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Dossier Petrolio: Acqua, petrolio e globuli bianchi

Non so se ci avete fatto caso, ma allorquando qualche scheggia impazzita non soggetta a disciplina di partito riesce a trovare un po’ di spazio nei mass media – magari quelli a diffusione nazionale – ed a porre qualche serio dubbio su qualcuna delle tante certezze cui siamo stati abituati per quanto riguarda l’estrazione petrolifera, ecco che scatta un meccanismo automatico, ineluttabile come il sorgere del sole: si attivano immediatamente i globuli bianchi dell’informazione televisiva, gli anticorpi a pagamento (nel senso che prendono uno stipendio) e, parallelamente e contemporaneamente, spunta sempre fuori “l’esperto”, “il tecnico”, che, manco a dirlo, è imparziale ed obiettivo ed è pronto a giurare su qualsiasi cosa sia utile e necessaria per “tranquillizzare”.

Sarà una coincidenza, ma il meccanismo, perfezionatosi dopo REPORT del 18 ottobre 2001, (programma televisivo che ha fatto andare in onda i vergognosi retroscena della questione petrolio in Basilicata ed i volti imbarazzati del presidente e di qualche assessore regionale, non avvezzi ad interviste che non siano addomesticate) si è puntualmente messo in moto in occasione della trasmissione Ambiente Italia del 29 dicembre scorso. Poiché questa trasmissione non è stata un gran successo per i tanti sostenitori del partito del petrolio, ecco che sono stati subito messi in circolo i globuli bianchi con lo scopo di dissipare dubbi e di sostituire un’immagine tranquillizzante dell’attività petrolifera sulla nostra regione a quella più preoccupante, soprattutto sotto il profilo ambientale, venuta fuori dalla trasmissione.

Abbiamo quindi assistito ad una serie di rasserenanti servizi sull’estrazione petrolifera e sull’accordo di programma. Abbiamo sentito ed appurato che, forse, qualche problema sull’attuazione dell’accordo di programma c’è ma è facilmente risolvibile. Abbiamo pure sentito che, sul piano dell’occupazione, la situazione non è poi così soddisfacente come inizialmente si era fatto credere alle popolazioni locali.
Abbiamo, inoltre, ascoltato allibiti le parole dell’ormai indiscusso leader dei black bloc della Val d’Agri, nonché sindaco di Viggiano, che, dopo una lunga ed onorata militanza nella schiera dei filopetrolieri, improvvisamente minaccia di bloccare tutto se il suo comune non ha quello che gli spetta. Insomma, dai servizi televisivi abbiamo appurato che se qualche piccolo problema c’è, sicuramente non riguarda l’ambiente: sull’ambiente possiamo stare più che sicuri e dormire sonni tranquilli.
Se poi troviamo qualche eminenza scientifica disposta a confermarlo, ancora meglio, com’è avvenuto il 29 gennaio scorso in una intervista del tg Basilicata alla Prof. Colella dell’Università di Basilicata.

Ad un comunicato del Wwf che stigmatizzava la genericità e la superficialità delle dichiarazioni della Prof. Colella, rispetto al rischio di inquinamento delle sorgenti vicine alle aree petrolifere, ha fatto seguito una durissima reazione della professoressa, a dimostrazione di quanto andiamo dicendo sull’uso spudoratamente partigiano dell’informazione pubblica in questa regione.

Della replica della Colella al comunicato del presidente del Wwf, sulla Nuova Basilicata del 5 febbraio, colpiscono due cose: la reazione dura, eccessiva, assolutamente sproporzionata, che dà all’osservatore l’impressione di un’acredine personale, e la presunzione della professoressa secondo la quale un suo starnuto va interpretato alla luce anche degli starnuti emessi nei raffreddori precedenti, poiché va da sè che della Colella, per comprenderne a fondo il pensiero, dobbiamo conoscere tutta la biografia, comprese le interviste al Tg Basilicata.

Cara Professoressa, provi a rivedere la sua intervista, quella del 29 gennaio (quella precedente, mi duole ammetterlo ma sono pronto a sopportarne tutte le conseguenze, non l’ho vista neppure io), si sforzi di avere, verso le opinioni degli altri, un approccio più umile e meno arrogante e si renderà conto che ad essere strumentalizzata è stata lei perché hanno inserito quella parte della sua intervista in un contesto tale da dare al servizio nel suo insieme il significato che tutti hanno percepito: l’ostentata sicurezza che tutte le acque delle aree interessate dall’attività petrolifera sono assolutamente pure. Sono sicuro che il suo pensiero sulla questione è ben più articolato e complesso, ma ciò che è “passato” in televisione è effettivamente generico e superficiale.

Se alle cose dette dalla Colella aggiungiamo quelle non dette da nessuno (per esempio, che nessun sistema di monitoraggio o di sicurezza esiste nella Val Camastra e Valle del Sauro, pur essendo aree interessate dall’attività estrattiva esattamente come la più rinomata Val d’Agri) dovremmo avere un quadro sufficientemente chiaro delle convergenze tra interessi economici, potere politico e linee editoriali.

La Prof. Colella, mi auguro in modo inconsapevole, è caduta in quel meccanismo di cui parlavamo all’inizio, controllato dai globuli bianchi. Tuttavia credo di poter tranquillizzare l’accademica perché, come tutti sanno, aggrediscono solo i corpi estranei.