Dopo un’intera giornata di tensioni, ansie ed informazioni contraddittorie è arrivata la conferma ufficiale per bocca del Ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, e della Croce Rossa in territorio afghano.

L’ inviata de “Il Corriere della Sera”, Maria Grazia Cutuli è stata uccisa in un agguato talebano. L’accaduto ha avuto luogo tra Jalalabad e Kabul. Insieme alla giornalista italiana hanno perso la vita altri quattro giornalisti: il cronista spagnolo de “El Mundo”, Julio Fuentes, un operatore australiano ed un afghano che li accompagnava.

L’attacco rende ancora più pesante il bilancio dei cronisti morti per il dovere di raccontare la guerra. La scorsa settimana un bombardamento dei talebani contro le truppe dell’Alleanza del Nord colpiva anche tre inviati: i reporter di radio francesi Johanne Sutton e Pierre Billond e il free lance tedesco Volker Handloik, ed infine, Michel Peyrard di “Paris Match” e la cronista del londinese “Sunday Express”, Yvonne Ridley, furono rapiti e poi liberati alcune settimane più tardi. 

Quest’ ennesima incresciosa disgrazia dovrebbe far riflettere sulle condizioni di sicurezza garantite agli inviati in territori in lotta.

E’ giusto morire per questa guerra?

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