati positivi ci sono stati come tutto induce a credere, perchè continuarli a mantenere top-segret? Chissà, forse nemmeno la REgione Basilicata è al corrente di quanto quelle zone nascondono delle loro potenzialità. E’ mai possibile? (Vincenzo Fucci)
SOS Lucania si è inventata Lucanella per bevute…al sapore di greggio – Un bicchier d’acqua al petrolio? – Si parla con ironia di perforazioni e sorgenti
Non manca di certo l’ironia ai dirigenti dell’Associazione SOS Lucania, attiva soprattutto in Val Camastra. Così stanno distribuendo in questi giorni l’acqua minerale “Lucanella”. Hanno cominciato dal Consiglio Regionale per poi passare ad ogni incontro dove si parla di ambiente. Ovviamente, sui tavoli delle presidenze, ben in evidenzia, ci sono le bottigliette di Lucanella. Sull’etichetta è raffigurata una trivella per l’estrazione di petrolio. Che significa? “Significa che Lucanella – risponde Alfonso Fragomeni – è il risultato dell’armoniosa miscela tra la purissima acqua che sgorga dal cuore dell’Appennino e il prezioso petrolio. L’Eni, infatti, fa le sue perforazioni sopra le sorgenti”. Quindi il petrolio viene annacquato?” “No – prosegue Fragomeni. E’ l’acqua che viene maggiormente mineralizzata. Ci risultano diversi incidenti con il petrolio che è andato a finire nelle falde idriche. Naturalmente, per chi estrae oro nero è tutto a posto. Così anche per la Regione Basilicata che, per bocca del Presidente della Giunta, ha sempre dichiarato l’esistenza del monitoraggio. A noi consta, invece, che nella Valle del Camastra, dove ci sono 410 milioni di barili di petrolio, non è stato fatto mai nessun controllo”. Ma qual’è l’obiettivo finale della distribuzione di Lucanella? “Far capire che esistono in Basilicata problemi grossi legati alla perforazione dei pozzi petroliferi. Problemi di inquinamento, legalità, informazione” – aggiunge Fragomeni. Ma si può bere? “Certo – conclude. – Non ha letto l’etichetta? Si tatta di un’acqua dal gusto forte e deciso che stimola la diuresi e la deiezione”. Prosit! (Filippo Mele)