Continuano a rincorrersi, in questi giorni, le geremiadi spesso tardive ed ipocrite sulla questione dell’inceneritore Fenice di Melfi. Pare, a volte, di aver vissuto in altri tempi ed in altri luoghi, di fronte a dichiarazioni che sfiorano l’impudenza. Chi, difatti, può a cuor leggero sostenere che non fossero stati previsti in tutta la loro gravità i limiti della legge regionale 59/96 (che vieta l’importazione di rifiuti di produzione extra-regionale)?
Ciò fin dal mese di luglio del 2000, all’indomani cioè della oramai nota sentenza della Corte Costituzionale che aveva dichiarato la illegittimità dell’analoga legge della Regione Piemonte. Il tema fu sviscerato in riunioni tecniche ed in incontri politici, ancor prima del rilascio dell’autorizzazione definitiva allo smaltimento, e dalla discussione non rimase escluso nessuno, associazioni ambientaliste comprese.
Ed anzi, proprio per aver preso atto di quei limiti della legge regionale veniva suggerito di muoversi con la maggior cautela possibile, anche di fronte ai segnali già giunti di una certa “resistenza” di parte di Fenice ad accettare le funzioni di indirizzo del governo regionale. Fonti di stampa riferiscono oggi che il Presidente della Provincia sembra aver individuato il vero cuore del problema: Fenice è stata sempre trattata, in tutti gli atti ufficiali, come impianto di incenerimento destinato ai rifiuti prodotti dagli stabilmenti Fiat del Mezzogiorno.
Concordiamo con la posizione assunta da Santarsiero, se non altro per aver già sostenuto la sua medesima tesi all’indomani delle prime notizie sui carichi sequestrati alla stazione di Melfi. Richiamavamo anche l’attenzione sulla esistenza di due diversi manuali operativi e sulla genericità della autorizzazione sul tipo di rifiuti industriali da trattare. Siamo pertanto soddisfatti che, su tali questioni, il Presidente della Provincia condivida la nostra stessa impostazione.
E al comtenpo non possiamo non rilevare il silenzio degli ambienti politici e burocratici della Regione che, invece, su di esse continua ostinatamente a perdurare. Certo, si avverte un certo mutamento di clima: ed in questo senso non possiamo che apprezzare le dichiarazioni del capogruppo DS, Sabino Altobello. Ma a questo punto si impone il chiarimento definitivo: chi fra forze politiche, associazioni ambientaliste, organi istituzionali ed uffici tecnici sente di poter condividere la posizione assunta dal PRC di agire per la revoca immediata dell’autorizzazione a Fenice? Ora non è possibile più mantenere posizioni ambigue: si dica una volta per tutte se si vuole continuare a tenere posizioni subalterne di fronte allo strapotere delle grandi multinazionali o se alle lamentazioni di oggi si vogliono far seguire posizioni conseguenti. A cominciare dal tema della installazione in Regione di nuovi inceneritori e del proliferare di istanze per la nascita di nuovi impianti per la produzione di energia. E ci si esprima, finalmente, sul modello di federalismo che la Regione vuole sostenere anche su questi temi, primo fra tutti sul tempo dello smaltimento domestico dei rifiuti.
Potenza, 19 luglio 2001
Dino Collazzo
Capogruppo PRC – Reg. Basilicata