“Statuto Dei Lavoratori” – Art.18 Legge n. 300 del 20 maggio 1970 – “Reintegrazione nel Posto di Lavoro” – “…Il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’ art.2 della legge predetta annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Il lavoratore ha diritto al risarcimento…”
Ebbene si, quello che è accaduto a Maratea è uno dei tanti risvolti negativi che la situazione lavorativa territoriale può offrire.
Due licenziamenti in tronco e a quanto pare senza alcuna valida motivazione. Ma andiamo con ordine. Tutto si svolge nell’ambito delle mense scolastiche per asili ed elementari dell’intero Comune di Maratea.
La ditta incaricata di organizzare la piena funzionalità del servizio, la “Società Cooperativa Ecologica” di Lagonegro assume quindici persone, assegnandole nelle varie strutture dell’area: Marina di Maratea, Fiumicello, Porto Scalo, Acquafredda e Massa di Maratea.
Ed è proprio da quest’ultima ‘contrada’ che nasce il “fastidioso disguido”, che ha portato al licenziamento di due delle tre ‘addette-mensa’, Bacchiglione Maria ed Intrieri Rosa. Quest’ultime erano state regolarmente assunte l’11 ottobre 2001, pur lavorando dal 9, con un contratto part-time a tempo determinato fino al 30 giugno 2002, che prevedeva:
“[…]La propria opera lavorativa sarà così settimanalmente suddivisa: dal lunedì al venerdì di ogni settimana per tutte le settimane per un totale di 2,5 ore giornaliere e 12,5 ore settimanali, e la relativa retribuzione sarà[…]riproporzionata per le ore lavorative”.
In realtà, le addette-mensa in questione svolgevano un servizio che le portava a lavorare in media dalle 4 alle 5 ore giornaliere.
I vertici della “Cooperativa Ecologica” erano ben informati sullo “straordinario” effettuato ogni giorno, ma al momento del pagamento hanno fatto recapitare alle “malcapitate” una busta paga di lire 358.000 per il primo mese e di lire 570.000 per il secondo, specificando la retribuzione di sole 2,5/3 ore e promettendo di pagare al più presto gli “straordinari” (in nero, forse!?). Invece, come da copione, i tempi di attesa hanno iniziato ad allungarsi a dismisura e delle rimanenze dovute nessuna traccia. Allorchè, le tre addette-mensa di Massa, seppur senza l’appoggio degli altri 12 dipendenti, hanno iniziato la “protesta”.
Per tre giorni consecutivi hanno deciso di ‘riempire’ soltanto le 2,5 ore concordate nel contratto, creando tutta una serie di disagi al funzionamento della mensa, all’igiene della struttura e al regolare svolgimento dei pasti. E così fu servito il disservizio.
A questo punto, è stato perso il controllo: sono intervenute le mamme dei bambini, solidali con la protesta, ma preoccupate che la situazione assumesse risvolti peggiori.
Sono stati chiamati i Carabinieri e l’Amministrazione, ma all’appello hanno risposto solo due operatori della Cooperativa, che non hanno aspettato più di tanto a minacciare i “rivoltosi”.
Le voci hanno cominciato a girare su un possibile licenziamento delle tre addette-mensa, dopo che una di loro, Intrieri Rosa, una settimana prima, aveva ricevuto una lettera di avvertimento per essersi “rifiutata di cucinare il pesce con le spine ai bambini”. Dalle voci allusive si è passato alle certezze: licenziate in tronco! Ma solo due, Rosa e Maria; la terza è stata risparmiata perchè pare non abbia preso parte alla manifestazione delle mamme.
“A causa della turbativa sul lavoro da lei provocata il giorno 25 gennaio 2002 è da considerarsi licenziata a partire dal suddetto giorno e la esoneriamo dal presentarsi sul luogo di lavoro dal giorno 28 gennaio 2002”. Questa è stata la sentenza.
Lunedì, la signora Intrieri si è presentata ugualmente sul posto di lavoro, consigliata dal Sindacato, ma i carabinieri non hanno esitato ad allontanarla.
Alla fine dei conti, l’Amministrazione di Maratea che ruolo ha avuto nella turbolenta vicenda? Dapprima, in un incontro con i dipendenti ha promesso di intervenire immediatamente, poi, è iniziato uno spiacevole scarica-barile sulle responsabilità tra Comune e Cooperativa. E’ la solita politica dell’indifferenza che ci ha abituato ad aver torto quando abbiamo ragione. Hanno assistito in silenzio al furto di un diritto legittimo cercando di confondere i fatti. Hanno fatto si che avvenisse un ingiusto licenziamento, negando la possibilità delle spiegazioni, mediazioni, rivendicazioni. Ci si sarebbe aspettati una posizione diversa dall’Amministrazione, che avrebbe dovuto tutelare un servizio nel suo territorio e ai danni dei suoi cittadini. Le due “licenziate” stanno pagando un prezzo troppo alto, forse, perchè incapaci di far finta di niente e seppellire le magagne!
Ma, si dichiarano agguerrite…e noi, ne vedremo delle belle.
Notizia del 30 gennaio 2002