La bufera sui Parchi non si placa. Dopo il tentato commissariamento del Parco del Cilento è la volta del Parco Nazionale del Pollino. Cade dunque la mannaia del Ministro dell?Ambiente su un?altra delle aree protette del nostro paese. Proprio nei giorni scorsi il Ministro Mattioli ha azzerato gli organi dell?Ente Parco Nazionale del Pollino destituendone il presidente Mauro Tripepi a pochi mesi dalla scadenza del mandato. La motivazione dell?atto ministeriale? Ritardi e lentezza nella capacità di spesa e di gestione dell?Ente. Un provvedimento inaspettato che ha immediatamente suscitato una serie di polemiche e prese di posizione contro il commissariamento, da parte di cittadini, enti ed associazioni ambientaliste.
La Federazione Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali in un comunicato del 8 novembre 2001 si dice pronta ad assumere tutte le iniziative volte a contrastare la decisone disposta dal Ministro. “La lentezza della spesa, un limite che purtroppo caratterizza tante pubbliche amministrazioni italiane, tra le quali lo stesso Ministero dell’Ambiente, non si supera con i “commissari politici” ma solo favorendo il funzionamento pieno del circuito e del rapporto cooperativo tra le istituzioni territoriali, contribuendo semmai, da parte del Ministero, a definire accordi, intese, e progetti comuni tra il Parco, le Regioni e gli Enti locali dell’area. (…) Pensare che un Commissario nominato da Roma, sciogliendo un organo collegiale rappresentativo anche delle istituzioni locali qual è il Consiglio Direttivo, risolva i problemi del Parco del Pollino è illusorio e quindi sbagliato.”
Non addolciscono i toni Grazia Francescato, Presidente dei Verdi, e Francesco Mezzatesta, Responsabile Conservazione natura e Aree protette dei Verdi che al momento del commissariamento hanno immediatamente dichiarato: “Per il Pollino, il parco più grande d?Italia, Matteoli prende a pretesto l?incapacità di spendere i finanziamenti a disposizione, ma non esprime rilievi sul merito di quelli spesi e su quello che è stato fatto in questi pochi anni, come ad esempio i progetti di conservazione della natura, la collaborazione con le Università italiane, il freno alla distruzione del territorio. Non solo, la scelta del Ministero non tiene conto affatto delle difficoltà nel gestire con venti persone (tanto è l?organico del parco) i 193.000 ettari estesi su due regioni quali la Calabria e la Basilicata”.
Il Parco, di recentissima istituzione, conta infatti 192.565 ettari ricadenti in 2 regioni, 3 provincie, 56 comuni, 9 comunità montane ed è facile che in relazione a ciò viva complessi problemi decisionali e gestionali.Mi chiedo dunque, in un momento di grave difficoltà del sistema dei Parchi Nazionali, potrà un commissariamento accelerare o garantire un processo decisionale di sviluppo democratico? Risolverà problemi o rischierà solamente di danneggiare le aree verdi e protette del nostro paese?