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Oltre la guerra e la pace

Che cosa significa “guerra”?
Se si attinge dal vocabolario della lingua italiana si vedrà che la parola guerra significa: “Mischia, contesa. Lotta di popoli attuata mediante le forze armate, fra città, nazioni, stati”. Poi ci sono varie espressioni sintomatiche di come vengono adattati i termini e i significati alle circostanze: “Guerra giusta: in difesa del diritto; guerra buona: secondo gli usi militari, stabiliti nei tempi vicini a noi dalla convenzione dell’Aia e secondo il diritto delle genti; guerra ordinata: fatta con tutte le regole; guerra totale: che non rinuncia ad alcun mezzo, anche il più spietato, atto a deprimere e vincere il nemico e, quindi, coinvolge nell’offesa e nel rischio anche le popolazioni civili”. Queste definizioni già di per loro mettono paura e sgomento: una lotta di popoli è sicuramente qualcosa di sconvolgente. Presuppone, infatti, lo scontro di milioni contro altri milioni di uomini: quindi morte, disperazione, miseria. La condanna della guerra, già da questo punto di vista, non può essere che totale ed inopinabile. Ma andiamo avanti: l’espressione “guerra giusta” di per sé rappresenta un ossimoro, che in questi anni, coloro che cercano di confondere le acque, ci hanno propinato in continuazione: “missione di peacekeeping”, “guerra umanitaria” e adesso “azione di polizia internazionale”. Una guerra miete vittime da una parte e dall’altra e lo spargimento di sangue non può essere il presupposto della giustizia. Quale diritto, poi, si dovrebbe difendere attraverso una guerra, quando proprio la condizione di stato di guerra rappresenta la condizione assoluta di mancanza di qualsiasi forma di diritto? Le espressioni “guerra buona” e “guerra ordinata”, poi, fanno davvero sorridere! La guerra buona dovrebbe essere quella che rispetti gli usi militari e il diritto delle genti: ma quale guerra ha mai rispettato un codice di cavalleria o la vita umana? Ricorderete tutti come Hitler se ne infischio della “Carta di Ginevra” e invase il Belgio! Con guerra ordinata si vorrebbe sostenere che una guerra segue delle regole e le rispetti, quando prerogativa della guerra è proprio l’assenza di regole: la guerra è caos! Con il concetto di guerra totale sono, invece, totalmente d’accordo: la guerra è spietata, non rinuncia ad alcun mezzo, neanche a coinvolgere la parte civile indifesa. Ma la guerra è sempre “totale”, non esiste una guerra che non comprenda queste caratteristiche. Il rischio, tra l’altro, oggi, è che la guerra diventi realmente totale o meglio “globale”!…

Che cosa significa “pace”?
Il termine “pace” viene definito: “concordia e quiete”. Quanta serenità infondono queste due parole: concordia e quiete! Il loro suono è dolce, penetra delicatamente nella mente e placa le ansie, i timori. Una cosa è sicura. La pace possiamo solo immaginarla e forse non è possibile!… In un certo senso, probabilmente, l’uomo non è fatto per la pace; probabilmente siamo troppo complessi per accettare un concetto così semplice! Ma sono i termini derivanti da questa parola che a me interessa toccare: pacifismo, pacifista. Il pacifismo, recita sempre il vocabolario, è l’atteggiamento di chi ama la pace. È il movimento a favore dell’abolizione della guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. Il pacifista è il fautore, il sostenitore del pacifismo. Adesso, mi chiedo: come si può non essere pacifista? In questo momento bisogna domandarlo a tutto il mondo Occidentale, al nostro Governo e a quelle forze politiche che si barcamenano senza prendere posizioni chiare…