Ringraziamento agli Elettori del Circondario di Chiaromonte e Lagonegro


 

Un onorevole rifiuto per la sua terra. L’intellettuale lucano Giacomo Racioppi pur di non staccarsi dalla sua regione rinunziò alla elezione al primo Parlamento Italiano.

La seduta ufficiale del 17 marzo 1861 di Torino, durante la quale venne proclamato il Regno d’Italia, non lo vide tra i protagonisti. Racioppi, infatti, noto per la classica “Storia dei Popoli della Lucania e della Basilicata”, per difendere la sua gente scelse di rimanere a Potenza.

Il 29 gennaio del 1861, rinunciava al sua incarico e con la seguente lettera ringraziava tutti gli elettori del Circondario di Lagonegro: <<Dé voti che spontaneamente mi avete dato alla votazione del 27 corrente, io vi ringrazio nell’animo; perché dietro a questa testimonianza di fiducia di cui tanto mi onorate, mi deputate a mandamentario vostro a quel Parlamento Italiano, che prima annuncerà alle nazioni della terra: “Fate largo L’Italia è fatta”. I nostri figli ricorderanno con orgoglio questo primo Parlamento, che col senno civile e la tempranza dei propositi, colla maturità dei consigli, colla fermezza di vivida volontà, con la concordia degli animi costituirà l’Italia, soffiando nelle membra già aperte a raccolta di Lei , l’Unità della vita e l’energia della gioventù. I nostri figli diranno con orgoglio, di coloro che concorsero a tanta opera: “Egli fu eletto al Primo Parlamento Italiano: onore a lui!” E non pertanto io debbo declinare questo onore (…) Io mi stimo ineleggibile a cagion dell’ufficio che occupo. Serberò grata e lunga memoria di voi, Elettori del Circondario di Lagonegro, onde la prima volta mi venne tanta testimonianza d’onore. E ringraziandovi dè vostri voti, io vi prego vogliate raccoglierli in altro cui credo sia dato di degnamente rappresentare voi, liberi e italiani fatti, in Parlamento>>*

Giacomo Racioppi era quindi alla guida della sua terra in un momento difficile e delicato della storia del nostro mezzogiorno: dopo i plebisciti erano scoppiate rivolte e disordini in quasi tutti i comuni della regione, basti ricordare i fatti di Carbone, Fardella, San Severino e la violenta manifestazione di Cancellara. Ma già l’8 settembre del 1860 il governatore della regione Giacinto Albini, che nutriva per lui una stima profonda, lo aveva voluto come suo stretto collaboratore, nominandolo Segretario Generale. Una rapida scalata ai vertici del potere. Il 23 dicembre 1860 Racioppi rimase il numero uno della politica potentina; sostituiva prima il governatore assente Gemelli, poi il governatore Stampecchia, restando da solo al governo della regione fino al 28 aprile dell’anno successivo, quando venne nominato governatore della Basilicata il barone piemontese Giulio de Roland.

Fu proprio in quei mesi che Racioppi si espose a duri e insidiosi attacchi per la sua politica che tendeva a minimizzare i fatti di fronte allo svilupparsi del brigantaggio, nascondendo il malcontento popolare della sua gente verso il nuovo regime. Un atteggiamento ambiguo o forse semplicemente prudente?

Una risposta sicuramente difficile. Di certo da attento osservatore e descrittore del suo tempo -le sue ricerche costituiscono ancora oggi un punto di riferimento cruciale per la storiografia del Mezzogiorno- sicuramente l’illuminato e liberale di Moliterno evitava che una situazione già di disordini interni e di scontenti popolari, si aggravasse ulteriormente con l’intervento dell’esercito, nuovi lutti e spargimenti di sangue!
* La lettera – scritta di suo pugno e datata Potenza 29 gennaio 1961- è depositata presso il Museo Centrale di Storia del Risorgimento Italiano a Roma, busta 337/58273

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