Si tratta dell’Azienda T.& A. s.r.l. con sede a Trecchina, impegnata nella produzione tessile: da più di quattro mesi ormai il suo destino appare fosco ed incerto.
Inizialmente a seguito dei tragici fatti dell’11 Settembre, l’azianda comunicava alle 40 operaie impiegate al suo interno, l’improvvisa mancanza di commesse già in portafoglio, di cui gran parte proveniente dall’estero, attivando così un periodo di C.I.G.O. per 13 settimane.
Il 14 gennaio data di scadenza dell’impegno preso, da parte del Sig. Acquaviva Francesco Amministratore Unico, il Sig. Tedone Vincenzo Socio, e il Dott. Lombardi Roberto Consulente, con le sole operaie, non ha visto purtroppo la netta ripresa dell’attività ma una ripresa solo parziale e limitata.
La società dichiarava così, a fronte di una situazione di crisi complessiva di commesse ed ormai anche finanziaria, la decisione di cessazione dell’attività dell’unità produttiva di Trecchina.Le operaie dopo un lungo silenzio, messe in allerta dall’ormai prolungata precarietà di rapporti di fiducia venutisi a creare con l’azienda, decidono di rivolgersi alla Regione Basilicata sostenute dai sindacati, fra cui Michele Sperduto Segretario FILTEA-CGIL e Giacomo Reale per la UILTA.
Nell’incontro del 18 gennaio presso il Dip. AA.PP. e Politiche dell’Impresa presieduto dall’Assessore al ramo Dott. Rocco Vita, la società dichiarava di voler procedere alla ricerca di nuovi partners per il rilancio della stessa anche attraverso la vendita ad un nuovo soggetto imprenditoriale.
Veniva così,in quell’incontro, disposta l’attivazione della C.I.G.S. per crisi aziendale con cessazione dell’attività a partire dal 1° Febbraio 2002 e la continuazione dell’attività con un numero di dipendenti limitato fino all’ultimazione delle commese in corso.
Un’ultima battuta di questa storia, in verità molto simile ad altre già trattate nel nostro giornale quali ad es. Lucanacalzature, relativa al giorno 15 Febbraio narra la volontà del Socio Tedone di rilevare l’interaazienda con un impiego parziale di 25 unità lavorative dal 25 Febbraio, e la messa in Cassa integrazione straordinaria delle altre 15.
In questa nuova gestione, le operaie avrebbero l’ulteriore possibilità di riscuotere la cifra regressa con la maggiorazione mensile del 20% del loro stipendio, fino al totale saldo previsto complessivamente in 5 mesi.
Noi ovviamente ci auguriamo che questa intenzione sia duratura e non solo legata all’obbligo verso l’Ente finanziatore… Un’altra storia che contribuisce a rallentare la crescita economica della Valle del Noce; un altro film interpretato dalla nota “rapace imprenditoria” che continua a trovare approdo sul nostro territorio; un’altra storia che contribuisce a disvelare il profilo di un meridione forse troppo ammalato di un sudismo insicuro.
Cosa manca?
Forse, oltre ad una politica di sostegno più volte argomentata, il coraggio di potenziare le opportunità locali al fine di creare un’economia vera, fondata sulle idee nate e messe a frutto dalle stesse risorse umane presenti.
Manca il coraggio nelle intelligenze che emigrano, manca il coraggio anche in quelle che rimangono…